Canapa: Cia, Parlamento faccia chiarezza. Settore con enormi potenzialità, non solo cannabis light

Cia-Agricoltori Italiani chiede al Parlamento di fare chiarezza sulla canapa, in seguito alla decisione della presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati, di non ammettere nel maxiemendamento depositato dal Governo il provvedimento che avrebbe permesso di colmare un vuoto normativo, rendendo lecito l’utilizzo di tutta la parte della pianta per attività industriali e manifatturiere, con l’indicazione certa e definitiva del limite di THC allo 0,5%.

La canapa è il nuovo “oro verde” dell’agricoltura. La sua coltivazione in Italia ha visto un vero boom dell’ultimo triennio. La superficie dedicata è, infatti, passata da 950 a oltre 3.000 ettari (+200%) coinvolgendo centinaia aziende agricole e molti giovani imprenditori. L’Italia fino al 1940 era il secondo paese al mondo per ettari coltivati (110.000 ettari), dopo l’Unione Sovietica, poi –di fatto- la canapa è scomparsa dalle nostre campagne con l’avvento del nylon e delle fibre sintetiche, derivate dal petrolio.

Oggi per gli agricoltori c’è, invece, il paradosso di poter coltivare canapa con limite di THC da 0,2% a 0,6% senza poterne commercializzarne il fiore, per l’assenza di una norma legislativa che ne fissi i limiti di THC. A seguito della legge 242 del 2016, gli agricoltori hanno ricominciato a coltivare questa coltura che contribuisce a ridurre il consumo di suolo, diserbare i terreni e bonificarli dai metalli e, allo stesso tempo, è una produzione versatile grazie ai suoi mille impieghi. Dai percorsi innovativi di economia circolare come i mattoni ecologici per la bioedilizia, ai pellet per il riscaldamento nelle case e il materiale bioplastico. Importanti anche gli sbocchi nella filiera agroalimentare: pasta, pane e farina che non contengono glutine e l’olio ricco di Omega 3 importante per gli integratori alimentari perché ricchissimo di antiossidanti, senza dimenticare gli utilizzi per la cosmesi, detersivi, tinte e colori, solventi e inchiostri.

Da segnalare poi il percorso avviato per una filiera tessile green da Cia attraverso il marchio degli Agritessuti. L’industria tessile è la seconda più inquinante al mondo, responsabile del 20% dello spreco globale di acqua e del 10% delle emissioni di anidride carbonica. Con la reintroduzione nel nostro Paese della coltivazione di canapa destinata al tessile, l’intero ciclo di produzione sarebbe 100% ecosostenibile: dalla semina fino all’estrazione della materia prima. Coltivare canapa ha, inoltre, il vantaggio di non dover ricorrere all’uso di pesticidi, essendo una coltura molto resistente alle erbe infestanti.

 

Andrea Palazzo

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