Agrisolare, logistica e contratti di filiera. Il pacchetto Mipaaf per il Recovery. Pochi progetti ad alto impatto

ROMA – Agrisolare, razionalizzazione della logistica dell’agroalimentare e contratti di filiera. Pochi progetti ma ad alto impatto. Sono i tre punti del pacchetto del Ministero delle politiche agricole per il Recovery Plan spiegati dal ministro Stefano Patuanelli, nel corso di un webinar di Legambiente sulle proposte per il Piano nazionale di ripresa e resilienza.

L’iniziativa di Legambiente è stata il primo grande incontro pubblico sul tema del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Un’occasione di riflessione e confronto tra esponenti del mondo politico, produttivo, della cooperazione e dell’ambientalismo a un mese esatto dalla scadenza fissata da Bruxelles per la presentazione dei Recovery Plan dei Paesi membri.

“Condivido tantissimo la necessità di superare l’elemento dei titoli nella distribuzione dei contributi Pac – ha detto il ministro – mentre il pacchetto per il PNRR del Mipaaf, che è nato con la gestione precedente, ha come ratio quella di puntare su pochi progetti ad alto impatto. Penso ad esempio al progetto sull’agrisolare, quindi alla sostituzione delle attuali coperture di stalle e stabilimenti, spesso in eternit e amianto, con pannelli fotovoltaici, mentre credo che si debba abbandonare il fotovoltaico a terra che incide troppo sulla produzione agricola”.

“Penso alla razionalizzazione della logistica dell’agroalimentare che consenta un accorciamento della filiera e una sua organizzazione più virtuosa al fine di permettere da un lato una maggiore competitività delle imprese e dall’altra un minore impatto sull’ambiente, diminuendo il chilometraggio. Terzo elemento, sono i contratti di filiera, verticali sulle filiere che hanno maggior bisogno di fare un percorso di sostenibilità ambientale, che possano redistribuire il valore aggiunto all’interno della filiera a favore delle fasi più a monte, in modo da garantire maggior redditività agli imprenditori agricoli e maggiore dignità ai lavoratori, andando a scalfire lo scandalo  del caporalato e dello sfruttamento del lavoro in campagna, che purtroppo continua a riempire ogni giorno la cronaca del nostro Paese”.

SERVE SVOLTA VERSO AGROECOLOGIA

“Condivido al 100 per cento la necessità di una svolta radicale verso l’agroecologia e credo che la prima sfida si giocherà proprio in queste settimane con la nuova Pac che dovrà essere decisa a livello europeo. Riguardo alla Pac – ha detto Patuanelli – credo sia evidente la necessità di chiudere l’accordo sotto la presidenza portoghese e non rimandare al secondo semestre ed è per questo che a Bruxelles qualche giorno fa ho rilasciato delle dichiarazioni che hanno suscitato qualche contrasto e polemica, sul valore ecologico della Pac. Lo dico perché se oggi inizia il dibattito nei triloghi e nel rapporto con la Commissione sull’introdurre all’interno della nuova programmazione le comunicazioni del Farm to Fork, della Biodiversità e più in generale del Green Deal, ho la sensazione che il dibattito non si chiuda in tempo”.

“La sfida che abbiamo davanti e che vale per tutti i settori manifatturieri ma anche per quello primario – ha concluso il ministro – è quella di poter incidere rispetto a una produzione energetica da fonti rinnovabili attraverso la produzione di asset industriali da creare nel nostro Paese”.

All’incontro hanno partecipato, tra gli altri, Luigi Di Maio, ministro degli Affari Esteri; Vincenzo Amendola, sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei Ministri; Roberto Cingolani, ministro della Transizione Ecologica; Catia Bastioli, a.d. Novamont; Carlo Tamburi, direttore Italia Enel; Enrico Giovannini, ministero delle Infrastrutture e della Mobilita’ Sostenibili; Andrea Orlando, ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali; Maria Rosaria Carfagna, ministro per il Sud e la Coesione Territoriale, Maurizio Landini, segretario generale CGIL, oltre ai vertici di Legambiente.

Tanti i temi affrontati durante la mattinata ricca di contributi e spunti da parte non solo di rappresentanti delle istituzioni e dell’industria ma anche dell’universo ambientalista rappresentato da WWF Italia, GreenPeace Italia, Kyotoclub, Fridays for future Italia, che per la prima volta si sono confrontati pubblicamente sui progetti da finanziare con le risorse del Next Generation Eu per consentire all’Italia ridefinire l’economia nazionale guardando alle sfide del nuovo secolo.

A fare da fil rouge, la proposta di Recovery Plan avanzata da Legambiente a febbraio scorso. Un corposo documento che restituisce la visione dell’associazione sull’Italia al 2030 maturata dopo un dialogo durato diversi mesi con istituzioni, imprese, associazioni, sindacati.

IL DOSSIER LEGAMBIENTE

Il dossier riprende la stessa struttura del PNRR nazionale con le 6 missioni indicate dall’Europa, declinate in 23 priorità di intervento e 63 progetti territoriali da realizzare – tra rinnovabili, mobilità sostenibile, economia circolare, adattamento climatico e riduzione del rischio idrogeologico, ciclo delle acque, bonifiche dei siti inquinati, innovazione produttiva, rigenerazione urbana, superamento del digital divide, infrastrutture verdi, turismo, natura e cultura.

Una grande attenzione è stata dedicata anche alla riconversione ambientale dell’agroalimentare, asse portante dell’economia made in Italy, prevedendo la costruzione di un percorso orientato all’agroecologia, in linea con quanto previsto dalla strategia europea Farm to Fork al 2030. “Tre le proposte di Legambiente”, si legge nel documento, “favorire il metodo di produzione biologica, con l’obiettivo di giungere al 40% di superficie coltivata a bio entro il 2030 e qualificare in modo ambizioso sotto il punto di vista ambientale anche l’agricoltura integrata. Va drasticamente tagliata la dipendenza dalle fonti fossili, attraverso impianti di agrivoltaico che non consumano suolo agricolo, impianti di produzione a biometano per trattare sottoprodotti e reflui zootecnici e mediante l’acquisto di trattori che usano questo combustibile rinnovabile; deve essere promossa la riduzione degli input chimici, del consumo di acqua e di plastica.

Tale processo va integrato con l’impegno per un maggiore benessere animale, la riduzione dell’inquinamento delle acque, dell’aria e dei terreni, l’indipendenza mangimistica, la promozione dell’economia circolare tramite l’utilizzo di materiali riutilizzabili, riciclabili e compostabili. Va promossa la tracciabilità delle materie prime e dei prodotti trasformati, mentre sul versante della sostenibilità sociale, va condotta con rigore la lotta al caporalato e alle diverse forme di sfruttamento umano che si sono insediate nei nostri territori in questi anni, la lotta all’uso illegale dei fitofarmaci e promossa la diffusione di buone pratiche di riutilizzo sociale dei terreni confiscati”.

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