Cimice asiatica, gravi danni alla raccolta delle nocciole nel Lazio. UCI: Urgono interventi immediati

ROMA – Il presidente dell’Unione Coltivatori Italiani (UCI), Mario Serpillo, esprime con fermezza l’urgenza di trovare soluzioni efficaci per combattere la crescente minaccia delle specie aliene che, come nel caso della cimice asiatica nella Tuscia, sta provocando nell’arco di pochi anni danni sempre più gravi ai noccioleti.

In merito a questa situazione, Serpillo ha affermato: “Di fronte al continuo ripetersi di situazioni emergenziali provocate dalle infestazioni delle specie aliene a danno delle colture agricole e del settore ittico, si devono mettere in atto strategie efficaci. Serve una risposta concreta da parte delle Istituzioni e degli organi di governo in sostegno delle aziende agricole ed il proficuo coinvolgimento del mondo accademico e della ricerca. Il settore agricolo rappresenta una componente vitale dell’economia del Lazio, e proteggere i noccioleti è essenziale per garantire una produzione di alta qualità annoverata tra le nostre eccellenze.”

La cimice asiatica è una specie aliena senza predatori naturali ed è notoriamente difficile da contrastare. Inoltre, i cambiamenti climatici hanno favorito la proliferazione del parassita cosicché le perdite stimate per quest’anno superano i 60 milioni di euro e costituiscono un duro colpo per l’intera regione.

La Tuscia, grazie alle condizioni climatiche e ai terreni ideali per la coltivazione del nocciolo, è stata a lungo un pilastro nell’industria agroalimentare italiana. Tuttavia, la massiccia infestazione della cimice asiatica sta mettendo a repentaglio la continuità della produzione di nocciole e minaccia anche gli investimenti effettuati da aziende come la Ferrero, che da anni si rifornisce dalle aziende locali per la produzione della Nutella.

Il Presidente dell’Unione Coltivatori Italiani, Mario Serpillo conclude affermando: “È essenziale affrontare con determinazione ed in modo articolato il problema delle specie aliene che continuano a devastare le nostre colture arrecando gravi danni all’agricoltura, alla nostra economia ed alterano irreparabilmente la nostra biodiversità.”

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