Caro gasolio. Allarme Consorzio Pecorino Romano: col blocco autotrasporto stop a produzioni e i pastori rischiano di buttare il latte

MACOMER (NU) – “Grande solidarietà agli autotrasportatori sardi, colpiti da rincari diventati ormai insostenibili e che danneggiano anche il nostro comparto. Ma se continua così, c’è il forte rischio che si debba bloccare la produzione dei prodotti freschi e che dunque il latte non possa più essere ritirato, con danno enorme anche per i pastori che a quel punto potrebbero essere addirittura costretti a buttarlo”. Il presidente del Consorzio di tutela del Pecorino Romano DOP Gianni Maoddi, al quarto giorno di blocco, lancia un allarme-appello sulla difficile situazione che la Sardegna sta vivendo a causa dello sciopero degli autotrasportatori che hanno deciso di bloccare le merci in uscita per protestare contro l’aumento del carburante.

“Serve una soluzione urgente per evitare che l’intero comparto subisca conseguenze pesantissime, ma intanto chiediamo agli autotrasportatori di garantire immediatamente almeno il trasporto delle merci deperibili in uscita dalla Sardegna e di tutti gli approvvigionamenti necessari alla vita del comparto, dai mangimi al carburante”. Ha aggiunto il Presidente del Consorzio del Pecorino Romano, Maoddi.

La Sardegna è l’unica regione italiana dove lo sciopero è andato avanti, e ora rischia di creare danni enormi a un sistema già provato dalla pandemia e dai rincari delle materie prime dovute alla guerra in Ucraina. Il blocco riguarda infatti soprattutto le merci in uscita, e dunque colpisce prevalentemente i produttori sardi. “Questo significa che i prodotti sardi rischiano di sparire dagli scaffali dei rivenditori di tutt’Italia”, sottolinea Maoddi. “E’ assolutamente necessario e urgente che Governo e Regione trovino una soluzione immediata. Tonnellate di nostri prodotti freschi sono stati bloccati e sono già da buttare, e presto a subire la conseguenza di tutto questo saranno i pastori, perché per non produrre saremo costretti a non ritirare il latte. Dopo la pandemia e con la guerra in corso, non possiamo rischiare che accada e che si infligga così un altro duro colpo al comparto e all’intera economia dell’isola”, conclude Maoddi.

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