4 milioni di ettari di terreni agro-forestali a rischio dissesto. Per salvarli servono 7mld in 10 anni

In Italia ci sono circa 4 milioni di ettari di terreno agricolo e forestale in forte erosione e a rischio di frane (13% del territorio nazionale): è necessario investire subito in interventi di mitigazione con risorse consistenti, dal momento che è ipotizzata una spesa di poco meno di 7 miliardi di euro per i prossimi 10 anni, destinata a queste aree agro-forestali a maggiore criticità. Il Ministero dell’Ambiente stima in almeno 40 miliardi di euro la spesa per la messa in sicurezza del territorio.

Presentazione – Sono alcuni dei dati emersi oggi durante il convegno di presentazione delle “Linee guida per la valutazione del dissesto idrogeologico e la sua mitigazione attraverso misure e interventi in campo agricolo e forestale”, presentate – oggi a Roma alla Camera dei Deputati – dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e predisposte da AGEA, ISPRA e Rete Rurale Nazionale insieme, contribuendo ciascuno con le proprie competenze, ma in modo integrato.

Interventi indispensabili – Si tratta di interventi indispensabili – ha sottolinea il sottosegretario Mipaaf, Franco Braga -, tenuto conto che negli ultimi 10 anni il Mipaaf ha erogato circa 2 miliardi di euro alle Regioni, per danni causati da eventi alluvionali a colture e aziende agricole e la costante perdita di suolo agricolo e produttività delle superfici forestali ha portato a un danno stimato di circa 2,5 miliardi di euro in 10 anni, oltre alle spese periodiche di ripristino e manutenzione gestite direttamente dai comuni. Inoltre, sono stati spesi oltre 3,5 miliardi di euro con Ordinanze di Protezione civile per far fronte più in generale a calamità idrogeologiche. 

Il territorio nazionale – L’analisi effettuata sul territorio montano–collinare italiano, ha individuato come ambiti territoriali contraddistinti da differenti tipologie di azioni per il dissesto, i seminativi-pascoli, i boschi e le aree terrazzate a colture permanenti. In particolare, sempre in 10 anni, sono previste attività per più di 3,2 miliardi di euro per la protezione delle superfici a seminativo, 1,4 miliardi per la ricostruzione del potenziale ecologico, protettivo e produttivo dei boschi italiani e 1,6 miliardi di euro per la manutenzione e stabilizzazione del reticolo idrografico minore. Altri 700 milioni di euro dovranno essere invece destinati agli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, ripristino e ricostruzione dei terrazzamenti agricoli. Considerato che il 73,3% del territorio nazionale ha vocazione agricola e forestale, attraverso pratiche di protezione e gestione sostenibile, si può incidere in modo significativo sulla manutenzione ordinaria dei territori e sulla prevenzione dei fenomeni di dissesto idrogeologico, contrastando contestualmente l’abbandono delle zone “marginali” di collina e montagna.

Linee guida per salvare il territorio –  Le Linee guida propongono indirizzi e metodologie che consentono l’individuazione, su tutto il territorio nazionale, delle aree prioritarie di intervento e delle misure di mitigazione più idonee. Gli interventi proposti vanno dalla manutenzione e ripristino della rete di drenaggio superficiale in aree agricole, alla stabilizzazione superficiale e protezione dei terrazzamenti in erosione, alla riforestazione, gestione e mantenimento in buono stato di efficienza ecologica del bosco e del suo reticolo idrografico minore. Ulteriori benefici di queste misure sono la riduzione dei colmi di piena e degli eventi alluvionali, la riduzione della quantità di sedimento immessa nella rete fluviale e quindi il miglior funzionamento degli invasi artificiali idroelettrici, la conservazione della biodiversità del territorio, l’incremento dell’assorbimento di CO2 per la mitigazione dei cambiamenti climatici, lo sviluppo socio-economico e turistico legato anche alle produzioni di qualità e la tutela dei paesaggi agricoli tradizionali. Il finanziamento degli interventi e le misure proposte, oltre alla manutenzione e al presidio del territorio, produrrebbe anche un consistente aumento in termini occupazionali in zone cosiddette “marginali”. Sono state infatti stimate in circa 410 milioni le ore di lavoro incrementali in 10 anni, pari a circa 19.000 posti di lavoro equivalenti per anno.

