Sicurezza. Uila, fermare la strage delle morti bianche in agricoltura

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ROMA – “La cultura della prevenzione deve assumere carattere prioritario nel nostro Paese, promuovendo già a partire delle scuole la tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Ma servono anche misure economiche e fiscali che incentivino l’ammodernamento delle macchine agricole, causa spesso di incidenti fatali, il sostegno all’innovazione tecnologica per ridurre l’esposizione ai rischi ed un rafforzamento ulteriore del ruolo delle parti sociali per le politiche attive del lavoro.”

Lo ha dichiarato Enrica Mammucari, segretaria nazionale Uila, nel corso del suo intervento al convegno “Le Morti bianche in agricoltura” che si è svolto, a Roma, presso Palazzo Valdina alla Camera dei Deputati.

“L’agricoltura rappresenta un’eccellenza strategica, chiamata a vincere con gradualità e in modo sostenibile sia a livello sociale che economico le sfide della transizione green. A maggior ragione non è più accettabile che andare a lavorare significhi rischiare di morire o restare inabili” ha proseguito Mammucari. “I dati degli infortuni mortali in agricoltura, che ogni anno coinvolgono tra 120 e 150 lavoratori dipendenti e autonomi, devono farci riflettere sul tema dell’informazione e della formazione necessaria a realizzare una modalità dell’organizzazione del lavoro consapevole e responsabile. In questo senso la bilateralità contrattuale agricola, sia nazionale che territoriale, è uno strumento che da anni sostiene tanto la formazione obbligatoria nelle imprese quanto l’istituzione dei rappresentanti della sicurezza Rlst, nonché la formazione continua tramite Foragri. Le parti sociali, grazie al ruolo della bilateralità, possono svolgere un ruolo ancora più determinante per l’agricoltura italiana anche favorendo il collegamento tra scuola e lavoro, in modo da garantire al settore manodopera competente e specializzata.”

“Non si tratta solo di un aspetto etico” ha concluso Mammucari “ma anche organizzativo e produttivo: il valore della vita umana non può ridursi a merce di scambio dei fattori produttivi.”

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