Crisi olivicoltura. Parentela (M5S) attacca il sottosegretario Battistoni: urgente convocare tavolo olio

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ROMA – “Ciclicamente assistiamo alla crisi del comparto olivicolo-oleario italiano che necessita di confrontarsi per pianificare le strategie future sia per distribuire la redditività lungo la filiera sia per acquisire maggiore competitività sui mercati nazionali ed esteri. Dobbiamo iniziare a lavorare per superare le criticità del comparto e, per questo, non si può perdere altro tempo: non comprendiamo, dunque, che cosa aspetti il sottosegretario alle Politiche agricole Francesco Battistoni, con delega in materia, a convocare il tavolo del settore olivicolo-oleario”.

Lo dichiara il deputato Paolo Parentela, esponente M5S in commissione Agricoltura, raccogliendo le richieste del comparto dinanzi alla crisi di mercato nonostante la campagna 2021-2022 debba ancora entrare nel vivo.

“Il decreto ministeriale – aggiunge – con cui il ministro Stefano Patuanelli ha stanziato 30 milioni di euro, dai fondi che abbiamo inserito nella scorsa legge di Bilancio, per investimenti in nuovi impianti e per il rinnovamento degli esistenti, rappresenta un primo passo che, però, è evidente non possa cambiare lo scenario olivicolo italiano che necessita di scelte coraggiose e decise. Anche le norme per il contrasto alle pratiche commerciali sleali, come le aste a doppio ribasso, dà forza agli olivicoltori ma serve attivare la Commissione Unica Nazionale (CUN), divenuta legge grazie al MoVimento 5 Stelle”.

“Per raggiungere questi risultati – prosegue Parentela – è necessario serrare i ranghi e rafforzare il dialogo tra gli operatori del settore e ciò deve essere il frutto di un input ministeriale di chi detiene la delega in materia. Nel corso del 2021 la filiera ha anche perso l’Organizzazione Interprofessionale: un avvenimento ‘cartina di tornasole’ dello stato in cui giace il comparto. Avevamo sollecitato Battistoni con un question time e il sottosegretario, nella sua risposta, aveva promesso un intervento concreto e immediato. Dopo sei mesi è ancora tutto fermo”.

“Questo immobilismo non ha visione e non può dare prospettive all’olio italiano che può trovare la sua strada solo attraverso il dialogo tra operatori, veri protagonisti della filiera. Davanti vi è anche la sfida della ‘sostenibilità’ che può fungere da strumento comunicativo per innalzare il livello qualitativo dell’olio italiano agli occhi del consumatore, come già sta facendo il mondo del vino. Non vi è altro tempo da perdere” conclude.

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