‘No a questo Pit’, per i Consorzi toscani l’agricoltura torna indietro

Tutti i principali Consorzi vitivinicoli toscani hanno presentato delle comuni Osservazioni al Piano Paesaggistico adottato dal Consiglio Regionale lo scorso 2 luglio. Nella lunga storia dei Consorzi toscani raramente si è raggiunta una così ampia unitarietà d’intenti, a dimostrazione del fatto che tutto il settore vitivinicolo toscano, senza distinzioni di sorta, condivide la medesima valutazione del Piano Paesaggistico e la medesima preoccupazione.

La presa di posizione – «Riconosciamo senza esitazioni che esso contiene numerose e positive novità, soprattutto per quanto attiene l’attenzione posta sul consumo del suolo, ma per quanto riguarda gli aspetti agricoli e vitivinicoli non possiamo che ribadire il nostro negativo giudizio». Si legge nel documento approvato dai Consorzi Chianti Colli Fiorentini, Chianti Colli Senesi, Chianti Rufina, del Vino Brunello di Montalcino, del Vino Chianti Classico, del Vino Nobile di Montepulciano, della Denominazione San Gimignano, di Tutela dei Vini di Carmignano, di Tutela doc Bolgheri, Tutela del Vino Morellino di Scansano, Valdarno di Sopra doc, Vini Cortona, Vini Valdichiana Toscana, Vino Chianti, Vino doc Grance Senesi, Vino Orcia ed Ente Tutela Vini di Toscana. «Anzi – proseguono i viticoltori -, riteniamo che se fosse approvato così com’è stato proposto, questo Piano farebbe fare all’agricoltura toscana un salto indietro di decenni, producendo danni pressoché irreversibili all’economia, all’occupazione e persino all’ambiente di gran parte del territorio rurale. È noto a tutti che senza un’economia competitiva anche il territorio deperisce, venendo a mancare quelle risorse che sono indispensabili alla sua cura e manutenzione».

Il duro giudizio sul Pit –
Un Piano Paesaggistico “anacronistico e sbagliato”. Così era stato definito dai Consorzi il Pit della Toscana. E nel frattempo, il giudizio non sembra cambiato. «È anacronistico nei suoi assunti teorici e nei suoi obiettivi pratici, perché punta alla ricostituzione di un paesaggio agrario che non c’è più, superato dalla storia dell’ultimo secolo – dicono gli operatori del vino toscani -. Nel 2014 non si può seriamente pensare, come prevede in alcune parti il Piano, di ricostituire nelle nostre colline un paesaggio “agrosilvopastorale” quando l’assetto sociale che lo sorreggeva non esiste più da decenni. Per molti aspetti è un Piano che non si limita a trattare, come dovrebbe, del paesaggio e della sua tutela in un contesto dinamico, ma piuttosto si spinge ad indicare anche il tipo di economia che vi si dovrebbe praticare, senza preoccuparsi della sua praticabilità e dei suoi effetti. È sbagliato nel suo impianto normativo, perché complesso e vasto oltre ogni ragionevole misura, nonché incoerente e contraddittorio. Chiunque lo legga si rende immediatamente conto che non esiste nessuna precisa distinzione tra ciò che è prescritto e ciò che costituisce una semplice indicazione di metodo, lasciando un enorme potere discrezionale a quei funzionari pubblici che sono chiamati ad interpretarlo. In un Paese che non riesce a risollevarsi dalla crisi anche a causa della sua burocrazia, questo Piano prefigura un indubbio appesantimento degli oneri burocratici a carico delle imprese. Infine questo Piano ha una visione profondamente “anacronistica e sbagliata” della viticultura moderna, quella stessa viticultura che ha accompagnato e sostenuto la rinascita sociale ed economica delle nostre campagne. Se il vino toscano ha raggiunto nel mondo una posizione di assoluta eccellenza, lo dobbiamo agli enormi investimenti delle aziende in impianti e tecnologie, oltre al lavoro appassionato e alle competenze di decine di migliaia di addetti. In tutto il Piano, ed in particolare nelle schede che trattano i singoli territori, la viticultura specializzata viene definita una delle criticità più rilevanti per l’assetto paesaggistico, arrivando addirittura a chiedere di prevenire “l’espansione ingiustificata della cultura viticola”».

L’appello alle istituzioni – I viticultori non sono contro il Piano perché insofferenti alle regole, sono piuttosto contro “questo” Piano, per come è stato concepito e formulato. Il paesaggio toscano è un patrimonio fondamentale per gli stessi viticultori perché rappresenta un formidabile biglietto da visita nel mondo della nostra cultura, di lifestyle, e dei prodotti toscani, dice ancora il documento. «L’eccellenza del vino toscano è tutt’uno con l’eccellenza del paesaggio, la sua tutela è quindi un valore imprescindibile – concludono i Consorzi -. Per questo sarebbe stato auspicabile il coinvolgimento del mondo vitivinicolo nella stesura del Piano Paesaggistico, per giungere a fissare poche e chiare regole. Non si tutela il passaggio trasferendo costi e oneri sulle spalle dei soli agricoltori, imponendo loro obblighi e burocrazia. Per questi motivi, perché siamo convinti del valore della partecipazione nelle scelte di governo, nelle nostre Osservazioni non ci siamo limitati a sottolineare puntualmente gli errori e le incongruenze, ma siamo andati oltre, proponendo di cambiare completamente la filosofia e l’approccio del Piano. Il paesaggio toscano è un valore condiviso dai cittadini come dalle aziende, così come devono essere condivise anche le politiche pubbliche di tutela. Al Consiglio Regionale e al Presidente Rossi vogliamo ribadire quanto abbiamo già detto: ripensateci, prima che sia troppo tardi».

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