Per salvare le api occorre modificare metodi di lotta a insetti dannosi

La mortalità degli alveari italiani rappresenta una grave minaccia ecologica ed economica: si stima infatti che tramite l’impollinazione le api sostengano la vita dell’84% delle piante e del 75% di quelle di interesse alimentare. Per questo è particolarmente importante capire quali sono le cause e gli effetti di questo fenomeno. Il CRA – Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura, grazie al finanziamento del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, lo ha fatto con “APENET: monitoraggio e ricerca in apicoltura”, lo studio condotto da un team di ricercatori coordinati dal CRA-API, Unità di Ricerca sull’Apicoltura e la Bachicoltura con sede a Bologna e diretta da Marco Lodesani.

Divulgazione – Dei risultati e della metodologia di studio della ricerca si è parlato a Roma durante la conferenza stampa tenutasi presso la sede del Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura, alla presenza del coordinatore della ricerca Marco Lodesani direttore del CRA-API, capofila del progetto, di Riccardo Aleandri direttore del Dipartimento di Biologia e produzioni animali del CRA, di Franco Pennacchio dell’Università Federico II di Napoli, di Francesco Nazzi dell’Università di Udine, di Franco Mutinelli dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, di Vincenzo Girolami dell’Università di Padova.

Presidente CRA – Ad aprire la conferenza stampa, il presidente del CRA Giuseppe Alonzo che ha sottolineato come “il CRA stesso insieme al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali attraverso il finanziamento del Progetto Apenet ha a cuore la salute delle api e di come sia importante studiare il loro disorientamento nel ritornare agli alveari e le cause dei loro disturbi. I risultati della ricerca – ha sottolineato il Presidente Alonzo – generano una sensazione di allarme: è in essere una situazione multifattoriale che porta ad una progressiva moria delle colonie e il ruolo di questo progetto è proprio quello di individuare e spiegare nel modo più preciso possibile gli agenti che possono interferire con la vita degli insetti”.

Ricerca – Alla base della ricerca, una metodologia innovativa, ovvero la creazione di una rete di monitoraggio nazionale, costituita da 28 centraline biologiche, formate da alcune decine di alveari ciascuna, per un totale di 1350 alveari distribuiti sul territorio. L’analisi dei dati raccolti attraverso il monitoraggio “in diretta” di ciò che accadeva negli alveari, ha permesso di realizzare un’indagine sistematica dell’andamento e sulla distribuzione geografica delle malattie conosciute e dell’insorgenza delle nuove collegate alla presenza di residui di pesticidi ed è stato propedeutico alla creazione di un database sullo sviluppo degli alveari e il loro stato sanitario in Italia.

Risultati – “E’ stato messo in evidenza il ruolo che alcune molecole neurotossiche utilizzate in agricoltura, hanno nei fenomeni di mortalità e di spopolamento verificatosi negli scorsi anni – ha spiegato il direttore del CRA-API di Bologna Marco Lodesani – ma a contribuire a questo fenomeno è anche il tipo di agricoltura moderna praticata in Europa. Gli studi che hanno caratterizzato APENET hanno infatti dimostrato la presenza di effetti sinergici e di interazioni tra le diverse sollecitazioni a cui l’alveare è sottoposto. Le interazioni genotipo-ambiente, i cambiamenti climatici ed altri diversi fenomeni possono influire sul livello di resistenza degli insetti. E’ stata dimostrata ad esempio la relazione tra la qualità dell’alimentazione proteica e il livello di resistenza ad alcuni fenomeni ambientali ed ai patogeni, così come il legame tra la presenza di pesticidi ed alcuni fenomeni patologici. I dati raccolti hanno infatti dimostrato che diversi agenti di stress, interferendo con il sistema immunitario dell’ape possono indirettamente facilitare esplosioni virali che possono rapidamente condurre a morte le colonie. Un tale modello – ha aggiunto Lodesani – può consentire l’interpretazione di una serie di fenomeni collegati con la salute delle api e, dunque, indirettamente con le produzione apistiche e più in generale con le produzioni agrarie. Tutto ciò evidenzia la necessità di rivedere l’intero sistema agricolo. Al momento, la prosecuzione dell’attività di monitoraggio iniziata con il progetto APENET, sta continuando con un maggior numero di “centraline biologiche” per tenere sotto osservazione il fenomeno e capirne le correlazioni con l’ambiente circostante. Al momento questo sistema di monitoraggio è lo strumento più efficace di cui disponiamo per difendere il patrimonio apistico nazionale”.
 
