L’Arancia Rossa di Sicilia Igp invade i mercati europei. Ma serve un piano agrumicolo nazionale e regole uguali ai competitor per crescere ancora

Un’Arancia Rossa di Sicilia Igp da record quella che ha chiuso il 2018, dove si sono raggiunte le 18 mila tonnellate di prodotto commercializzato. Un traguardo mai tagliato prima che rappresenta però solo una tappa, seppur importante, nel percorso di crescita che sta facendo il Consorzio dell’Arancia Rossa di Sicilia Igp. Consorzio impegnato sia nella crescita quantitativa del prodotto, sia nella tutela e per la competitività sui mercati dell’arancia rossa, partendo da regole internazionali uguali per tutti i paesi competitor. Consorzio che sarà presente a Siena il 5 febbraio per il Kickoff di Qualivita in cui si farà il punto sulle indicazioni geografiche e sulle opportunità di crescita del sistema delle denominazioni.

Ad agricultura.it il presidente del Consorzio Arancia Rossa Igp Giovanni Selvaggi.

Presidente Selvaggi, come si presenta l’Arancia Rossa Igp nel nuovo anno, 2019? «Abbiamo chiuso la campagna 2018 con un risultato mai raggiunto in passato (18mila tonn) ed auspichiamo per la campagna che si è appena aperta (il 7 gennaio – leggi quali solo le tre varietà di arance) di superare il dato di arance commercializzate lo scorso anno. Stiamo lavorando per proseguire il lavoro nella promozione, tutela e vigilanza. Un aspetto, quest’ultimo, dove grazie anche ad un’attenta opera di vigilanza degli addetti del Consorzio (e con l’Icqrf), sono state sventate molte truffe a danno dei consumatori e dei produttori. E’ necessario non abbassare la guardia su questo aspetto, tutelare il bollino dell’Igp sulle arance che significa qualità e attenzione in ogni parte della filiera. Per quanto riguarda la promozione stiamo lavorando ad un piano promozionale con la Regione Sicilia, con l’auspicio di trovare risorse per fare spot e promozione sui media nazionali».

Mercato, dove vanno a finire le arance? «La Gdo la fa da padrona, con circa l’85 per cento del prodotto commercializzato, lavoriamo con le più grosse catene agroalimentari con cui facciamo anche co-branding. Siamo presenti in Europa, sempre più forti in Germania e nei paesi del Nord Europa. Oggi possiamo ‘rischiare’ di bere una spremuta di arancia rossa a Berlino e di non trovarla a Catania. Anche su questo aspetto stiamo lavorando. Altra tipologia di mercato sui cui le aziende, specialmente medio-piccole, l’online. Un segmento di mercato che permette di abbattere gran parte dei costi logistici per le aziende».

Secondo i dati disponibili, i margini di crescita per il prodotto certificato sono davvero ampi. Cosa occorre fare? «Il Consorzio conta oggi oltre 600 soci fra produttori e confezionatori, per 6500 ettari di coltivazione certificata (circa l’8-10 per cento degli ettari ad arancia rossa). Le 17-18mila tonnellate prodotte a marchio Igp rappresentano meno del 10% dell’intera produzione di arancia rossa siciliana. Il margine di crescita per il Consorzio e per il marchio Igp è quindi molto ampio, ma per crescere è necessario che noi produttori abbiamo un valore aggiunto economico dall’Igp. Per questo il lavoro da fare è enorme. Ma ovviamente non dipende solo da noi»

Quali sono i problemi principali che dovete affrontare? «Su tutti, la mancanza di un piano agrumicolo nazionale, oltre che regionale. Sembra paradossale, ma quello che ci manca non sono i canali di vendita, ma le arance. Ma senza un piano agrumicolo è impossibile prevedere nuovi impianti e programmare un aumento consistente della produzione. E poi non ci sono norme chiare sull’intera filiera e mancanza di tracciabilità ad esempio nei prodotti trasformati, come i succhi di arancia, che potrebbero rappresentare nuove importanti opportunità di mercato, basti pensare ai succhi nelle scuole o mense degli ospedali».

Quali sono i principali concorrenti? «La concorrenza più alta arriva dalla Spagna, che dobbiamo guardare comunque con grande ammirazione. Rappresenta il faro a cui fare riferimento. C’è tanto da lavorare in innovazione e tecnologia, siamo davvero indietro. E poi subiamo la concorrenza dei paesi nordafricani (Tunisia, Marocco ed Egitto) che hanno regole differenti ed un mercato del lavoro diverso, basti pensare che il costo di un dipendente in Sicilia è circa 10-15 volte superiore ad uno in Egitto. E poi il costo dell’energia, ad esempio. Siamo indietro in termini di concorrenza con questi paesi, non ci confrontiamo ad armi pari: per questo è necessario continuare a lavorare sulla massima qualità del prodotto e far comprendere il valore di questa qualità, il valore dell’indicazione geografica, in primis verso il consumatore.

L’Europa cosa può fare? «Ci vogliono intanto leggi e regole uguali per tutti, altrimenti è una gara falsata. Intanto sulle barriere fitosanitarie; l’armonizzazione delle molecole, dove siamo costretti ad utilizzare prodotti molto costosi rispetto ai paesi concorrenti, che però importano quel prodotto in Italia. Sono anni che chiediamo più chiarezza nelle regole».

Selvaggi, per concludere, ricordiamo l’evento del prossimo 5 febbraio a Siena, il Kickoff organizzato da Qualivita: un appuntamento che metterà insieme il sistema delle Indicazioni Geografiche per renderlo ancora più forte. «Il Consorzio Arancia Rossa parteciperà, Qualivita rappresenta un ottimo strumento per la promozione al grande pubblico delle denominazioni. Saremo presenti».

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