Blocchi in Sicilia, milioni di euro di danni all’agricoltura

Secondo i dati della Higher Educations Statistics Agency della UK, in numero di studenti immatricolati nei corsi accademici di Il fermo degli autotrasportatori e il blocco della circolazione hanno messo in ginocchio l’intera economia agricola della Sicilia, con danni al settore per milioni di euro. Per questo la Cia-Confederazione italiana agricoltori ha chiesto ai ministri degli Interni e delle Politiche agricole, al governatore della Sicilia e all’assessore regionale all’Agricoltura un immediato incontro e interventi urgenti per garantire il diritto al trasporto dei prodotti ortofrutticoli e del latte, ma anche per evitare pericolose contrapposizioni tra produttori e autotrasportatori.

Diritto alla protesta – La protesta degli autotrasportatori e di quanti si sono uniti alle loro iniziative, seppur comprensibile, non può essere condivisa -spiega la Cia- perché contribuisce a peggiorare le condizioni economiche di migliaia e migliaia di agricoltori, costretti a far marcire i prodotti nei campi e a buttare il latte dei propri allevamenti. La contestazione, purtroppo, ha già provocato danni ingenti al comparto e ai coltivatori vittime del fermo. Continuando così, le conseguenze negative non potranno che crescere in maniera esponenziale. La Cia riconosce il diritto alla protesta, ma allo stesso tempo non può riconoscere il diritto a danneggiare così profondamente gli agricoltori che, primi fra tutti, subiscono l’aumento dei listini dei carburanti. Un rialzo che grava pesantemente sulle voci di spesa delle imprese del settore, strette nella morsa dei costi produttivi e contributivi in continua ascesa e dei prezzi sul campo assolutamente non remunerativi.

Crisi settore – La Cia denuncia da tempo l’aggravarsi della crisi del tessuto produttivo siciliano, anche a causa del crollo della redditività delle produzioni agricole. La recente manovra del governo Monti ha ulteriormente esasperato la pressione fiscale sul già fragile sistema economico regionale, in particolare sul settore primario. L’assenza di interventi a sostegno della crescita e per lo sviluppo del Mezzogiorno, insieme alla sempre maggiore distanza della politica dai problemi reali delle famiglie e delle categorie produttive, sono la vera miccia che “accende” la rabbia e la disperazione che sono alla base di proteste come quella in Sicilia.

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