Per i vini Dop e Igp un fatturato alla produzione di 2,3 miliardi di euro

Una produzione che supera i 29 milioni di ettolitri e un fatturato all’origine di oltre i 2,3 miliardi di euro. Questi i principali numeri del comparto dei 521 vini Dop e Igp Italiani che Ismea ha diffuso oggi al Vinitaly, nell’ambito di un seminario dedicato alla struttura produttiva e all’andamento del mercato dei vini insigniti del riconoscimento comunitario. I dati strutturali, riferiti al 2011, provengono dalla consueta indagine che Ismea svolge annualmente sul territorio e che si arricchisce quest’anno anche della stima inedita sulla valorizzazione alla cantina del vino sfuso, recependo un’esigenza condivisa sia in ambito nazionale sia nei consessi economici internazionali a cui l’Istituto partecipa.  Il fatturato ex-fabrica e iva esclusa dei vini in cisterna, stimato anche grazie alla capillare rete di rilevazione dei prezzi all’origine,  risulta nel 2011 di circa un miliardo e mezzo di euro per il segmento dei vini Dop, di 800 milioni di euro per i vini Igp e di 500 milioni di euro per i vini comuni, arrivando a un giro d’affari complessivo all’origine di 2,8 miliardi.  

Produzione – Relativamente alla produzione, le elaborazioni dell’Istituto indicano un quantitativo potenziale (uva prodotta denunciata per coefficiente di resa in vinificazione) di circa 15 milioni di ettolitri di vino Dop e 14 milioni per gli Igp nel 2011, che insieme rappresentano oltre due terzi dell’intera produzione di vino italiana, che si attesta nell’anno in esame a 43 milioni di ettolitri. Rispetto al 2010 la produzione del comparto ha accusato un calo dell’1,4% – peraltro associabile ai soli Igp – molto più contenuto del -8,6% rilevato per l’intera produzione italiana di vino. Le prime dieci denominazioni Dop rappresentano quasi il 44% della produzione potenziale, con le prime 5 (Prosecco, Asti, Montepulciano d’Abruzzo, Chianti e Valpolicella) che da sole sfiorano il 30%.  In termini territoriali, Veneto, Piemonte, Toscana, Emilia Romagna, Abruzzo e Trentino Alto Adige coprono oltre il 75% della produzione. Ugualmente, tra le Igp, le prime dieci denominazioni rappresentano oltre il 73% della produzione potenziale, con una concentrazione di oltre l’80% in Veneto, Emilia Romagna, Sicilia, Puglia e Friuli Venezia Giulia.

Mercato – Relativamente al mercato, il 2012, sulla scia di un 2011 già all’insegna di incrementi a due cifre dei prezzi alla produzione, è stato caratterizzato da ulteriori e rilevanti aumenti durante tutto l’arco dell’anno con un’impennata in concomitanza con l’inizio della vendemmia. A fine anno, l’indice Ismea dei listini all’origine segna un +33% sul 2011 per l’intero settore (dopo il +20% sul 2010), risultato di un +40% per i vini comuni e Igp e di un +14% per i vini Dop. Determinante la minore produzione della campagna in corso che ha spinto l’offerta ad applicare prezzi sensibilmente più alti rispetto all’anno precedente.

Domanda interna – Per quanto concerne la domanda interna, in un contesto di generale flessione degli acquisti che non risparmia neanche il settore alimentare, la spesa per i vini ha tenuto, registrando nel canale domestico un aumento dell’1% sul 2011. Nonostante le perdite in volume, le vendite di vini presso la Grande distribuzione hanno, infatti, segnato un incremento in valore che risulta superiore al 3% per i vini comuni e raggiunge il 2% per  i vini Dop e Igp. Solo per gli spumanti la flessione dei volumi acquistati è stata accompagnata anche da un decremento della spesa corrispettiva (-2,4%). Se il mercato interno mostra comunque segnali di debolezza, è dall’estero che provengono le maggiori soddisfazione per le cantine italiane. È cresciuto nel 2012 il giro d’affari legato all’export del vino tricolore (4,7 miliardi di euro, in aumento del 6,5% rispetto al 2011) con un incremento di oltre il 4% per vini fermi Dop, di quasi il 7% per gli Igp, mentre sfiora il 14% la progressione in valore degli spumanti.

 
 

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