Vandana Shiva lancia la Democrazia alimentare contro la fame nel mondo

Intervista di Dimensione Agricoltura a Vandana Shiva, attivista e ambientalista indiana,  

Quale è lo stato di salute del nostro pianeta?

Il mondo sta attraversando una crisi ecologica ed economica. I limiti ecologici e i limiti stabiliti dalla dignità umana e dell’uguaglianza umana sono stati violati senza pietà. Il modello economico attuale basato sulla crescita illimitata in un pianeta limitato sta portando ad un consumo insostenibile delle risorse della terra. Questo sta portando ad una catastrofe ecologica e ad una appropriazione violenta dei beni residui della terra da parte dei ricchi rispetto ai poveri. Il  risultato sarà la scarsità ecologica a breve termine, con aggravamento della povertà e dei fenomeni di privazione. Nel lungo periodo può significare la catastrofe climatica che  renderà il pianeta inabitabile per molte specie compresa la nostra. La regolazione è un imperativo. Il mancato adeguamento ai limiti ecologici planetari e alla giustizia ecologica è una minaccia per la sopravvivenza umana. Un adeguamento ecologico è possibile ed è già iniziato ed impone di considerare noi stessi come parte della fragile rete ecologica, senza porsi al di fuori e sopra di essa, immune dalle conseguenze ecologiche delle nostre azioni. Adeguamento ecologico implica anche che ci consideriamo tutti come membri della comunità della terra, condividendo le sue risorse equamente con tutte le specie e all’interno della comunità umana. L’adeguamento ecologico richiede  la fine della privatizzazione della nostra terra, della biodiversità, dei semi e dell’acqua. La regolazione ecologica si basa sul recupero dei beni comuni e la creazione della Democrazia della Terra.

Come si fa a proteggere i piccoli contadini a livello mondiale?

I piccoli contadini si proteggono difendendo i beni comuni e salvaguardando la Democrazia della Terra, perché tutti dipendiamo dai beni comuni e dalla  terra. I contadini dipendono dai campi, i popoli tribali dipendono dalle foreste, tutti dipendiamo dall’acqua, ognuno di noi dipende dal cibo. La prima e più importante misura da mettere in atto è proteggere la biodiversità e i semi che hanno permesso ai piccoli contadini di continuare a produrre  cibo di qualità. Il cibo buono non può crescere nelle aziende di tipo industriale, sono le monoculture basate sulla chimica che  crescono in queste aziende. Proprio per questo ad esempio in  Italia bisogna opporsi alle leggi che impongono tasse troppo gravose sulle proprietà rurali, perché se i contadini non potranno pagarle dovranno abbandonare la loro terra e con loro sparirà anche il cibo di qualità di cui l’Italia è così orgogliosa. Dobbiamo inoltre salvaguardare il diritto degli agricoltori a custodire e riprodurre i semi, fondamento della sovranità alimentare.

Il futuro della biodiversità è a rischio? 

Il tema della biodiversità mi sta particolarmente a cuore, perché racchiude in sé il concetto filosofico del valore intrinseco di ogni specie ed è per questo che il mio impegno fondamentale è quello  della creazione delle banche dei semi. La ricchezza biologica del nostro pianeta è invece in pericolo, sostituita da monocolture imposte nel nome della produttività e aggravata da processi di impoverimento e distruzione del tessuto sociale che ne conseguono. È necessario che gli Stati si impegnino a tutelare il più possibile la biodiversità. Sacrificare colture tradizionali per dare spazio a colture intensive perché più redditizie danneggia in primo luogo i contadini. Negli Usa ad esempio l’83% del mais prodotto serve per produrre biocombustibile mentre l’impegno di tutti dovrebbe essere quello di favorire coltivazioni biologiche di varietà locali in grado di fornire cibo buono e sano per tutte le persone.
 
Nel quadro dell’Agricultural Outlook 2009, l’OCSE prevede, che la produzione agricola crescerà mediamente in misura inferiore ai tassi di crescita registrati negli anni precedenti. Quali soluzioni possono a suo avviso essere adottate per “sfamare il mondo”?

La democrazia alimentare è la chiave per affrontare il problema della fame nel mondo. Non si può che partire dall’incredibile paradosso che caratterizza il sistema alimentare mondiale: un miliardo di persone è affamato, un miliardo non è nutrito nel modo adeguato mentre due miliardi sono obesi.
Queste cifre sono il frutto della crisi ecologica, della separazione tra cibo e salute, tra cibo e agricoltura e tra agricoltura e ambiente. Ci siamo dimenticati che l’obiettivo della produzione del cibo è il nutrimento delle persone, non la monopolizzazione del mercato, il profitto e l’efficienza nella creazione di sprechi di risorse. È un meccanismo garantito dai sussidi pubblici che distorcono il mercato. Esistono invece altre forme sostenibili di agricoltura, come quelle portate avanti da Navdanya, che pongono al centro del processo i piccoli agricoltori e che possono sfamare il mondo. Il nuovo paradigma per l’alimentazione e l’agricoltura si baserà sulla biodiversità piuttosto che le monocolture, si concentrerà su tutto il sistema invece che su strumenti parziali, sarà prudente sull’utilizzo delle risorse perché abbiamo già sprecato preziose risorse naturali come l’acqua e il suolo. La democrazia alimentare permetterà a tutti ed in particolare alle comunità rurali di avere una vita adeguata e una buona alimentazione, di superare la follia di un miliardo di persone che hanno fame e due miliardi che sono obese e darà voce ai nuovi movimenti.

