Trent’anni di sapore e qualità. Uri celebra il suo carciofo con tre giorni di sagra

Sono passati trent’anni da quel lontano 1990 che diede i natali alla Sagra del Carciofo urese. Lo spinoso del Coros ancora non aveva il marchio DOP, ma profumava allora come oggi.

La ProLoco aveva alle spalle un solo anno di attività e concentrava le sue forze nel far crescere la nuova manifestazione. Trent’anni nella ProLoco di Uri oltre sessanta persone si mobilitano annualmente per portare avanti l’evento dedicato al carciofo. Questo fine settimana la 30esima Sagra del Carciofo di svolgerà ad Uri (Ss) dal 6 all’8 marzo.

“Siamo una comunità che crede nel territorio – spiega Angelo Garroni, presidente della ProLoco – Uri ha numerose potenzialità e la coltura – cultura del carciofo è una di queste. Ecco perché da trent’anni ci impegniamo per portare avanti quella che è diventata ormai una tradizione”. La Sagra dura tre giorni e nel tempo ha arricchito la sua offerta culinaria, le proposte museali nel paese, le attività dedicate alle famiglie e i micro eventi che alimentano tradizione e folklore. Ma gli elementi di questa Sagra 2020, che si terrà dal 6 all’8 marzo, sono tanti. Un tassello importante è la totale sostenibilità dell’evento e la partnership con Legambiente. I risultati importanti della raccolta differenziata dei rifiuti, che va ben oltre il 70%, hanno incentivato all’organizzazione di una sagra completamente sostenibile e all’utilizzo del monouso compostabile al 100% grazie alla collaborazione con la MA.DA Imballaggi e Legambiente Sassari. Niente plastica, né vetro alla Sagra 2020. Le Proloco distribuiranno i menù nei soli piatti e bicchieri 100% compostabili al fine di garantire una manifestazione green.

La Sagra trent’anni dopo è un appuntamento che unisce la coltura del carciofo alla cultura del territorio, come racconta il convegno che aprirà la tre giorni urese venerdì 6 marzo alle 17:30. “Cultura e Colture. Sulla via della tradizione tra carciofo e pane”, il titolo dell’incontro che vedrà dibattere docenti ed esperti di università di Sassari, CNR, Agris, Laore e Coldiretti. L’apertura della manifestazione coinciderà con l’inaugurazione del murales, dedicato al carciofo e realizzato da Gianni Ruggiu nella facciata della casa comunale, e con la presentazione del volume “Uri e la sua Sagra del Carciofo” di Giuseppe Sechi, trent’anni di storia della comunità urese.

Uri cresce in colture e culture ed è desiderosa di accogliere. Ecco perché una vasta offerta di visite guidate, mostre e musei racconta usi, tradizioni e costumi del paese. Casa Diaz in piazza Alisa, la cantina-museo di via Roma, l’antico lavatoio, il nuraghe di Santa Cadrina, la mostra “incantos” e la vestizione della giovane nel costrume tradizionale di Uri, la chiesa di Santa Croce e di Nostra Signora della Pazienza e le mostre nei locali de s’Iscola Ezza saranno visitabili gratuitamente sia sabato che domenica. Sabato le mostra e gli stand apriranno alle 17:30 e sarà possibile cenare dalle ore 20 in attesa del grande concerto dei Tazenda.

Ad arricchire l’offerta della domenica, invece, alle ore 12 in piazza della Repubblica l’esibizione del corso di organetto a cura del maestro Cubeddu e alle 15 in piazza Alisa “S’affidu a S’Uresa” la celebrazione del matrimonio in costume tradizionale. Contemporaneamente inizierà l’esibizione dei gruppi folk mentre alle 17 arriveranno dalla proloco di Mamoiada i Mamuthones e Issohadores. Grande attesa per i fuochi d’artificio delle 19:30 che precederanno l’esibizione della band degli Eclisse che inizierà alle 20. Il Trentennale rientra nel progetto “Iscarzofas uresa. Sagra tutto l’anno”, co-finanziato dalla Fondazione di Sardegna e dalla Camera di Commercio di Sassari, che punta ad animare e investire nel paese durante tutti i mesi dell’anno. “Gli investimenti nella Sagra e in tutto ciò che vi ruota attorno sono importanti e necessari per la nostra comunità – spiegano amministrazione e ProLoco – Negli anni tramite bandi europei e i progetti Rural EU abbiamo fatto conoscere tradizioni, usi e costumi uresi in Spagnia, Lettonia, Romania, Malta e Ungheria. Siamo riusciti ad esportare la nostra cultura e apprendere nuove tecniche di coltivazione. La Sagra è diventata veicolo di crescita rispettando la mission della Proloco e quella delle amministrazioni”.

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