Flagello nutrie nel reggiano. Ma in quanto a danni la burocrazia non è da meno

Agrinsieme, lancia ancora una volta l’allarme sull’invasione delle nutrie nelle campagne reggiane. Il coordinamento provinciale di Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative italiane (Agci, Confcooperative, Legacoop) chiede che si prendano provvedimenti efficaci e rapidi per mettere sotto controllo la diffusione di questi roditori, diventati un vero flagello per l’agricoltura e gli argini dei canali. La zona della provincia con la maggiore incidenza di danni, per centinaia di migliaia di euro, è la bassa Reggiana, nelle terre della bonifica dove è presente una capillare rete di canali. La legge 116 dell’agosto scorso, classificando la nutria come “animale nocivo” e non più “selvatico”, sì è rivelata una sciagura per gli agricoltori. Con la nuova classificazione le Province non sono più deputate a realizzare i piani di controllo e di fatto si è bloccata l’attività di contrasto. Al danno segue la beffa: dopo la modifica legislativa i danni agli agricoltori non sono più rimborsabili.

Agrinsieme e Copagri hanno incontrato il Prefetto, dott. Raffaele Ruberto, per rimarcare al rappresentante del governo la preoccupazione e il forte stato di tensione degli agricoltori per un fenomeno diventato ormai insopportabile. Il Prefetto ha informato della fitta corrispondenza intervenuta sull’argomento nei mesi scorsi tra la stessa Prefettura, la Regione e il Ministero dell’Interno, secondo il quale le ordinanze dei sindaci non sono giuridicamente ammesse per affrontare un problema come questo, in quanto non “emergente e transitorio”. Il Prefetto di Reggio Emilia ha promesso il suo impegno per promuovere piani di contenimento sovracomunali, d’intesa con la Regione e le Unioni dei Comuni. Agrinsieme, se da un lato registra l’impegno del Prefetto, denuncia come purtroppo si stia allontanando la soluzione di un problema che si è fatto sempre più grave in questi mesi e che rappresenta una grave minaccia non solo per il reddito degli agricoltori ma soprattutto per la sicurezza pubblica.

La nutria, insieme ad altri selvatici, costituisce una grave minaccia per le arginature di fiumi e canali, come hanno tragicamente dimostrato gli eventi di Modena del gennaio 2014, dove il cedimento dell’argine del fiume Secchia provocò l’inondazione di vaste aree nei comuni di Bastiglia, Bomporto, San Prospero, Camposanto, Finale Emilia, Medolla e San Felice sul Panaro, oltre ad alcune frazioni di Modena. Il volume d’acqua fuoriuscito fu allora stimato tra i 36 e i 38 milioni di metri cubi, con un colmo dell’onda di piena superiore ai 400 metri cubi al secondo. Un uomo perse la vita mentre prestava i primi soccorsi e gravissimi furono i danni ad abitazioni, imprese e opere pubbliche.

Nel 2014 sul territorio provinciale sono state abbattute circa 6.000 nutrie, a fronte di una media degli anni precedenti che si aggirava intorno ai 13.000 animali. Si può quindi stimare un incremento rispetto al passato di 3.500 nutrie femmina. Calcolando 8 cuccioli per gestazione e 2,5 gestazioni all’anno, anche sottostimando la capacità produttiva di questi animali è facile calcolare un incremento nel primo anno di “non controllo” di circa 70.000 capi. Essi si sommano ai numerosi animali preesistenti, già di per sé in grado di arrecare seri danni alle coltivazioni agricole, determinando un incremento geometrico delle popolazioni. Va ricordato che la nutria, animale alloctono, nei nostri territori di fatto non ha predatori e pertanto ha un bassissimo tasso di mortalità. Come hanno già fatto più volte fatto in passato, Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative italiane chiedono con forza che vengano urgentemente superati gli ostacoli amministrativi che ancora impediscono il controllo della nutria sul territorio provinciale. I danni delle nutrie all’agricoltura e agli argini sono gravissimi, quelli della burocrazia sono intollerabili!
 
 
 

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