Pomodoro fra futuro e mercato. Nel 2019 4,8 milioni di tonnellate; piace al 78,3% dei consumatori ma è associato al caporalato (82%)

La valorizzazione del comparto e delle produzioni sono i temi al centro dell’Assemblea Pubblica di ANICAV, la più grande associazione di rappresentanza delle imprese di trasformazione del pomodoro al mondo, svoltasi oggi alla Mostra d’Oltremare di Napoli nel corso dell’annuale appuntamento Il Filo Rosso del Pomodoro, una manifestazione, giunta alla sua settima edizione, che può ormai configurarsi come gli Stati Generali del pomodoro da industria e che rappresenta un atteso momento di incontro e di confronto tra le varie anime della filiera.

“La reputation come asset strategico per il comparto è il tema scelto come filo conduttore della giornata. – ha dichiarato il Presidente di ANICAV Antonio Ferraioli – Si tratta di un argomento di grande importanza ed attualità per la nostra filiera che vive una serie di difficoltà e criticità che tendono ad influenzare la percezione che l’opinione pubblica ha del settore e delle nostre produzioni anche frutto di un retaggio culturale di comportamenti atavici che continuano a minare la competitività delle aziende. Lo studio svolto da Reputation Institute si inserisce nel lavoro, non semplice, che come ANICAV stiamo portando avanti, con la collaborazione di tutte le componenti della filiera e delle Istituzioni, per accrescere la credibilità e puntare ad un recupero di immagine del comparto. La presenza oggi del Ministro delle Politiche Agricole Bellanova e del Sottosegretario al MiSE, Manzella, che ringrazio, dimostrano finalmente il forte interesse del Governo per il settore del pomodoro da industria.”

La presentazione dello studio “La reputazione del pomodoro e della sua industria nella percezione degli italiani”, commissionato da ANICAV a Reputation Institute – società leader mondiale specializzata in corporate reputation –  ha rappresentato il momento centrale della manifestazione ed è stata oggetto di una interessante tavola rotonda cui hanno partecipato i maggiori players del comparto,  Antonio Ferraioli, AD La Doria spa, Gianmarco Laviola, AD Princes Industria Alimentare srl, Francesco Mutti, AD Mutti spa, e Bruna Saviotti, AD Tomato Farm spa.

“I risultati della ricerca – ha affermato Giovanni De Angelis, Direttore Generale di ANICAV – potranno servire a supportare i processi decisionali e le strategie comunicative delle aziende e dell’Associazione per promuovere e difendere la reputazione di un comparto che rappresenta una, se non la più importante, filiera italiana dell’ortofrutta trasformata sia in termini di fatturato che di quantità prodotte e riveste un importante ruolo strategico e di traino dell’agroindustria italiana.”

“Risulta chiaro – ha continuato De Angelis – che sarà fondamentale modificare il paradigma del nostro agire affiancando all’attività di lobbyng, tipica di un’Associazione di rappresentanza, un’attività di advocacy che possa portare a sensibilizzare e rendere maggiormente consapevoli i consumatori sulla realtà del nostro comparto.”

La giornata è stata anche l’occasione per fare il punto su argomenti di particolare interesse per il settore e di grande impatto per l’opinione pubblica quali la sicurezza alimentare, l’origine della materia prima in etichetta e il caporalato.

“Voglio dirlo con forza – ha dichiarato il ministro Bellanova – la filiera del pomodoro non è una filiera sporca. Per noi non esistono filiere sporche, ci sono aziende che commettono reati e come tali vanno punite. Siamo contrari alle presunzioni di colpevolezza. Il tema è questo: il valore della reputazione. E spesso basta auna mela marcia a compromettere tutta la credibilità del settore. Per questo è nostro dovere impegnarci a fondo”.

“La vostra iniziativa di dare ancora trasparenza sull’origine in etichetta anche dopo l’entrata in applicazione del regolamento 775 mi trova d’accordo. – ha continuato la Ministra – Se vogliamo avere una reputazione forte, dobbiamo dire al consumatore che la trasparenza è un valore, è un diritto. Nessuno può averne paura. Così come devono poter conoscere da dove proviene la materia prima dei cibi che acquistano, è importante che i cittadini conoscano il valore del prodotto. Se si abituano a comprare a costi che nemmeno coprono quelli di produzione allora avremo un problema enorme: quel risparmio lo sta pagando qualcuno.
Dobbiamo combattere i caporali e insieme le pratiche sleali di mercato. Su questo secondo fronte vogliamo accelerare il recepimento della direttiva UE in materia e coordinarla con la nostra legge nazionale. Daremo un testo solo alle aziende, condiviso e con meno dubbi di interpretazione possibile. Sapendo che le pratiche sleali rappresentano un punto di assoluta debolezza nei rapporti della filiera e per questo devono essere vietate. Le aste al doppio ribasso, per esempio, pur non essendo in quella direttiva, sono caporalato in giacca e cravatta e per questo appoggio la legge che le vieta. È stata approvata alla Camera in prima lettura e spero che al Senato possa divenire definitivo il testo”.

“Credo molto nel progetto che vede partecipe anche Anicav insieme alla Borsa merci telematica per costruire una piattaforma di intermediazione legale della manodopera a partire dalla filiera del pomodoro a Foggia. – ha concluso la Ministra – È vero che la raccolta meccanizzata è ora a livelli percentuali importantissimi, è pure vero che però dove ancora si pratica quella manuale è meglio avere strumenti di assoluta legalità. Dalla prossima campagna di raccolta partirà la sperimentazione della piattaforma e mi auguro sarà un progetto da diffondere come buona pratica”.

