Lavoro, l’agricoltura tiene nonostante la crisi. Il boom è al Nord con un +5,9%

In questa fase di crisi, con la disoccupazione giovanile che sfonda un nuovo record toccando quota 41,2 per cento, non si può trascurare il ruolo anticiclico dell’agricoltura, che ha già ampiamente dimostrato di “difendere” i suoi posti di lavoro e di saperne crearne di nuovi. Anche nel terzo trimestre del 2013 il numero degli occupati nel settore primario resta sostanzialmente invariato rispetto a un anno prima, segnando un calo lieve dello 0,1 per cento, in controtendenza rispetto all’andamento generale (-2,3 per cento). Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, in merito ai dati diffusi oggi dall’Istat. Più in dettaglio, sul risultato dell’agricoltura nel terzo trimestre dell’anno ha inciso soprattutto l’ottima performance del Nord, che registra un incremento super del 5,9 per cento -sottolinea la Cia- sintesi dell’aumento sia dell’occupazione dipendente (+3,7 per cento) che di quella autonoma (+7,2 per cento). Questo vuol dire che, a dispetto di tutti i problemi che condizionano la competitività delle imprese, dai costi di produzione alti ai prezzi sui campi non ancora remunerativi, l’agricoltura “tiene” sul fronte del lavoro -continua la Cia- e può offrire nuove opportunità, soprattutto ai giovani. In questo senso, non si possono sottovalutare ad esempio le indicazioni che arrivano dalle università. Secondo i dati Almalaurea, infatti, un agronomo su due trova lavoro entro un anno dal conseguimento del titolo, e quasi uno su tre con contratto stabile in azienda. Tanto che, dall’inizio della crisi, proprio la facoltà di Agraria ha fatto segnare un picco di immatricolazioni superiore al 40 per cento, a fronte di un crollo generalizzato delle iscrizioni di oltre il 12 per cento in cinque anni.

 

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