Consorzio Agrario di Siena. Il neodirettore si presenta: «Il nostro brand non è un cimelio»

Ado Guerrini, 63enne originario di Manciano (Grosseto), è il nuovo direttore del Consorzio Agrario di Siena e Arezzo. Il manager si è insediato nella sede storica di via Pianigiani a Siena dopo la nomina da parte del Cda. Vanta un trascorso con diverse esperienze in realtà di settore agricolo e con diversi incarichi: dopo i primi passi nel Consorzio Agrario di Grosseto prima come tecnico e poi come agente di zona, ha ricoperto ruoli apicali (direttore) a Confagricoltura Perugia, Confagricoltura Grosseto e Confagricoltura Nazionale, passando attraverso un periodo nel settore della comunicazione fino all’ultima esperienza direttiva a Bonifiche Ferraresi Spa.

Per lei un ritorno in Toscana, come lo vive?

«Nella mia lunga esperienza lavorativa ho cercato di conoscere sempre tutte le realtà italiane, l’Italia ha grandi valori e un grande patrimonio, agricolo e culturale e basa tutto sulla propria diversificazione. Girando in lungo e in largo ho capito una cosa: il primo elemento da tenere in considerazione è il rispetto dei valori, delle tradizioni e di quelli che sono i costumi laddove si va ad operare. Nessun obiettivo potrà essere mai raggiunto se si pensa di portare le proprie esperienze seppure positive in un ambito senza calarle dentro quello che è rappresentato dal passato e dal presente del luogo in cui si opera. Quindi non considero questo un ritorno e uno spostamento all’interno della Toscana ma una finalizzazione di un poter operare in una struttura che da sempre ha rappresentato un patrimonio dei Consorzi Agrari e dell’agricoltura italiana. Ha rappresentato da sempre un punto di riferimento per gli agricoltori senesi e da 20 anni per quelli aretini che a pieno titolo fanno parte della base associativa di cui non dobbiamo assolutamente dimenticarci ma averli in piena e totale considerazione».

Quale sarà il primo impegno?

«Dare gambe e futuro ad un passato glorioso e ad un presente di una struttura che si cala in un contesto socio economico di questo territorio lacerato da molte vicissitudini in tanti ambiti negli ultimi anni, dove il Consorzio Agrario rappresenta una entità conosciuta, riconosciuta e elemento di riferimento di un’intera comunità. Gli agricoltori non sono clienti, sono i nostri azionisti di riferimento attraverso le proprie persone e attraverso le associazioni che li rappresentano; ma come qualunque azienda e impresa che opera soprattutto in questo anno in sistemi economici in grande difficoltà, non solo per il nostro Paese ma per la Comunità Europea, abbiamo necessità di porci degli obiettivi che permettano a questa struttura di poter avere le basi fondanti affinché possa essere presente nei prossimi anni negli interessi degli stessi agricoltori».

Siena si è sempre fatta forte del suo brand in ambito agricolo. Forse si è cullata troppo sugli allori ed ora sta riscoprendo che quel made in Siena va valorizzato. Come il Consorzio può agire in questa direzione?

«A volte ci si culla su quello che è stato il passato e ci si culla ancora di più quando si pensa che anche non facendo nulla i risultati arrivino nello stesso identico modo. Ma per costruire un grande futuro bisogna sapere adattare e promuovere quelle che sono le peculiarità di un territorio rispetto alla fruibilità e alla percezione che il mondo ha di questo. Gli agricoltori di Siena ed Arezzo coltivano e conservano i territori che poi vediamo nelle cartoline, nei filmati, nei paesaggi; quelli che vengono utilizzati con i monumenti storici in quelle che sono le promozioni di un intero territorio. Però mi piace pensare che l’ambito agricolo ha un aspetto ancora più importante: per la conservazione di quei territori così ben curati esiste sempre un fattore umano che ogni mattina in silenzio, quasi in maniera anonima, a costo di sacrifici, permette nella sua aggregazione una continuità e una uniformità di immagine di un territorio».

Innovazione e ricerca in agricoltura, questo territorio è conosciuto in tutto il mondo. Cosa significa per il Consorzio Agrario?

«A Siena e ad Arezzo ci sono molte realtà importanti in tale settore e la partnership con coloro che fanno ricerca ed innovazione non solo dovrebbe essere rafforzata, ma dovrebbe collaborare a pieno titolo, essere un elemento naturale di collaborazione tra tutti quei soggetti che coprono la filiera e di cui il Consorzio Agrario rappresenta la parte iniziale  prima della produzione per poi estendere la sua attivista alla trasformazione e commercializzazione del prodotto finito. Non può esistere ricerca se non ha finalizzazione di essere applicata. Quindi gli interessi sono assolutamente comuni, da qui l’auspicio che il sistema possa chiamarsi tale. Per raggiungere un obiettivo non ci devono essere gelosie o personalismi, se si ha un grande successo, c’è per tutti».

Cosa può dare il Consorzio Agrario al territorio?

«Vogliamo essere un grande protagonista del tessuto socio economico di questo territorio, essere un interlocutore per il mondo delle associazioni, della politica, e di coloro che governano una comunità, pronti a dialogare con tutti. Consapevoli di avere una rete di diffusione, che è elemento importante perché può essere un termometro di questo mondo e evoluzione del territorio».

I Consorzi Agrari di gran parte dell’Italia stanno andando verso una direzione precisa che porta a Bonifiche Ferraresi, quale sarà l’intento di Siena?

«Sono decisioni che l’organo di gestione dovrà  valutare insieme ad altre opportunità che si potranno proporre per poi  porle di fronte  al Consiglio di Amministrazione senza preclusioni di sorta. Credo però che l’identità che noi rappresentiamo sia molto forte, il brand Consorzio Agrario di Siena non è uno qualsiasi, qualunque siano le decisioni che potranno essere prese in futuro. Credo che il nostro brand sia importante che possa essere conservato non come un  cimelio da bacheca ma come un protagonista dei prossimi anni per quello che ha rappresentato, per quello che rappresenta e per quello che si pone di rappresentare in futuro».

 

 

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