La scienza e la genetica in questo senso possono dare un contributo oppure il mondo può fare a meno degli ogm?

L’agricoltura industriale che si basa sull’ingegneria genetica è fallimentare. Il mito dell’aumento della produzione e della diminuzione dell’utilizzo dei diserbanti si è scontrato con la realtà di un aumento delle monocolture, del mancato aumento delle rese e della nascita di super infestanti e super parassiti. Il reale obiettivo delle multinazionali dell’ingegneria genetica è quello di brevettare la vita e di guadagnare grazie alle royalties su varietà con caratteristiche che esistono già in natura, frutto di conoscenze millenarie. Con Navdanya Interrnational abbiamo coordinato la pubblicazione "The Emporer Ogm has no clothes”, scaricabile sul sito www.navdanyainternational.it. L’ingegneria genetica ha portato la prevalenza delle monocolture. In India una volta si coltivavano otto tipi diversi di semi di soia. Il dumping USA sui semi modificati ha distrutto una parte della biodiversità e le prerogative della nostra cultura alimentare. Il sistema attuale è una follia, le multinazionali stanno giocando e scommettendo con i corredi genetici, proprio come ha fatto Wall Street con le variabili finanziarie scatenando una crisi globale di cui tutti, soprattutto i più deboli, pagano le conseguenze.

Negli ultimi anni sono aumentate le donne in agricoltura e il loro ruolo nella direzione delle imprese agricole, anche in Toscana, contestualmente si è registrata una crescita delle sensibilità sui temi della tutela del paesaggio, dell’ambiente rurale, della riscoperta dei prodotti tipici e del mantenimento delle biodiversità.  Si può dire che c’è legame, e quale è il suo giudizio?

Sta per finire un’era, l’era della violenza e del dominio, l’era della distruzione e del controllo per lasciare posto a una visione femminile basata sull’amore e il rispetto per ogni forma di vita. Penso che stia per finire il cosiddetto tempo maschile, in cui si considerava valida solo la scienza e conoscenza maschile e che ci sia una rinascita del pensiero femminile. Le donne hanno la capacità di recuperare quello che in questi ultimi anni di follia è stato distrutto. Le donne e la loro lotta per la biodiversità e l’agricoltura sono fondamentali per fermare la violenza dell’agricoltura industriale, basata sulla chimica piuttosto che sulle piante. Il recupero delle vecchie varietà locali messo in atto in molte fattorie condotte da donne, contrapposto all’uso di nuove varietà che dovrebbero avere rese più elevate è un modo di creare la Democrazia della Terra. Il recupero della tradizione è la vera innovazione e non le finte invenzioni grazie alla quale le multinazionali si arricchiscono. Le donne stanno portando avanti la lotta per la sovranità alimentare e la Democrazia della Terra.

Lei ha avuto più volte occasione di venire in Toscana; che impressioni ha avuto della nostra regione, della sua agricoltura e delle istituzioni toscane.

Torno sempre molto volentieri in Toscana. E’ proprio qui, in Toscana che per dieci anni, con la Commissione sul futuro del cibo, coordinata dall’Arsia, studiosi e scienziati di tutto il mondo, hanno elaborato idee e promosso proposte concrete per un’agricoltura ed un sistema di alimentazione basati sulla biodiversità, le sementi e le produzioni locali, e per la piena affermazione della democrazia del cibo. Apprezzo molto il lavoro svolto fino ad ora dalla Regione Toscana per la tutela della biodiversità, il divieto di coltivazione degli Ogm, la guida della rete delle Regioni Ogm-free e la promozione delle produzioni locali. In questa regione ho incontrato molte realtà in cui si portano avanti il recupero delle antiche varietà, la rivendicazione dei beni comuni e l’attenzione al territorio. Oggi il legame con la Regione Toscana si rinnova con la collaborazione con Navdanya international, associazione senza scopo di lucro, con sede a Firenze  il cui obiettivo di fondo e quello di salvaguardare la biodiversità e promuovere un’economia alternativa, basata su un corretto rapporto con l’uomo e il suo ambiente.
Il nuovo accordo ci permette di raccogliere il testimone della Commissione e di rilanciare nuove sfide, in una fase in cui la crisi economica globale evidenzia ancora di più il bisogno di scegliere strade alternative di sviluppo”.

 

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