Emilia-Romagna. Cia Romagna, presentata l’annata agraria 2022 della Romagna tra alti e bassi

BOLOGNA – “L’agricoltura di domani passa dalla ricerca di oggi”. Questo il tema del convegno in cui Cia-Agricoltori Italiani Romagna ha presentato i dati dell’Annata Agraria 2022, alla sua quinta edizione. La fotografia dell’andamento complessivo del comparto agricolo è stata illustrata dal direttore di Cia Romagna Alessia Buccheri e dal responsabile del servizio tecnico fondiario, credito di Cia Romagna Marco Paolini.

Su quest’annata pesano ancora le importanti conseguenze di tre anni consecutivi di gelate tardive, alle quali si sono sommati gli effetti della pandemia e della guerra russo-ucraina. In Romagna le anomalie climatiche del 2022, con una siccità estrema legata ad un’estate calda e a temperature elevate che si sono protratte a lungo anche nell’autunno, hanno determinato ulteriori evidenti criticità sul piano produttivo, seminativo e della difesa delle colture. Tutto questo si aggiunge alle questioni connesse ai danni da fauna selvatica, ai nuovi parassiti e alle nuove fitopatologie, ai limiti europei all’utilizzo degli agrofarmaci. In un quadro romagnolo che conta un totale di 106.351 imprese attive al 30.09.2022 (+0,9% sullo stesso periodo del 2021), le imprese agricole sono 15.088, -1,2% sul 2021. Fra le agricole sono in calo quelle femminili (2.777, -1,8%) e, per il primo anno da una lunga serie storica, anche quelle giovanili (554; -3,5%).

In Romagna nel 2022 le più importanti tipicità frutticole (albicocco, pero, nettarina) registrano una contrazione degli ettari coltivati (in scia quelli in produzione) mediamente fra il -3% e il -4%, mentre il pesco segna -6%, sul 2021, confermando il trend degli ultimi anni. Pesco e nettarine insieme perdono sul 2018 il 28% di superfici coltivate.  Queste colture hanno registrato nel 2022 buone produzioni rispetto agli anni precedenti, anche se sempre sotto il loro potenziale produttivo medio. Per esempio, pesco e nettarina registrano un +35% sul 2021, ma un -34% sul 2018. Il pero vive il suo quarto anno consecutivo di sofferenza e la sua produzione raccolta, pur superiore di oltre il 100% alla disastrosa annata del 2021, è sotto il potenziale e registra un -26% sul 2018.

La fragola, l’orticola che per qualità nutrizionali teniamo insieme alla frutta, sul 2021 registra un complessivo +4,6%, con un calo medio in campo sul 2021 del -20% e una crescita in serra del +35%.

Aumento degli ettari coltivati, in produzione e raccolto per ciliegio, melo, actinidia, olivo, (sia sul 2021, sia sul 2018).

Per le superfici coltivate il ciliegio e il melo hanno segno +3% sul 2021. L’actinidia +5% sul 2021, trainata dalla maggiore estensione della varietà “gialla”. Anche per l’olivo leggero incremento sul 2021.

La  produzione del ciliegio è in aumento del +2% sul 2021 e del +78% sul 2018. Il melo registra per produzione +17% sul 2021 e sul 2018. Per l’actinidia i dati forniti dagli Stacp, seppur non definitivi, per il ravennate e il riminese indicano una produzione in aumento che fa presumere un incremento complessivo per l’areale romagnolo sia sul 2021 sia sul 2018. Produzione in aumento anche per le olive romagnole: quasi +39% sul 2021 e circa +9% sul 2018.

Tendenzialmente stabili le superfici del susino. Produzione in aumento rispetto al 2021 quasi in linea col 2018, però sotto il potenziale. Mercato deludente anche per le Angeleno che in genere seguono andamenti migliori.

Nel vitivinicolo, con un incremento complessivo degli ettari coltivati dell’1% circa sul 2021 e del +2,4 sul 2018 (cresciuti in particolare nel ravennate e nel riminese) e in produzione (in aumento nel ravennate, ma in calo nel forlivese-cesenate e nel riminese), nel 2022 salgono anche i quintali di uva raccolti (quasi +9%) e gli ettolitri di vino (circa +8%) rispetto al 2021, in calo però entrambe le voci di circa il -20% nel confronto con i dati del 2018.

