Valpolicella, entro il 2030 il 10 per cento dei paesaggi rurali storici. Dossier per candidatura Unesco

VERONA – In Valpolicella le colture promiscue si sono ridotte da 1.263 a 178 ettari in 50 anni. E un po’ in tutto il Veneto è quasi scomparsa la piantata, coltivazione della vite che veniva realizzata ai lati dei seminativi.

Sono alcuni dati emersi nel convegno “Dialoghi con gli agricoltori, produttori di paesaggio”, che si è svolto a Villa Spinosa di Negrar, dai quali è emersa la necessità di tutelare i paesaggi tradizionali riconoscendo il loro valore culturale e identitario con incentivi, contributi e marchi ad hoc.

Il convegno era la prima tappa di un progetto promosso dall’Osservatorio del Paesaggio della Regione Veneto e dall’Università Iuav di Venezia, in collaborazione con i Giovani di Confagricoltura Veneto e Verona, con l’obiettivo di sensibilizzare e responsabilizzare gli agricoltori nella crescita della cultura del paesaggio. “Gli agricoltori ci hanno tramandato il paesaggio nel corso dei secoli – hanno spiegato Salvina Sist dell’Osservatorio regionale e Matelda Reho dell’Università Iuav – e possono perciò rivestire un ruolo decisivo nel percorso di tutela con molte opportunità che si aprono, dato che l’Europa premia chi cura e mantiene il patrimonio paesaggistico. Nel Veronese sono tre i paesaggi iscritti nel Registro dei paesaggi rurali di interesse storico del Ministero delle politiche agricole: gli alti pascoli della Lessinia, le colline terrazzate del Valpolicella e le colline vitate del Soave. L’obiettivo, entro il 2030, è che almeno il 10 per cento dei paesaggi rurali e agricoli del Veneto rientri nel vincolo paesaggistico, anche per il ruolo fondamentale che possono svolgere per lo sviluppo del turismo rurale e per la promozione delle produzioni agroalimentari”.

Tiziano Tempesta, economista agrario dell’Università di Padova, ha spiegato l’importanza dei paesaggi tradizionali e storici nel mantenere non solo la cura e la bellezza del territorio, ma anche l’identità dei prodotti e i saperi. “Dal secondo Dopoguerra i cambiamenti socio-culturali e il progresso tecnologico hanno portato al degrado e alla scomparsa dei paesaggi tradizionali – ha detto -, che sono una parte integrante del patrimonio culturale italiano e favoriscono la conservazione dell’assetto idrogeologico e il presidio del territorio. Il loro ruolo è fondamentale anche per lo sviluppo del turismo rurale e la promozione delle produzioni agroalimentari. La loro tutela, tuttavia, non può avvenire solo tramite l’imposizione di vincoli. È necessario, invece, migliorare la redditività di chi cura il territorio con l’introduzione di un marchio legato al paesaggio tradizionale, avviando inoltre piani di sviluppo rurale con incentivi e coordinando gli strumenti di politica agraria con i piani territoriali e paesaggistici”.

Sulla salvaguardia dei vigneti eroici o storici si è soffermata Rita Boccardo, della direzione agroambiente della Regione Veneto, elencando i provvedimenti legislativi emanati, a partire dalla legge 238 del 12 dicembre 2016 che tutela anche le pratiche tradizionali come la pergola, la piantata e il sistema a raggi. Alberto Bonora, dell’Università Iuav, ha analizzato invece il caso di successo delle Cotswolds, colline inglesi riconosciute nel 1949 aree di pregio paesaggistico, dove il 70 per cento del terreno è agricolo ma coltivato nel rispetto dell’ambiente da politiche di tutela e valorizzazione.

Presente all’incontro Marco Andreoli, presidente della commissione agricoltura della Regione Veneto, che ha annunciato la nascita della fondazione Valpolibella, che costituirà il dossier di candidatura delle colline del Valpolicella a patrimonio Unesco: “La fondazione è fondamentale perché la candidatura deve nascere da una realtà locale. Siamo in quattro del territorio a farne parte: la Regione Veneto sosterrà il nostro lavoro e lo veicolerà verso Parigi”.

Gianpaolo Vallardi, presidente della Commissione agricoltura del Senato, era in collegamento online e ha spiegato l’iter di un disegno di legge che riconoscerà la figura dell’agricoltore come custode dell’ambiente. “Abbiamo quasi ultimato le audizioni, ci auguriamo di arrivare entro la fine della legislatura all’approvazione della legge – ha precisato -. L’agricoltore è una figura centrale per l’ambiente e l’ecosistema. Pensiamo a quanto sarebbe importante anche nella prevenzione degli incendi come quelli avvenuti in Sardegna, o per il controllo della fauna selvatica”.

“Siamo convinti che oggi sia impossibile fare agricoltura in maniera scollegata dal territorio che ci ospita – ha detto Piergiovanni Ferrarese, presidente dei giovani di Confagricoltura Veneto e Verona -. Perciò abbiamo aderito con entusiasmo a questo progetto, a cui crediamo fortemente per il futuro del far impresa in agricoltura”.

Conclusione di Enrico Cascella Spinosa, viticoltore di Confagricoltura e padrone di casa: “La Valpolicella è stata più tutelata dall’Amarone che non dalle commissioni edilizie e dai regolamenti – ha puntualizzato -. Salvaguardare non vuol dire ingessare, ma recuperare e ristrutturare grazie al lavoro in agricoltura. Metà delle ville antiche della valle sono sopravvissute grazie al vino, che ha prodotto ricchezza permettendosi di reinvestire sulle vecchie tinaie, sui vigneti, su giardini che sono sempre più belli”.

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