I nitrati in agricoltura: normativa e novità di Ersaf Lombardia

Sebbene l’azoto sia un elemento nutritivo vitale per la crescita delle piante, e probabilmente il più importante,  in concentrazioni elevate può risultare dannoso per l’uomo e la natura.

L’uso di nitrati in agricoltura, ampiamente diffuso nei fertilizzanti organici e chimici, rappresenta una significativa fonte d’inquinamento delle falde acquifere. L’acqua non inquinata è imprescindibile per la salute e il benessere dell’uomo, nonché per gli ecosistemi naturali, pertanto la salvaguardia della qualità dell’acqua è un elemento chiave della politica ambientale dell’Unione europea: per questo, sin dal 1991, l’UE si è dotata della Direttiva nitrati con l’obiettivo di controllare l’inquinamento e migliorare la qualità dell’acqua. Il settore agricolo ha investito molto per ridurre l’impatto dei nitrati sulle acque, ma ancora molto resta da fare. Per raggiungere tale fine occorre ampliare ulteriormente la diffusione dei trattamenti degli effluenti di allevamento e l’applicazione tecniche agronomiche più sostenibili e di minore impatto ambientale.

La Direttiva Nitrati (91/676/CEE) ha richiesto la designazione di diversi ambiti di vulnerabilità, cioè di zone dove la gestione dell’azoto e in particolare quello di origine zootecnica, è regolamentata attraverso specifici programmi di azione regionali, che definiscono quantitativi, modalità e periodi per la distribuzione di effluenti di allevamento e fertilizzanti assimilati. Il limite più significativo riguarda la quantità massima di azoto da effluenti di allevamento spandibile, che viene fissato in 170 kg/ha per anno per le Zone Vulnerabili ai Nitrati.

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