Monitoraggio Apenet – La creazione della rete di monitoraggio nazionale Apenet ha contribuito alla dimostrazione del carattere endemico di Nosema ceranae in Italia, ha permesso la realizzazione di una indagine sistematica sulla presenza e distribuzione geografica dei virus delle api e sulla presenza di residui di pesticidi (pesticidi, acaricidi e neonicotinoidi) di api, polline e cera, evidenziando una presenza di acaricidi nella cera particolarmente rilevante; inoltre ha contribuito alla conoscenza del valore nutrizionale del polline e alla conoscenza della mortalità annuale e invernale degli alveari. Questo lavoro ha portato alla creazione di un database aumentando la sensibilità alla segnalazione degli eventi di moria così da poter ufficializzare detti evendi, evitando che gli stessi passino inosservati senza il coinvolgimento delle autorità competenti. 

GLI INTERVENTI

Marco LODESANI – Direttore Unità di Ricerca CRA-API e Coordinatore Progetto APENET
Biosistema e benessere delle colonie

Il benessere delle colonie dipende da molti fattori: primo fra tutti quello ambientale. Un esperimento svolto anche a livello europeo ha confermato l’ipotesi che l’utilizzo di api allevate in un ambiente diverso da quello originario sopravvivono meno rispetto alle api locali. Gli effetti della carenza di polline (siccità a fine estate) sono stati dimostrati in termini di maggiore suscettibilità ad un patogeno e minore sviluppo delle colonie, mentre non si è trovato un effetto sinergico tra 2 dei più diffusi patogeni delle api (il virus delle ali deforme e il microsporide Nosema ceranae).

Riccardo ALEANDRI – Direttore Dipartimento Biologia e Produzioni Animali del CRA
I temi della ricerca sono essenzialmente tre: 1. Problema delle emissioni delle bolle delle emettitrici di mais 2. Messa a punto di una rete di monitoraggio scientifico delle morie 3. investigazione scientifica con partner universitari su ulteriori approfondimenti legati ai meccanismi fisiologici, agli studi genetici e agli effetti subletali.

Franco MUTINELLI – Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie
PROGETTO APENET: rete nazionale per il monitoraggio dei fenomeni di spopolamento e mortalità degli alveari in Italia

La creazione della rete di monitoraggio nazionale Apenet ha contribuito alla dimostrazione del carattere endemico di N. ceranae in Italia; ha permesso la realizzazione di un’indagine sistematica sulla presenza e distribuzione geografica dei virus delle api, sulla presenza di residui di pesticidi (pesticidi, acaricidi e neonicotinoidi) in api, polline e cera, e sul valore nutrizionale del polline; ha reso possibile inoltre la creazione di un database sullo sviluppo degli alveari e il loro stato sanitario, permettendo di migliorare le conoscenze sulla mortalità annuale e invernale degli alveari. Si evidenzia la necessità di consolidare ed ampliare la rete di monitoraggio trasformandola in uno strumento di supporto all’apicoltura in ambito di regioni e province autonome.

Vincenzo GIROLAMI – Università di Padova
Effetti letali e subletali dei principi attivi impiegati nella concia dei semi di mais.
Impolveramento letale delle api in volo durante la semina e quantificazione del principio attivo nel particolato da semina e nelle api esposte. Dallo studio in oggetto sono emerse nuove acquisizioni scientifiche: 1. Le guttazioni sono tossiche 2. Le api durante i voli di bottinamento vengono a contatto con le polveri di concia delle seminatrici pneumatiche. È stato messo a punto il metodo della "gabbia mobile" per valutare l’estensione della nube tossica e per quantificare l’ammontare dell’insetticida sulle api dopo l’esposizione alle polveri. 3. La modificazione dell’uscita del getto d’aria è deviato dai nuovi sistemi ma non diminuito nei suoi effetti, almeno per tutte le macchine finora in commercio. Il tutto è stato verificato con analisi chimiche sul contenuto del particolato su singole api.

Franco PENNACCHIO – Università Federico II di Napoli
Francesco NAZZI – Università di Udine

Interazioni sinergiche tra agenti di stress e collasso delle colonie d’api
Lo studio svolto dall’Università di Napoli “Federico II”, in collaborazione con l’Università di Udine, ha consentito di individuare geni coinvolti nella difesa immunitaria dell’ape e l’effetto che patogeni e parassiti hanno sul loro livello di espressione. Sull’espressione di tali geni agiscono anche alcuni insetticidi, che possono essere coinvolti in complesse interazioni con agenti di stress biotico e condizionare lo stato di salute delle colonie.

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