Pecorino Romano DOP sostenibile. In un anno 78 aziende (di coop La Concordia) hanno ridotto il gas serra del 32%

PATTADA (SS) – L’obiettivo è chiaro e ambizioso: garantire, attraverso la sostenibilità delle produzioni, un minor impatto ambientale a tutela del pianeta.

La Cooperativa La Concordia di Pattada, nel nord Sardegna, ha accettato la sfida e, in un solo anno, grazie alle azioni messe in atto per limitare le produzioni di gas serra, ha ottenuto una riduzione del 32% circa di emissioni, con significativi benefici ambientali e il conseguente miglioramento Premio Unico Aziendale delle aziende socie impegnate nella produzione del Pecorino Romano DOP con latte di montagna.

“Le azioni migliorative individuate per la riduzione delle emissioni di gas serra delle aziende Latte di Montagna prevedono l’adozione di pratiche di minima lavorazione e/o di non lavorazione dei terreni agrari, grazie alle quali è possibile conseguire crediti di carbonio ed ottimizzare il premio unico aziendale”, spiega il presidente della Cooperativa, Tore Palitta, che ricorda come a partire dal 2019 la Cooperativa La Concordia ha intrapreso la produzione de Pecorino Romano DOP ottenuto da Latte di Montagna. Il campione di aziende incluse all’interno dei territori montani totalmente delimitati sono attualmente un centinaio, incluse nei limiti amministrativi dei Comune di Alà dei Sardi, Bitti, Buddusò, Orune e Pattada.

“Nel 2020, riscontrando un bisogno sempre crescente del consumatore moderno, sempre più attento alla sostenibilità degli alimenti acquistati, la cooperativa ha voluto intraprendere uno studio per la verifica dell’impronta di carbonio (Carbon Footprint) 78 allevamenti inclusi nel campione di aziende socie del Latte di Montagna. È da premettere – sottolinea Palitta – che attraverso il Consorzio di Tutela del Pecorino Romano DOP la cooperativa ha partecipato al progetto LIFE MAGIS, un programma di studio e ricerca, co-finanziato dall’unione Europea, per la misurazione degli impatti ambientali di un prodotto nel suo intero ciclo di vita, fornendo i propri dati al CNR di Sassari, Istituto per la Bioeconomia”.

Per la determinazione dell’impronta di carbonio delle aziende incluse nel campione Latte di Montagna, per la misurazione delle emissioni di gas serra negli allevamenti, espressi in tonnellate di CO2 equivalenti, si è utilizzato il portale messo a disposizione dalla Rete Rurale Nazionale, in collaborazione con ISMEA e con il Ministero dell’Agricoltura.

La metodologia utilizzata consiste, noti i dati caratteristici di ogni azienda zootecnica, nella compilazione del modello di calcolo ISMEA – RRN dal quale, inseriti i dati caratteristici aziendali, sono determinati i parametri che compongono le emissioni di gas serra aziendali. L’obiettivo del lavoro è stato dare applicazione, in un campione di aziende ovine idonee e aderenti al Progetto Latte di Montagna, di un meccanismo di rilevazione volontaria delle emissioni di gas serra con conseguente applicazione di pratiche per la riduzione e la compensazione delle emissioni di gas serra negli allevamenti del campione di aziende agricole.

“I risultati ottenuti hanno permesso non solo di avere un quadro dell’impronta di carbonio generata dalle aziende del campione Latte di Montagna ma anche di definire quali fossero le pratiche migliorative, volontarie, da estendere alle aziende associate fuori dalla zona Montana, suggerire ai soci, in special modo dal lato della gestione dell’ordinamento colturale e della ripartizione della superficie agricola utilizzabile”, spiega ancora Palitta.

Dunque, dato anche l’obiettivo dell’Unione Europea, nella predisposizione del Green Deal, di raggiungere la neutralità climatica (zero emissioni) entro il 2050, il suggerimento di modificare i piani colturali a vantaggio dei prati pascoli dato ai soci imprenditori, ha consentito sia di raggiungere il risultato sia di ottimizzare il Premio Unico Aziendale delle aziende socie incluse nel campione Latte di Montagna, sia di raggiungere l’obiettivo di riduzione delle emissioni.

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