Prezzi sui campi in basso e gasolio in alto: aziende sempre più in crisi

I prezzi sui campi continuano a diminuire (meno 3 per cento nello scorso mese di marzo rispetto all’analogo periodo del 2011), mentre i costi produttivi pesano sempre sulle imprese agricole e ora rischiano di aggravarsi ulteriormente con le misure del governo Monti, a cominciare dall’Imu sui fabbricati e i terreni agricoli. A segnalarlo è la Cia-Confederazione italiana agricoltori la quale, sulla base dei dati elaborati dall’Ismea, rileva che le flessioni più accentuate delle quotazioni all’origine dei prodotti agricoli si hanno per l’olio d’oliva, i cereali, la frutta, gli ortaggi e il settore lattiero-caseario; mentre i rincari del gasolio agricolo hanno toccato nuovi record che stanno mettendo in seria difficoltà non solo le serre, ma anche tutte le altre aziende.

Comparti – Nel particolare, si registra – rileva la Cia – per l’olio d’oliva e per gli altri oli e grassi un crollo dei prezzi che supera il 21 per cento rispetto allo scorso anno. Analogo discorso per la frutta fresca e secca (meno 13 per cento), per i cereali (meno 12 per cento), per gli ortaggi (meno 2,5 per cento), per il latte e i derivati (meno 2 per cento). Più preoccupante, invece, appare -rimarca la Cia- lo scenario dei costi produttivi e degli oneri contribuitivi che aggravano sempre di più i bilanci aziendali. E ora la situazione può divenire ancora più pesante se non si metterà un freno alla rincorsa frenetica dei prezzi petroliferi. In questo contesto è sempre più indispensabile che il governo azzeri al più presto le accise sul gasolio agricolo in modo da permettere una riduzione degli oneri a carico delle imprese.

Crisi – Basta, comunque, vedere l’andamento dei prezzi dei mezzi correnti di produzione per comprendere -afferma la Cia – i problemi che sono costrette ad affrontare le aziende agricole. A febbraio scorso (ultimo dato disponibile), rispetto all’analogo periodo del 2011, si è avuto, infatti, un aumento di oltre il 9 per cento dei carburanti, del 5 per cento per i concimi, del 10 per cento per le assicurazioni e per gli allevamenti animali, del 2,5 per cento per le sementi. Ovviamente, questa situazione rischia di avere effetti negativi sui redditi e di annullare il trend positivo registrato nel corso del 2011 (più 11,4 per cento rispetto al 2010). Un positivo segnale di inversione di tendenza, anche se non è stato colmato il pesante crollo del 30 per cento degli ultimi dieci. Non solo. La manovra economica, che aumenta pesantemente i costi per le imprese (vedi i contributi, i rincari del gasolio e la tassazione sui fabbricati rurali e i terreni agricoli), può, di fatto, cancellare questo primo importante risultato.

Redditi – La ripresa dei redditi nel 2011, tuttavia, rappresenta un elemento significativo poiché – avverte la Cia – interrompe una flessione continua che aveva accresciuto i problemi dei nostri agricoltori. Il quadro generale, tuttavia, resta carico di ombre. Dal 2000 non solo si è avuta una costante corrosione dei redditi, ma anche una lievitazione (più 20 per cento) dei costi per i mezzi di produzione, dei contributi e della burocrazia, che sono cresciuti di oltre il 15 per cento, mentre i prezzi praticati sui campi, sempre nello stesso periodo, sono scesi del 15 per cento. Il colpo di grazia per i redditi degli agricoltori italiani è venuto -ricorda la Cia- nel 2009 quando sono crollati di oltre il 20 per cento. Il calo più accentuato degli ultimi dieci anni che, nonostante i dati positivi del 2004 e del 2008 (rispettivamente più 3,5 per cento e più 2 per cento), avevano segnato, appunto, un continuo andamento al ribasso, con punte del meno 10,4 per cento nel 2005 e del meno 3,4 per cento nel 2006.

  

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