Dop e Igp italiane, in arrivo nuovi strumenti per la tutela

Il Consorzio del Parmigiano-Reggiano si schiera in prima linea nella difesa dei prodotti ad Indicazione Geografica da frodi, "piraterie" e forme di imitazione che danneggiano gravemente produttori onesti, consumatori e interi territori.

Difesa delle Dop e Igp italiane – Dopo mesi di lavoro, l’Ente di tutela ha messo a punto una piattaforma che può contenere un’ampia casistica di riferimento finalizzata alla creazione di una vera e propria banca dati relativa a tutti i casi trattati negli anni dai Consorzi di tutela delle Dop e Igp in ambito internazionale, agevolandone così i compiti di difesa ed accrescendo l’efficacia e la rapidità di azioni di repressione grazie all’inserimento di procedure collaudate e studiate per ricorsi e denunce a carico di contraffattori. "Spesso – ha sottolineato il direttore del Consorzio del Parmigiano-Reggiano, Leo Bertozzi, nel corso del convegno "La salvaguardia dell’immagine e la tutela legale in campo nazionale comunitario ed internazionale delle Indicazioni Geografiche" – i nomi dei nostri prodotti sono usurpati e usati in modo scorretto, come del resto ben dimostra la lunga vertenza sul "parmesan". In un’ottica di collaborazione con gli altri prodotti tutelati – che rappresentano l’eccellenza alimentare italiana, e che proprio per questo sono oggetto di ogni sorta di imitazione – il nostro Consorzio, grazie al contributo del Mipaaf, ha voluto mettere il proprio significativo bagaglio di esperienza e conoscenza al servizio delle altre Indicazioni Geografiche per contrastare le usurpazioni e le situazioni di concorrenza sleale".

Nuovi strumenti – "Il progetto – ha spiegato Giorgio Capovani, responsabile dei Servizi istituzionali del Consorzio del Parmigiano-Reggiano – propone la realizzazione di strumenti operativi comuni, realizzando innanzitutto una rete di informazioni accessibile ed utilizzabile da tutti i Consorzi, che potranno contestualmente contribuire ad implementarla. Di particolare rilievo, in questo senso, proprio la creazione di una banca dati (cui potranno accedere tutti i soggetti interessati e autorizzati dal Ministero) in cui continueranno ad affluire tutti i casi di scorretto uso delle Indicazioni geografiche, censiti e analizzati sulla base di una specifica scheda che già abbiamo approntato e che potrà servire ad orientare le diverse azioni di tutela sulla base della tipologia di illecito e degli esiti prodotti dalle azioni avviate caso per caso".

Obiettivi del progetto – "Gli obiettivi del progetto finanziato dal Ministero – ha sottolineato al proposito il direttore Leo Bertozzi – sono infatti quelli di valorizzare le indicazioni geografiche a livello internazionale, contrastando le imitazioni e la concorrenza scorretta che viene messa in atto da imprese inserite nel commercio mondiale. Per questo è indispensabile proprio la massima collaborazione tra i consorzi di tutela e l’assegnazione di una specifica priorità alle informazioni di carattere legale utili alla protezione delle Indicazioni Geografiche e dei marchi". Nel corso del convegno di presentazione, Paolo Veronesi, legale della Società Italiana Brevetti ha presentato le modalità per depositare i marchi secondo le tipologie consentite nei vari Paesi per la maggior tutela dei prodotti a indicazione geografica (Dop e Igp) nonché le azioni necessarie affinché i marchi depositati siano difesi da imitazioni e usurpazioni.

La posizione dell’Ue – Casi in tal senso emblematici sono stati presentati dall’Giorgio Bocedi,studio GB Avvocati di Reggio Emilia, partendo dall’esperienza vissuta dal Parmigiano-Reggiano e mettendo l’accento sulle varie azioni e le diverse procedure da seguire per muoversi a livello legale sia in ambito Ue che sui mercati extracomunitari. Un intervento con riferimenti molto chiari alla sentenza della Corte di Giustizia del Lussemburgo del febbraio scorso; un verdetto che da un lato ha ribadito indiscutibilmente che il termine "parmesan" in Europa deve essere utilizzato esclusivamente per designare il formaggio Parmigiano-Reggiano, ma dall’altro ha lasciato aperta la questione dell’intervento "d’ufficio" da parte degli Stati membri dell’Ue, legandolo, almeno per ora, alle iniziative assunte da singoli Stati come l’Italia con norme specifiche nelle varie legislazioni nazionali.

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