Per il cerealicolo in Romagna le superfici complessivamente calano rispetto al 2021 per grano tenero (-1% circa), mais (-8%) e sorgo (circa -10%).

Aumenta la superficie del grano duro sul 2021 (+33%) e sugli anni precedenti e quella dell’orzo (circa +14%).

Campagna altalenante per le rese, complessivamente in calo rispetto al 2021: 10%  in meno circa per il tenero (70 q/ha); nel duro (55 q/ha) il calo è stato di circa 15-20 q/ha. Mais duramente colpito, con una produzione in calo di circa la metà (-47%) rispetto al 2021 e -61% rispetto al 2018. A livello mondiale il calo della produzione dei frumenti (-2,5%) incide anche sulla diminuzione degli stock disponibili (-5%). I prezzi sono stati superiori al 24% circa rispetto al 2021. Grano, sorgo e orzo, insieme ai semi oleosi colza e girasole, si confermano tra le coltivazioni maggiormente resistenti ai rincari dell’energia e dei costi di produzione. A proposito di colture proteoleaginose, Il rinnovato interesse nei loro confronti, dovuto all’andamento favorevole del mercato legato alla carenza di prodotto a livello internazionale, ha portato in Romagna nel 2022 ad un ulteriore aumento delle superfici coltivate rispetto al 2021 e agli anni precedenti: 7.465 ettari (+11% sul 2021; +39% circa sul 2018).

Nelle industriali, per l’erba medica si registra un calo di superfici fra il 3% e il 4% in meno rispetto al 2021, con una resa medio-scarsa e prezzi all’origine fra i più alti degli ultimi dieci anni. L’Emilia Romagna è la regione più vocata d’Italia per la produzione di seme di erba medica, la provincia di Ravenna (5.246 ettari) rappresenta un’eccellenza per la moltiplicazione del seme di erba medica e gli ettari totali certificati dal Crea in Romagna sono 8.358.

La superficie della barbabietola da zucchero è stabile, ma cala rispetto al 2018. Non ha subito particolari riduzioni di produttività. Non variazioni significative nelle superfici del pomodoro da industria, che sul 2021 registra un calo delle rese medie intorno al -5%. La campagna in Romagna è stata buona dal punto di vista delle qualità organolettiche, anche se con calibri ridotti.

La siccità pesa anche sulle orticole condizionate nella produzione in particolare nel secondo raccolto, in molti casi non impiantato, ad esempio il fagiolino. Problematiche di allegagione su quelle colture che hanno fiorito in pieno periodo torrido. La resa media non è stata molto alta, ma qualità buona, incrinata nei mesi centrali estivi. Prezzi e consumi molto variabili con risultati abbastanza positivi, ma non ai livelli della pre-pandemia.

Un altro comparto colpito negativamente dalle congiunture in corso è la zootecnia e in particolare il settore avicolo, preponderante nel territorio di Forlì-Cesena, dove rappresenta il 51,0% della PLV provinciale. Le carni avicole hanno comunque beneficiato negli ultimi 5 anni di un aumento degli acquisti del 9% in quantità e del 19% in valore, mostrando una dinamica più favorevole rispetto al comparto delle carni nel loro complesso e un crescente orientamento verso prodotti a maggior valore aggiunto. Più delicata la situazione delle uova, i cui acquisti sono in fase di stallo dopo i brillanti risultati del primo lockdown.  Anche l’apicoltura vede i raccolti primaverili e soprattutto estivi condizionati dalla siccità. A parte qualche eccezione positiva sui raccolti di acacia, anche questa stagione per molte aziende registra un bilancio complessivamente negativo.

Le aziende agricole condotte con il metodo biologico rappresentano in Emilia-Romagna, a giugno 2022, circa il 9,14% (era l’8,64% nel 2019). La distribuzione delle imprese vede al secondo posto dopo Parma la provincia di Forlì-Cesena, che detiene anche il primato per la maggiore vocazione zootecnica biologica. Anche a livello comunale, Cesena è al primo posto in Emilia-Romagna con 191 aziende biologiche in totale.

Il report completo con le previsioni  e le stime del 2022 e il raffronto con i dati dal 2021 al 2018 sia per le singole province analizzate, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, sia per l’areale Romagna, è disponibile a questo link: https://emiliaromagna-cia.it/wp-content/uploads/2022/11/volume-integrale-annata-agraria-della-romagna-2022.pdf.

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