Nutriscore, preoccupazione per ISIT (Salumi Italiani): sistemi etichetta a semaforo sono pratiche svalorizzanti

MILANO – ISIT – Istituto Salumi Italiani Tutelati – guarda con preoccupazione l’affermarsi di sistemi legati al principio della comunicazione a semaforo, primo fra tutti il Nutriscore.

I prodotti DOP e IGP rappresentano l’eccellenza della produzione agroalimentare italiana ed europea e sono il risultato di una combinazione unica di fattori umani ed ambientali tipica di un determinato territorio. I prodotti IG, ricordiamo, rispettano un disciplinare di produzione e hanno determinate caratteristiche organolettiche e chimico-fisiche che sono controllate e riconosciute dalla legge e per tale motivo si possono fregiare del riconoscimento di qualità dell’Unione europea.

“Siamo convinti – afferma Lorenzo Beretta, Presidente di ISIT – che gli schemi di etichettatura nutrizionale fronte-pacco dovrebbero informare – e non condizionare – i consumatori, aiutandoli a fare scelte consapevoli. Siamo altrettanto convinti che il Nutriscore non operi in tal senso, prefigurandosi come un sistema discriminatorio ed incompleto nella comunicazione e informazione al consumatore.

Inoltre, se pensiamo ai prodotti a Indicazione Geografica, tra cui i nostri rinomati salumi DOP e IGP italiani, riteniamo che i sistemi di etichettatura nutrizionale a semaforo siano pratiche svalorizzanti per l’immagine dei prodotti. Pratiche contro le quali è importante che i Consorzi di tutela facciano fronte comune, a tutela del valore – economico, sociale e storico – delle produzioni”.

“Il Nutriscore – continua il Presidente – a differenza del Nutrinform Battery proposto dal Governo italiano, ha basi scientifiche discutibili in quanto basato sui profili nutrizionali, argomento scientificamente molto controverso i cui limiti sono stati riconosciuti anche da EFSA. È uno schema direttivo, dà un giudizio complessivo dell’alimento e divide tout court i cibi in «buoni» e «cattivi», senza mettere il consumatore nella condizione di scegliere consapevolmente. Inoltre, è arbitrario il criterio di assegnazione del punteggio così come i nutrienti scelti non rispecchiano evidenze scientifiche riconosciute. Senza contare che non tiene in considerazione il beneficio del consumo di tutti i nutrienti se consumati nelle giuste quantità e frequenze all’interno di una dieta varia ed equilibrata, come quella tradizionale di molti Paesi. Infine, il giudizio complessivo fornito dal Nutriscore è sempre calcolato considerando una porzione di 100g di prodotto, senza valutare la porzione effettivamente consumata”.

Per questi motivi, ISIT si fa portavoce dei 18 Consorzi di Tutela aderenti, sostenendo a gran voce il proprio no al Nutriscore. Un no che trova forza in applicazione dei compiti specifici assegnati ai Consorzi dal Reg. comunitario 1151/2012 che all’art.45 lettera f sancisce proprio che il Consorzio può “adottare misure per la valorizzazione dei prodotti e, se necessario, adottare provvedimenti volti a impedire o contrastare misure che sono o rischiano di essere svalorizzanti per l’immagine dei prodotti.”

I Consorzi di Tutela aderenti ad ISIT, pertanto – ritenendo i sistemi di etichettatura nutrizionali a semaforo (in particolare il Nutriscore) misure che svalorizzano l’immagine delle proprie DOP e IGP – si impegnano a respingere tutte le eventuali richieste di poterli inserire in etichetta, salvo il caso in cui non sia previsto per un obbligo di legge.

ISIT – conclude Lorenzo Beretta – accoglie con favore l’idea di un futuro sistema armonizzato di etichettatura nutrizionale fronte-pacco (FOP) in tutta l’UE: un sistema informativo che non implichi una classificazione degli alimenti, che per quanto si cerchi di avvalorare scientificamente non può ridursi alla mera applicazione di un algoritmo matematico ed infine, ma non meno importante, che non si presti a strumentalizzazioni commerciali. Non dovrebbe infatti obbligare le nostre aziende a modificare le loro ricette tradizionali, che non possono essere aggirate o messe in pericolo da schemi astuti il cui obiettivo reale, nascosto dietro all’informazione dei consumatori, è ottenere vantaggi competitivi impropri minando aspetti difficili da copiare o imitare come la tradizione e la cultura’’.

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