Grani antichi devastati dalle scorribande dei caprioli. Nelle campagne fiorentine aumentati del 30% in 5 anni

CERTALDO (FI) – Caprioli in aumento del 30 per cento negli ultimi cinque anni, ed ettari di coltivazioni di grani antichi andati distrutti, così come grappoli d’uva utilizzati dagli animali per dissetarsi.

In provincia di Firenze, situazione sempre più preoccupante e il grido di allarme degli agricoltori deve essere ascoltato dalle istituzioni. «Il problema degli ungulati e animali selvatici – sottolinea il presidente di Cia Toscana CentroSandro Orlandini – non è certo una novità, ma negli ultimi anni oltre all’emergenza cinghiali, dobbiamo fare sempre più i conti con il proliferare dei caprioli, che sono meno cacciati e quindi fuori controllo. I nostri agricoltori ed allevatori sono esasperati, così non è possibile andare avanti».

E così nella zona di Certaldo, Franco Marzi, titolare dell’azienda agricola I Fossati – allevamento di di razza Chianina, e produzione di vino e olio – racconta che la situazione è insostenibile a causa del numero sempre crescente dei caprioli: «Mentre per i cinghiali c’è un ottimo mercato nella ristorazione locale e toscana, con prezzi che si aggirano sui 3,5 euro al kg – spiega Marzi -, per la carne di capriolo non c’è mercato, non interessa, e così i cacciatori non sparano ai caprioli che possono aumentare di numero indisturbati». Marzi coltiva grani antichi (varietà andriolo) in circa 4 ettari di terreno: «Passano a branchi molto numerosi, anche di 30 capi a volta – dice -, e così la produzione viene completamente calpestata, gli animali ci scorrazzano, ci si rotolano sopra e non resta niente; e quel che resta viene terminato dai cinghiali». Inoltre danni all’uva: «I chicchi d’uva servono per dissetare gli ungulati in questi periodo di siccità e così anche gran parte della produzione per il vino viene distrutta».

Il problema principale, secondo l’agricoltore di Certaldo, resta in questo caso la mancanza di mercato per i caprioli: «E’ urgente aprire un tavolo con la Regione Toscana – conclude Franco Marzi – se si vuole davvero risolvere il problema di tanti agricoltori, che, come me, sono costretti a subire danni ingenti, e a vedere il proprio lavoro andare distrutto. Bisogna agire senza perdere tempo».

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