Dal Piemonte alla Sicilia, crescono le aree in deficit di acqua. Chieti e Pescara in difficoltà

ROMA – Secondo i dati dell’European Drought  Observatory (E.D.O.),  sono le province di Pescara e Chieti, quelle maggiormente in sofferenza idrica al termine di un Agosto meteorologicamente “estremo” sull’Italia (dalle temperature tropicali alle disastrose grandinate);

oltre che in Abruzzo, grave siccità si registra in Molise e Marche,  ma c’è forte  crisi idrica anche nel Sud del Piemonte fino ad arrivare al crescente rischio desertificazione in alcune zone della Sicilia ed al preoccupante, progressivo inaridimento delle coste di Romagna.

“Il quadro, che si delinea – commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – conferma la crescente instabilità climatica sulla Penisola, di cui è prima vittima, l’agricoltura. La risposta sta solo nell’incremento della capacità di resilienza dei  territori, anche adeguando e potenziando la rete idraulica del Paese. E’ necessario uscire dalla logica dell’emergenza, che costerà anche quest’anno milioni di euro all’economia nazionale. Trascorso il periodo più caldo dell’estate, i Consorzi di bonifica ed Irrigazione riprendono la stagione delle inaugurazioni di nuovi impianti, ma non basta: servono nuovi investimenti, utilizzando anche i fondi del Recovery Plan. ANBI – conclude il Presidente, Francesco Vincenzi – mette 858 progetti definitivi  a disposizione del Paese: con un investimento di circa 4 miliardi e 339 milioni si garantirebbero oltre 21.000 posti di lavoro, oltre a migliorare la gestione idrica lungo l’intera Penisola.”

A “fotografare” le disponibilità d’acqua sui territori italiani è il report dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, che segnala come i grandi laghi del Nord siano al di sotto dei livelli 2020 e tendano a scendere, ad eccezione del Garda, sotto la media del periodo.

Se in Val d’Aosta, pur confermandosi il poco conosciuto andamento siccitoso d’Agosto (caduti circa 30 millimetri di pioggia), i fiumi non paiono risentirne, assai diversa è la situazione nel confinante Piemonte, dove le portate dei fiumi sono inferiori al 2020: le situazioni più evidenti sono quelle di Tanaro, Sesia, Stura di Demonte, Varaita, mentre  nel Cuneese mancano all’appello oltre 300 millimetri di pioggia da inizio anno (caduti finora mm. 328 contro una media di mm. 635).

A risentire delle scarse piogge piemontesi è anche il primo tratto del fiume Po, che recupera però in Emilia Romagna, dove registra portate superiori allo scorso anno, attestandosi a livelli di “normale siccità idrologica”, seppur inferiori alla media del periodo.

Gli altri fiumi emiliani continuano ad essere deficitari, in particolare quelli piacentini (la Trebbia è addirittura in secca), che sprofondano sotto i minimi storici seppur, nella stessa area, il bacino di Mignano registra la migliore performance del recente triennio. Sul fronte pluviometrico, in Agosto, i territori romagnoli a Nord del fiume Reno  hanno visto cadere solo mm. 13,6, sfiorando il minimo storico di precipitazioni, mentre a Sud dell’asta fluviale sono caduti mm. 15,7 di pioggia .

In Lombardia, il fiume Adda presenta una portata inferiore di oltre 200 metri cubi al secondo rispetto dell’anno scorso, mentre è buona, seppur inferiore al 2020, la condizione dei corsi d’acqua del Veneto, grazie alle precipitazioni d’Agosto.

Le piogge estive hanno beneficato  anche i fiumi della Toscana, tutti in crescita dopo settimane di grande sofferenza e con l’Arno tornato sopra la media mensile.

Restano altresì  in grave deficit idrico  i fiumi delle Marche con il Sentino, che ha toccato il minimo storico nell’ altezza idrometrica (cm. -37); altrettanto dicasi per  i bacini marchigiani, i cui volumi trattenuti sono la metà della capacità disponibile e  lontanissimi dalle quote degli anni scorsi, complici una temperatura media regionale, superiore di  oltre 2 gradi  rispetto al passato e precipitazioni calate del  25,5%.

Piogge estive scarse anche sull’Umbria, mentre nel Lazio la situazione delle risorse idriche è complessivamente nella media (fiume Liri in crescita, Sacco in calo, lago di Bracciano in decrescita fisiologica stagionale); buona è la condizione dei corsi d’acqua della Campania con Liri Garigliano e Sele al record di portata del quinquennio.

Al Sud, le disponibilità idriche, accumulate in Basilicata e Puglia durante i mesi scorsi, stanno permettendo una regolare stagione irrigua, nonostante le riserve in Agosto  siano calate di circa 60 milioni di metri cubi in Lucania e di 40 milioni di metri cubi nella confinante regione, pur garantendo ancora un confortante surplus sulle disponibilità dell’anno scorso.

Se in Sardegna la situazione è in linea con il positivo 2020, diversa e negativa  è la situazione delle disponibilità idriche in Calabria (territorio di ripetuti contrasti fra necessità agricole ed esigenze idroelettriche) ed in Sicilia, i cui bacini registrano uno dei dati peggiori del recente decennio.

“Queste situazioni diversificate dimostrano che, di fronte ai cambiamenti climatici, non solo è necessario realizzare nuovi  invasi, migliorando anche la capacità di quelli esistenti, ma è necessario completare gli schemi  idrici per portare l’acqua là, dove c’è maggiore bisogno – conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – Contestualmente è necessario attivare strumenti di concertazione che, nel rispetto delle priorità di legge, ricerchino le necessarie compatibilità fra i crescenti interessi sulle risorse idriche, evitando inutili prove di forza a discapito di chi produce cibo.”

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