Troppo caldo per le olive. Olio Toscano Igp: il futuro in cultivar autoctone resistenti a clima

FIRENZE – Più che l’assenza di precipitazioni, è il caldo a preoccupare gli olivicoltori toscani.

L’ottima andamento del ciclo vegetativo della primavera si è scontrato con l’arida realtà di un’estate anticipata e temperature medie bel oltre le medie stagionali che stanno compromettendo l’andamento della produttività della prossima annata olivicola.

E’ quanto emerso dall’assemblea del Consorzio di Tutela dell’Olio Toscano IGP durante l’ultima seduta. Con quasi 9 mila soci, 7 milioni di piante certificate ed una produzione certificata di quasi 2 milioni di tonnellate, il Consorzio di Tutela Toscano IGP è la realtà più importante, per numeri e volumi, italiano.

Sul tavolo, insieme al dossier della riforma del sistema europeo delle denominazioni di origine IG e alla conferma del primato tra i 49 prodotti ad indicazioni geografiche nazionali (42 Dop e 12 Igp) con un terzo dell’intero valore al consumo nazionale, l’emergenza idrica e gli effetti dei cambiamenti climatici sulle coltivazioni agricole e sulle pratiche agronomiche. All’assemblea, dal titolo “La difesa e la gestione dell’olivo ai tempi dei cambiamenti climatici” hanno partecipato il vice presidente della Regione Toscana, Stefania Saccardi, Ruggero Petacchi dell’Istituto Scienze della Vita della Scuola Sant’Anna di Pisa e Giovanni Caruso del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari, Agroambientali dell’Università di Pisa.
“Assenza di piogge, caldo e vento sono fattori deleteri per un’allegagione ottimale. In alcune aree, a macchia di leopardo, si iniziano a vedere i frutti scottati dal sole. Le olive non crescono e restano piccole perché non hanno l’adeguato apporto idrico e tutto questo inciderà inevitabilmente sulla produttività. E’ ancora presto e difficile per dire quanto ma è certo che influirà. – spiega il Presidente del Consorzio, Fabrizio Filippi – I cambiamenti climatici sono una tendenza ormai consolidata con cui dobbiamo fare i conti. In 70 anni le temperature sono aumentate di circa 1,7 gradi a livello annuo, in estate di due gradi negli ultimi 50 anni. Piove di meno e piove in maniera più irregolare. L’olivicoltura regionale deve iniziare ad adeguarsi ad un nuovo scenario tenendo in considerazione l’età media degli olivi e l’importanza di preservare i cultivar autoctoni”.
Il futuro dell’olivicoltura toscana e dell’extravergine IGP è “un’agricoltura più razionale con un nuovo approccio nei confronti della risorsa idrica. Le risposte arrivano da una gestione agronomica e dalla tecnologia in un’ottica di razionalizzazione dei mezzi tecnici e della risorsa acqua e della ricerca per testare le varietà autoctone più resistenti a tutti quei mutamenti climatici che ci attendono. – spiega Giampiero Cresti, vice presidente del Consorzio di Tutela – All’olivicoltura, e così all’agricoltura, servono invasi aziendali e consortili per poter consentire alle aziende di irrigare nel momento del bisogno. Oggi queste infrastrutture mancano. La Regione Toscana, in questo senso, ha dimostrato sensibilità ed attenzione attraverso il fondo di rotazione da 1,2 milioni sulla progettazione dei Consorzi di Bonifica ma a preoccuparci è la burocrazia con i tempi di realizzo di queste infrastrutture che dovranno avere una diffusione il più omogenea possibile sul territorio. Se vogliamo continuare ad essere la patria dell’extravergine di qualità, dell’olio più famoso al mondo e del più ricercato all’estero, questo processo va iniziato subito e portato avanti senza tentennamenti. Non possiamo più lasciarsi governare dal caso”.
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