Mele e pere. Nel Veronese danni pesanti da cimice e crollo dei prezzi

Parte in affanno la stagione per le mele e le pere veronesi, con prezzi insoddisfacenti per i frutticoltori, che non riescono neppure a coprire i costi di produzione.

“Nel 2018, dopo la scarsità di prodotto del 2017, i prezzi medi mensili delle mele erano cresciuti di oltre il 50% rispetto all’annata precedente – sottolinea Andrea Lavagnoli, presidente di Cia Verona -. Quest’anno invece assistiamo a un crollo. I produttori vendono le Golden a prezzi dai 15 ai 20 centesimi, arrivando al massimo a 23 centesimi per quelle di grande pezzatura. Le mele da succo vengono battute a 3 centesimi: una miseria. Basso il prezzo anche delle Stark, tra 25 e 30 centesimi, così come per le Gala, mentre i nuovi cloni rossi vanno un po’ meglio con prezzi tra 35 e 40 centesimi. Per le Granny Smith è ancora presto per un primo bilancio, ma le previsioni non sono buone. Rispetto allo scorso anno è una stagione veramente magra. Il mercato è fermo e di prodotto ce n’è troppo, anche dall’Europa”.

Per le pere i prezzi sono decisamente migliori: dai 50 ai 70 centesimi per le William e le Conference, tra i 60 e 70 le Abate, con punte di 1 euro per le pezzature migliori. “Peccato che la cimice asiatica, nella zona Sud-Est del Veronese, abbia fatto disastri, con perdite del prodotto mediamente del 40 per cento. Secondo un’indagine di Cso Italy quest’anno verrà a mancare un terzo della produzione a livello nazionale. Una grave perdita di reddito per i nostri frutticoltori, che rischiano di chiudere i bilanci in rosso”.

Per quanto riguarda le mele, Verona resta la prima produttrice in Veneto e la terza in Italia con 4.550 ettari e 225.600 tonnellate raccolte nel 2018 (dati Veneto Agricoltura). Per le pere gli ettari coltivati sono 1.390 e 36.530 le tonnellate raccolte l’anno scorso, che la vedono sempre prima nel Veneto e quinta in Italia.

Preoccuapazione anche per gli agricoltori veronesi di Confagricoltura: «La stagione parte male per noi produttori – sottolinea Pietro Spellini, vicepresidente di Confagricoltura Verona e frutticoltore -. Nonostante abbiamo perso molta frutta con la cimice asiatica e la Polonia quest’anno abbia subito una perdita del raccolto pari al 40 per cento, non riusciamo comunque a vendere le mele a prezzi accettabili. Il Gala e i nuovi cloni erano partiti molto bene, con performance ottime per due settimane. Poi sono diventati invendibili. I supermercati le svendono già a poco più di 70 centesimi al chilo e noi quando va bene prendiamo 15-20 centesimi per la roba bella, quando i costi di produzione veleggiano intorno ai 30 centesimi al chilo. Tutt’altra musica rispetto allo scorso anno, quando le nuove mutazioni del Gala erano state vendute bene, con prezzi soddisfacenti partiti da 80 centesimi al chilo e infine stabili tra i 50 e i 60 centesimi».

Non va meglio con le Golden, che sono ancora in raccolta: «Le vendiamo a 15-20 centesimi, anche se a detto che con questa varietà si parte sempre in sordina, per recuperare ad autunno inoltrato. L’anno scorso ci eravamo assestati su un prezzo medio di 60 centesimi al chilo, ma era stata in generale una stagione favorevole, di grande ripresa rispetto al 2017 segnato da gelate e maltempo. Quest’anno tutto il settore della frutta è in affanno, anche a causa della cimice. Le cooperative chiudono, i lavoratori restano a casa. Sono segnali preoccupanti, che tracciano orizzonti sempre più cupi per il comparto».

 

 

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