Innovazione nel vigneto: obiettivo meccanizzazione in 10 anni

Con due padiglioni (4 e 5) interamente dedicati al vigneto e al frutteto, Fieragricola amplia ulteriormente la propria offerta. Dal 6 al 9 febbraio 2014, Veronafiere rappresenterà il polo dell’agricoltura, con focus tematici trasversali e dedicati all’agromeccanica, alla zootecnia, alle bioenergie, ai mezzi tecnici, all’agricoltura sostenibile, all’agriturismo e alla multifunzione, fino alle nuove frontiere del precision farming. L’agricoltura di precisione rappresenta sempre di più uno strumento in grado di rispondere alle esigenze confermate dalla riforma della Pac recentemente approvata (sostenibilità, eco-condizionalità) e dalla necessità delle imprese agricole di contenere i costi di produzione. A questi aspetti non fa eccezione la viticoltura, una delle regine della 111ª edizione di Fieragricola, che per il vigneto presenta innovazioni specifiche legate alla meccanica finalizzata alla gestione dell’intero ciclo di vita della pianta, compresa la distribuzione dei fertilizzanti e dei prodotti fitosanitari. Nuove frontiere sono dunque in vista.
«L’obiettivo è quello della meccanizzazione integrale del vigneto, per limitare al massimo l’intervento umano» spiega il prof. Domenico Pessina, docente di Meccanica agraria e Meccanizzazione viticola all’Università di Milano. Un traguardo che si potrebbe raggiungere in un decennio, forse meno, ma ad una condizione, e cioè «che la sostenibilità diventi davvero una priorità effettiva dell’azienda agricola e che il prodotto vino venga ulteriormente valorizzato in termini di qualità ma anche, visto che le due cose non sono necessariamente in contraddizione, di quantità».

Qualità – Molto spesso, quando si parla di viticoltura, bisogna demolire un luogo comune che porta a pensare che le macchine nel vigneto siano nemiche della qualità. «Un preconcetto falso ma ancora piuttosto radicato in Italia  – afferma Pessina –.  Non è così in altri Paesi nostri simili: basti pensare al numero di vendemmiatrici che ogni anno sono vendute (e ampiamente operative) in Francia, dove la qualità è stata, è tuttora, e sicuramente rimarrà come la mission più importante, e non soltanto nell’area della Champagne». Le sfide ancora da risolvere per la meccanizzazione integrale in viticoltura sono essenzialmente due: la potatura e la raccolta delle uve. «Una gestione meccanizzata – prosegue Pessina – consentirebbe di ridurre notevolmente le spese di produzione, dal momento che, di fatto, potatura e raccolta incidono per il 40 per cento del costo totale della manodopera, considerando l’intero ciclo produttivo della vite».Per il docente di Meccanizzazione viticola all’Università di Milano, bisogna essere in grado di superare la gestione attuale, che vede come alternativa «o la potatura meccanica con rifinitura manuale oppure l’alternanza annuale dell’esecuzione meccanizzata con quella manuale».
La tecnologia ha messo a punto sviluppi interessanti anche in fase di raccolta. «La capacità lavorativa di una vendemmiatrice è notoriamente pari a quella di parecchie unità operative – constata Pessina – il problema ancora da risolvere è l’ammostamento, perché se il raccolto viene lasciato in campo per diverse ore e le temperature ambientali sono piuttosto elevate si possono innescare fermentazioni che influiscono negativamente sulla qualità del mosto e successivamente del vino».

Soluzioni – Tra le soluzioni che si stanno sperimentando, due risultano essere piuttosto incoraggianti: si tratta della «refrigerazione del prodotto già nei serbatoi di stoccaggio delle vendemmiatrici, di fatto un’operazione proponibile nelle zone vitivinicole del Nord e del Centro Italia, e che interessa in particolare l’impresa agromeccanica professionale, dal momento che per ammortizzare adeguatamente il (notevole) investimento serve far lavorare la macchina almeno su 200 ettari all’anno. Al Sud difficilmente si riscontrano dimensioni e dinamiche aziendali idonee per rispettare questo target. L’altra possibilità riguarda la presenza di una pigia-deraspatrice montata a bordo della macchina, in modo da trasformare il prodotto in mosto già nella fase di raccolta e di far partire in maniera corretta la prima fermentazione». Altre frontiere della meccanizzazione nel vigneto, con macchinari innovativi che saranno presenti a Fieragricola, riguardano la defogliazione, praticata ormai da più di 20 anni, ma che oggi sta vivendo un forte rilancio, proprio grazie all’agricoltura di precisione. «L’obiettivo è quello di eseguire una defogliazione selettiva con un tastatore evoluto, supportato dal GPS e sulla base di mappe di vigoria rilevate con il satellite, effettuando la defogliazione su un solo lato del vigneto o su entrambi in un’unica passata, grazie a macchine di tipo scavallante».

Innovazione – Macchine e nuove tecnologie al servizio dei vigneron anche per la spollonatura (l’eliminazione dei germogli improduttivi dalla base del ceppo vitato), che da qualche tempo può essere eseguita anche chimicamente. «Si tratta in pratica di un’operazione di diserbo – specifica meglio il prof. Pessina – che supera alcuni dei limiti della tradizionale esecuzione di tipo meccanico della spollonatura. Peraltro, in tema di interventi con prodotti chimici, l’attuale frontiera d’elezione riguarda la diffusione sul mercato di irroratrici a tunnel senza riciclo del prodotto recuperato, per evitare che organismi sporigeni intercettati in alcune zone del filare possano essere propagati in altre aree sane». La meccanizzazione integrale del vigneto è sempre più vicina e Veronafiere vuole essere protagonista, accompagnando la filiera vitivinicola in un percorso che parte da Fieragricola, passa da Enolitech e arriva fino a Vinitaly. Nel segno della qualità e della sostenibilità.

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