Seminativi e boschi – Nel dettaglio, le zone a seminativo che presentano criticità elevata o molto elevata per erosione e franosità descritte nelle Linee guida, corrispondono a circa il 23% della superficie totale nazionale per questa classe di uso del suolo, oltre 1,9 milioni di ettari (ha), superficie pari all’intero Veneto. Per quanto riguarda i boschi, sono stati stimati in Italia il 9% e 24% della superficie boschiva nazionale rispettivamente ad alta e media criticità per frane e dissesti, pari a circa 700.000 e 1,9 milioni di ettari. Sono stati inoltre individuati circa 40.000 km di reticolo idrografico minore da proteggere e stabilizzare in aree boschive ad elevata propensione all’erosione. Infine, le aree terrazzate con colture permanenti (vigneti, oliveti, frutteti) ad alta e media criticità per frana e perdita di suolo utile sono circa 33.000 ettari, poco meno del 40% del totale delle superfici stimate a questa destinazione.

Il documento integrale – Le linee guida sono scaricabili sul sito dell’ISPRA, all’indirizzo: http://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/manuali-e-linee-guida

Interventi ISPRA – Il presidente Ispra Bernardo De Bernardinis ha sottolineato come le “minacce al suolo siano favorite da attività antropica, che è però essenziale per l’economia e la tutela territorio”. Gli obiettivi delle linee guida vogliono “individuare aree agroforestali dove intervenire e definire gli interventi per mitigare dissesto – ha detto. Sono già spesi troppi soldi, mentre da parte della politica c’è stata poca attenzione, finora, alla prevenzione”.  Alessandro Trigila, Ispra, ha ricordato che le frane occupano il 6,9% del territorio nazionale, sono oltre 486.000, in 201.1 70 eventi principali sono state 18 le vittime, nelle regioni più colpite Liguria, Calabria Sicilia. Inoltre ha detto Trigila “sono 1806 i punti di criticità da frane su rete ferroviaria e oltre 700 nella rete autostradale”.

Sisti, presidente CONAF – «Si tratta di un lavoro importante  perché mette insieme due ministeri che fino a oggi sono stati in antitesi su certe tematiche come lo sviluppo sostenibile. Ritengo che lo sviluppo di un sistema informativo sia fondamentale in Italia. Noi progettisti abbiamo bisogno di un sistema di questo genere, di un fascicolo di progetto, perché chi ha il compito della programmazione possa utilizzarlo al meglio».  Lo ha detto il presidente del Conaf, Andrea Sisti al convegno che si è tenuto oggi a Roma, alla Camera dei Deputati, per la presentazione delle “Linee guida per la valutazione del dissesto idrogeologico e la sua mitigazione attraverso misure e interventi in campo agricolo e forestale”, realizzate dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e dal Ministero dell’ambiente predisposte da AGEA, ISPRA e Rete Rurale Nazionale. «C’è bisogno di un sistema informativo territoriale, che metta in comune le banche date disponibili e avere una storicizzazione degli interventi. Emergono le criticità del dissesto idrogeologico che vanno in gran parte a gravare sulle azienda agricole» ha aggiunto Sisti. E come proposto nelle settimane scorse il presidente del Conaf ha rilanciato l’idea di un Ministero unico per agricoltura, ambiente, paesaggio e tutela del territorio. «La nostra professione ci vede quotidianamente impegnati su materie collegate tra loro mentre, nel corso degli anni, abbiamo constatato come invece le competenze afferiscono a più ministeri – in particolare agricoltura, ambiente, beni culturali e anche sanità –  creando spesso una stasi dei procedimenti normativi e amministrativi; o talvolta anche  conflitti di attribuzione di competenze o comunque visioni contrastanti che non tendono a risolvere e a dare soluzioni ai problemi posti. E’ per questo – ha concluso il presidente Conaf – che riteniamo strategico e auspicabile avere un Ministero delle politiche agroalimentari, ambientali e paesaggistiche».

 

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