LO STUDIO – Dallo studio è emerso che la reputazione delle conserve di pomodoro è molto forte, pari a 78,3 punti (su 100), un legame emotivo che posiziona il prodotto tra i settori più apprezzati dagli italiani come i beni di lusso e l’elettronica di consumo. Una percezione che, nel caso delle conserve di pomodoro, è legata alla sicurezza e all’affidabilità del prodotto, alla genuinità e soprattutto al legame con il territorio. Questo dimostra che – a dispetto della fake news del “pomodoro cinese sulle tavole degli italiani” di cui negli anni il settore è stato bersaglio – il consumatore è certo dell’origine italiana dei derivati del pomodoro.

Il pomodoro è oggi identificato come elemento cardine della dieta mediterranea, eccellenza dell’industria alimentare italiana e simbolo del «Made in Italy» nel mondo e, inoltre, viene riconosciuto l’importante contributo che le aziende del comparto apportano all’economia nazionale.

Emerge, tuttavia, un dato preoccupante: l’82% degli intervistati associa il pomodoro al caporalato, opinione ormai sedimentata, frutto di un’inesatta percezione del consumatore che considera le conserve di pomodoro prevalentemente come prodotto agricolo e non industriale non facendo, quindi, alcuna differenza tra il trasformatore e il produttore agricolo, e di un’informazione non sempre corretta.

Il caporalato – che è da considerarsi uno «stigma» reputazionale di cui la filiera, nonostante l’impatto sul settore sia marginale, come ampiamente dimostrato, si è sempre responsabilmente fatta carico – influisce negativamente sulla percezione del comparto e soprattutto delle aziende pregiudicandone la competitività, in particolare, a livello internazionale.

I NUMERI DELLA CAMPAGNA 2019 Nella campagna 2019 le aziende italiane – a fronte di 64.528 Ha messi a coltura (+6,4% sul 2018) – hanno trasformato 4,8 milioni di tonnellate di pomodoro, una produzione sostanzialmente in linea con lo scorso anno, ma con un’importante riduzione rispetto a quanto programmato. Nel Bacino Centro Sud sono state trasformate 2,43 milioni di tonnellate di pomodoro – con un incremento del 10,2% rispetto al 2018 – mentre nel Bacino del Nord il trasformato finale si è attestato intorno a 2,37 milioni di tonnellate (-3,2% rispetto allo scorso anno).

Il dato si inserisce in una situazione di crescita generale sia a livello europeo (+9%) che mondiale (+7%): in particolare la Cina con 4,5 milioni di tonnellate ha incrementato le quantità di circa il 18% e la Spagna e il Portogallo, complessivamente, di oltre il 15%.

L’Italia si conferma il secondo Paese trasformatore a livello globale dopo gli Stati Uniti e rappresentare il 13% della produzione mondiale (37,3 milioni di tonnellate) e circa la metà del trasformato europeo.

Sul versante dei consumi interni, nonostante la storica anticiclicità che caratterizza il comparto, continua il trend negativo retaggio del difficile momento economico che ha investito negli ultimi anni tutta l’industria alimentare, compresa quella di prima trasformazione. In particolare, nell’ultimo anno, nel periodo settembre 2018/settembre 2019, è proseguita la riduzione delle quote di mercato: la flessione maggiore ha riguardato i pelati, che hanno registrato una riduzione del 6,2%, e la polpa (-3,6%). Risultati un po’ più tranquillizzanti, ma pur sempre negativi, per i pomodorini (-1.0%), mentre la passata, che continua ad essere il prodotto più venduto, rimane stabile.

Diverso, invece, l’andamento del Food Service dove, grazie a una sempre maggiore attenzione della ristorazione alla qualità delle materie prime, si rileva un trend sostanzialmente crescente.

Buone le perfomance delle esportazioni che riescono a bilanciare il calo dei consumi interni. Anche in un momento storico in cui le incognite legate alla Brexit e le politiche protezionistiche minacciate o attuate da alcuni Paesi stanno creando non poche preoccupazioni alle nostre aziende, i mercati esteri continuano a rappresentare un’importante leva di crescita per il comparto, confermando la propensione dei consumatori stranieri a scegliere prodotti italiani di qualità.

L’Italia, infatti, è il primo Paese esportatore di derivati del pomodoro destinati al retail che rappresentano l’emblema della cucina italiana nel mondo. Nel primo semestre 2019 (dati ISTAT) si è registrata una crescita del 5.97% in volume e dell’8,9% in valore, con un andamento ampiamente positivo della bilancia commerciale.

L’ANICAV

L’ANICAV, Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali, con circa 100 aziende associate – tra le quali sono presenti i principali gruppi del comparto agroindustriale non solo a livello nazionale ma anche comunitario – è la più grande associazione di rappresentanza delle imprese di trasformazione di pomodoro al mondo per numero di soci e quantità di prodotto trasformato.

Le aziende ad essa associate rappresentano i 3/4 delle aziende italiane di trasformazione del pomodoro (con un volume di affari totale annuo di 2,6 milioni di Euro, di cui 1,4 derivanti dall’export) e delle aziende di trasformazione dei legumi (0,4 milioni di Euro).

L’ANICAV aderisce a livello nazionale a Confindustria e Federalimentare, mentre a livello internazionale fa parte dell’Association Mèditerranènne Internationale de la Tomate de Conserve (AMITOM), del World Precessing Tomato Council (WPTC), di Tomato Europe e di PROFEL

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