Chianina negli hamburger, Consorzio Vitellone Bianco replica ad Anabic: collaborazione per tutelare la qualità attraverso standard genomici

PERUGIA – Anabic vuoi un hamburger con 100% di carne certificata per rilancio della razza Chianina? Ti spiego come stanno le cose. Il Consorzio di Tutela Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP risponde alla proposta di Anabic.

“In risposta alla richiesta di ANABIC relativa all’aumento della percentuale di Vitellone Bianco come ingrediente di prodotti trasformati, è d’obbligo chiarire che, a fronte di una legislazione che ammette di riportare tra gli ingredienti dei prodotti trasformati anche quantità minime di prodotti DOP ed IGP senza alcuna autorizzazione o limitazione del Consorzio, i Consorzi di Tutela hanno facoltà di regolamentare tali quantitativi solo nel caso in cui si riporti il riferimento al prodotto DOP o IGP contenuto nella pubblicità e/o in etichetta in posto diverso dalla lista ingredienti”.

Inizia così la lettera inviata dal presidente del Consorzio di Tutela Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP, Stefano Mengoli, ad ANABIC, Associazione nazionale allevatori bovini italiani carne in risposta alla richiesta di aumento della percentuale di Vitellone Bianco come ingrediente di prodotti trasformati, a partire dagli hamburger.

“È importante, inoltre, precisare – aggiunge Mengoli – che il Consorzio di Tutela Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP ha, e può legalmente avere, autorità di vigilanza, di tutela e di valorizzazione solo ed esclusivamente sul prodotto certificato ‘Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP’ e non sulle razze previste dal disciplinare. Ricordiamo, infatti, che la certificazione è relativa alla carne e non all’animale. D’altra parte, la razza non è tutelabile e l’utilizzo dell’informazione ‘razza’ nell’etichettatura e nella pubblicità è disciplinata da norme specifiche che esulano da quelle del Vitellone Bianco”.

 “Di conseguenza – prosegue il presidente Mengoli – il Consorzio non ha alcuna autorità in merito a denominazioni di vendita che facciano riferimento alla sola razza, ad esempio Hamburger con Chianina o Hamburger di Chianina, ma solamente a ciò che fa riferimento alla denominazione tutelata che è Vitellone Bianco dell’Appenino Centrale, ad esempio Hamburger di Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale o Hamburger con Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale. Ne consegue che il Consorzio può tutelare e controllare solo un ‘Hamburger di Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale’ o ‘Hamburger con Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale’, ma non certamente un Hamburger con Chianina, che può comunque contenere anche solo piccole percentuali di carne di razza Chianina, o un Hamburger di Chianina, nel caso in cui la Chianina non sia ‘Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale’.

“Nei prodotti trasformati – dice ancora Mengoli – è comunque vietato l’utilizzo del logo comunitario della IGP. I prodotti che possono utilizzare il logo comunitario della IGP, compresi gli hamburger, sono esclusivamente quelli il cui contenuto di carne è 100% Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP, senza l’aggiunta di altri ingredienti: in tal caso parleremo di ‘Hamburger Vitellone Bianco Appennino Centrale’”.

Una percentuale che tutela la qualità e la Chianina

“Nel corso degli ultimi anni – si legge ancora nella lettera firmata da Mengoli – si è assistito a una progressiva sostituzione della carne certificata Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP, come ingrediente di hamburger, con carni di Chianina non certificate IGP perché provenienti da vacche a fine carriera o da vitelloni allevati fuori area di produzione. Questi prodotti più economici hanno permesso di proporre sul mercato ‘Hamburger di Chianina’ a costi più concorrenziali rispetto a quelli costituiti esclusivamente con carne certificata Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale di razza Chianina. La decisione del febbraio 2021 di modificare il regolamento permettendo la valorizzazione del prodotto e del marchio anche in prodotti che contengono quantità non inferiori al 75% di carne certificata Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale ha avuto, fin dall’inizio, l’obiettivo di favorire e incrementare l’utilizzo della stessa carne certificata per almeno il 75%, a fronte di una totale assenza o di percentuali irrisorie, come consente la normativa vigente. Questo ha permesso di far rimanere il Vitellone Bianco all’interno di filiere commerciali che, nel momento in cui la Chianina ha visto una flessione del prezzo, hanno optato per il reinserimento al 100% della quantità. Diversamente, la precedente uscita del prodotto certificato dalle suddette filiere ne avrebbe comportato la quasi certa esclusione definitiva.

A questo si aggiunge il fatto che i produttori e i prodotti di prodotti trasformatiti di Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale o con Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale autorizzati dal Consorzio di Tutela sono vincolati ai nostri controlli per la parte di carne certificata che utilizzano, mentre coloro che producono lo stesso ‘Hamburger di Chianina’ senza utilizzare il marchio sono fuori da qualsiasi nostra attività di vigilanza. Pertanto, reintrodurre il 100% di carne certificata Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale nella preparazione di prodotti trasformati porterebbe, al contrario di quanto afferma ANABIC, alla riduzione dell’utilizzo dello stesso prodotto Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale con minori controlli sulla qualità dei prodotti trasformati, con conseguenze molto negative sul mercato della Chianina già fortemente penalizzato soprattutto dal fenomeno della contraffazione”.

La richiesta ad Anabic per aiutare la Chianina: standard genomici ufficiali per le razze tipiche

“Il Consorzio di Tutela Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP – dice ancora Mengoli – garantisce dal 2003 controlli e attività di vigilanza su tutta la filiera per tutelare, valorizzare e promuovere il marchio ‘Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP’ non avendo alcuna autorità di svolgere la stessa attività di tutela sulle razze previste dal disciplinare. La Chianina in particolare, come ben sappiamo, deve affrontare da molti anni il grave fenomeno della contraffazione, su cui il Consorzio non ha alcuna possibilità di controllo e di intervento se non su quella certificata e valorizzata come ‘Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale’. In risposta a questo problema, sarebbe fondamentale poter contare su standard genomici ufficiali relativi alle nostre razze tipiche – Chianina, Marchigiana e Romagnola – che al momento non esistono. Pertanto, al fine di potenziare il contrasto a frodi e contraffazioni, il Consorzio chiede di introdurli al più presto per potenziare i controlli e gli eventuali procedimenti sanzionatori da parte del Consorzio e di altri organi ufficiali di vigilanza, quali ICQRF o NAS, per smentire o confermare l’appartenenza alla razza di carni etichettate come Chianina, Marchigiana o Romagnola”.

“È, infine, altrettanto importante – conclude Mengoli – che l’informazione della ‘razza’, per cui è prevista secondo il Masaf l’iscrizione del capo al Libro Genealogico Nazionale, venga dichiarata da tutti nelle metodiche legalmente previste acquisendo, quindi, l’informazione da una banca dati ufficiale come fa da sempre il nostro sistema di certificazione”.

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