Biodiesel: Italia all’avanguardia per tecnologie e capacità produttiva. Assitol, Sbagliato escluderlo dalla transizione energetica

ROMA – Per ASSITOL, dopo il “no” dell’Europa, si rischia di danneggiare un comparto in cui siamo stati pionieri, colpendo le aziende e mettendo fuori mercato una soluzione per la decarbonizzazione già disponibile su vasta scala.

Il biodiesel si è dimostrato essenziale nel percorso verso la transizione energetica, escluderlo dalle rinnovabili sarebbe un grave danno non soltanto per le imprese italiane, ma anche per la stessa Unione Europea. A stigmatizzarlo è il Gruppo “Biodiesel” di ASSITOL, che dopo il “no” di Bruxelles all’utilizzo dei biocarburanti nei motori anche dopo il 2035, chiede che si tutelino gli investimenti delle aziende ed i risultati già raggiunti sul fronte della decarbonizzazione.

“Nel settore, l’Italia ha rivestito un ruolo da pioniere – sottolinea Joern Schneider, presidente del gruppo – . Oggi siamo all’avanguardia e, cosa ancora più importante, rispetto ad altri prodotti energetici, il biodiesel rappresenta una soluzione già ampiamente disponibile su vasta scala”.

Il comparto ha puntato dapprima sull’agricoltura nazionale, in particolare sui semi oleosi, per poi vedere crescere negli ultimi anni il ricorso ai sottoprodotti di origine animale e vegetale, agli oli esausti, ed in generale all’utilizzo di scarti, come materie prime alternative proprio al fine di produrre biocarburanti avanzati. Attualmente l’Italia può contare su tecnologie avanzate e una capacità produttiva pari a 2.120.000 tonnellate.

 

Inoltre, grazie ai forti investimenti nei processi tecnologici da parte delle imprese, oggi la riduzione delle emissioni di anidride carbonica è quasi totale. Rispetto al diesel tradizionale, infatti, le emissioni di CO2 di un motore a biodiesel diminuiscono dell’85%. Studi indipendenti hanno anche dimostrato come questo biocarburante determini un forte calo di altre emissioni dannose per la nostra salute, come lo zolfo e le polveri sottili, in particolare le famigerate PM10 e le PM2,5, che provocano l’inquinamento urbano e possono causare problemi all’organismo. “Questi evidenti vantaggi ambientali – chiarisce Schneider – rendono il biodiesel la fonte rinnovabile ideale per traghettare i trasporti verso un futuro rinnovabile”.

In Europa la capacità produttiva del settore supera i 21,5 milioni di tonnellate. “Come spiegano bene le cifre, il tema non è soltanto italiano – osserva il presidente Schneider -. Difendere l’impegno del comparto significa anche tutelare il ruolo della UE, che rischia di perdere posizioni già acquisite in ambito mondiale mentre altri Paesi, ad esempio gli Stati Uniti, hanno deciso di investire proprio sui biofuels”.

Il Gruppo Biodiesel di ASSITOL spera che l’orientamento delle istituzioni europee possa cambiare. “Le aziende del biodiesel hanno già effettuato una prima parte del percorso che porta alla neutralità climatica, sarebbe un autogol bloccare questo processo virtuoso – conclude il presidente degli imprenditori –. Il nostro auspicio è che si ascoltino le nostre ragioni, garantendo il futuro di un settore che, in Italia, ha creato, e sta ancora creando, crescita e occupazione”.

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