Olio d’oliva, nuova frontiera. Un paté per rinforzare il comparto

“La stagione olearia 2011-2012 non verrà certo ricordata come una delle migliori, gli eventi climatici hanno portato gli agricoltori ad avere pochi frutti sugli olivi. La nostra forza però è guardare sempre avanti, archiviare quanto è stato fatto e continuare a lavorare per la ricerca e l’innovazione”. È uno sguardo lungimirante e che guarda al futuro, quello di Giacomo Laterza, direttore della Divisione Olio d’Oliva del Gruppo Pieralisi, azienda leader nell’ideazione e nella creazione di macchinari per la raccolta e la trasformazione delle olive. “I produttori staranno meno negli oliveti quest’anno – sottolinea Laterza -, visto che ormai tutti usano macchinari meccanici. Una tendenza diffusa e confermata in Italia e in Europa. Per fare degli esempi, in Puglia e in Andalusia, proprio per queste motivazioni, i prezzi degli oli saliranno notevolmente. Risulta essere sempre più importante lavorare per portare con maggiore forza l’innovazione in frantoio, finalizzata ad aiutare concretamente le aziende produttrici”.

La nuova fase di produzione – Pieralisi, prima dell’inizio della raccolta aveva infatti presentato una nuova macchina, la Leopard, insieme ad una nuova tecnica denominata Dmf. “Nel corso del ‘900 siamo passati alla produzione dell’extravergine per pressione a quella per centrifugazione a tre fasi – spiega ancora Laterza -. Pieralisi ha subito lavorata nell’ottica di ridurre l’aggiunta di acqua di lavorazione e pertanto siamo arrivati a questo nuovo tipo di centrifugazione a due fasi che divide l’oliva in tre parti. Una parte oleosa, un concentrato di lignina e di buccette dei frutti definita “refluo” ed infine un patè che è un’emulsione semiliquida”.

Cose’è il patè? – “Il Patè – sottolinea ancora il direttore della Divisione Olio d’Oliva di Pieralisi – è polpa di olive che contiene dentro di sé l’acqua di vegetazione che si trova negli stessi frutti. Il patè ha dimostrato di essere utilissimo per le più svariate applicazioni, come l’alimentazione animale negli allevamenti”. Una risposta concreta, quindi, anche alla crisi economica che morde le gambe del comparto agricolo. “È una doppia innovazione – spiega ancora Laterza -: in primis perché le aziende produttrici di olio non devono smaltire l’acqua di lavorazione. E questo è un aspetto da sottolineare anche dal punto di vista ambientale ed ecologico. Il secondo è che questo patè esalta l’ottica di filiera, portando miglioramenti economici marcati all’agricoltura. La Regione Marche ha già pubblicato un bando finalizzato alla riutilizzazione del patè negli allevamenti, nei mangimifici ma anche nelle aziende vivaistiche. Ci auguriamo che questo trend possa allargarsi ed estendersi anche ad altre regione”. A macchia d’olio, aggiungiamo: è anche il nostro auspicio. 

Andrea Frullanti

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