Dalla notte al giorno, novità in vista per gli orari dei mercati agroalimentari

I Mercati ortofrutticoli all’ingrosso italiani rappresentano un importante player nel settore agroalimentare ed un affidabile main contractor nel comparto dei servizi e delle infrastrutture. I Mercati, 142 in tutto il territorio nazionale, rappresentano le più grandi strutture logistico-distributive italiane nel settore del fresco, agendo come punti nevralgici all’interno della filiera. Queste strutture, all’interno delle quali circola circa il 60% dei prodotti ortofrutticoli italiani, svolgono una funzione fondamentale per tutti gli attori della filiera: per i produttori, che rivendono i loro prodotti agli imprenditori dell’ingrosso; per i dettaglianti, che acquistano dai grossisti per rivendere la merce sul mercato; per i consumatori finali, che ottengono così la possibilità di scegliere fra una vasta gamma di prodotti, diversificati, controllati e di qualità.

LA PROPOSTA: Valentino Di Pisa, Presidente di Fedagromercati Nazionale – “La proposta di Fedagromercati  – ha detto Di Pisa – si basa sulla necessità di far lavorare i centri agroalimentari ed i mercati all’ingrosso di giorno, poiché il passaggio dall’orario di lavoro notturno al diurno, nonostante si tratti di un processo lungo e complesso, prevede vantaggi indubbi per la categoria e per l’intera filiera. Un esempio, l’abbattimento dei costi del notturno per gli imprenditori grossisti, il quale, a sua volta, si riflette sul prezzo finale dei prodotti ortofrutticoli che arrivano sulla tavola dei consumatori. Passare all’orario diurno di lavoro significherebbe ottenere prodotti freschi più controllati, e quindi maggior qualità, ma anche, con ogni probabilità, con prezzi inferiori, ma per realizzarsi questo progetto ha bisogno della condivisione di tutti gli attori del settore”.

La rilevanza delle funzioni  dei Mercati per il settore agroalimentare si evince chiaramente dai dati relativi alla realtà complessiva di questi attori. Le aziende degli operatori grossisti operanti in queste strutture registrano un fatturato di 13 miliardi di euro, mentre i quantitativi di merce che circolano al loro interno si attestano intorno a 11 milioni di tonnellate all’anno. Se consideriamo inoltre il totale degli addetti che operano in queste realtà, sono circa 42 mila i lavoratori presenti in tutto il territorio nazionale.
Nello specifico, i maggiori mercati italiani sono il C.A.A.T di Torino, So.ge.mi di Milano, Veronamercato spa, il CAAB di Bologna, il Mercafir di Firenze, il CAR di Roma e il C.A.A.N di Napoli, i quali sono associati a Italmercati, la Rete di Imprese costituita dai principali Centri Agroalimentari e Mercati all’ingrosso italiani. Il fatturato delle aziende operanti al loro interno si aggira intorno ai 6 miliardi di euro, con circa 5.000.000 accessi annui e 14.000 operatori.

Le attività svolte nei Mercati sono rivolte sia verso il mercato interno, ma anche verso l’estero. Infatti alcune realtà destinano una parte consistente dei loro quantitativi alla voce delle esportazioni, ad esempio Padova (il 55%), Milano (15%), Udine (8%) e Verona (5%), intraprendendo costantemente rapporti commerciali con buyers europei ed internazionali.

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