Sardegna, assessore Valeria Satta: Grandi potenzialità per produzioni sarde, serve garantire maggiore valore agli agricoltori

ROMA – Il lavoro fatto da fine novembre 2022 quando è stata nominata assessore all’agricoltura della Sardegna (prima lo era al Personale), ed il lavoro da fare.

A fine legislatura abbiamo fatto il punto con Valeria Satta, sullo stato di salute del settore, le potenzialità ed i punti di forza, gli allevamenti, la Pac per la Sardegna.

Assessore Satta, qual è ad inizio 2024 lo stato di salute dell’agricoltura della Sardegna?

L’agricoltura in Sardegna continua a svolgere un ruolo cruciale nel panorama economico, rappresentando una voce significativa del PIL regionale. Si stima che essa contribuisca al 4,2% del PIL attraverso la sola produzione agricola, mentre tale contributo sale al 5,7% se si includono anche le attività di trasformazione.

Abbiamo adottato una serie di interventi mirati a proteggere il sistema produttivo dagli impatti della pandemia e delle crisi internazionali, mentre continuiamo a promuovere iniziative volte a migliorare la competitività delle imprese agricole, rafforzare la loro sostenibilità economica e potenziare la loro presenza sui mercati nazionali e internazionali. La nostra strategia si concentra sul supporto agli agricoltori e alle imprese agricole affinché possano affrontare le sfide attuali e emergere più forti, garantendo nel contempo la sicurezza alimentare e la prosperità economica della Sardegna.

Quali sono i settori più in difficoltà e quali quelli con performance migliori?

Partirei da alcuni numeri sul settore ovicaprino, che rappresenta una forte opportunità, ma anche una grande sfida per la politica regionale. La Sardegna è leader in Italia, con una consistenza di capi allevati pari rispettivamente al 57% ed al 42% del totale nazionale. In Sardegna viene raccolto il 69% del latte ovino ed il 57% del latte caprino prodotto in Italia. Il 10% del latte ovino raccolto in Europa è sardo.

La produzione regionale di formaggi ovini e caprini è stimata in 60 mila tonnellate, di cui circa 30 mila DOP.

Il settore tuttavia sta affrontando con grandi difficoltà una serie di problematiche e di trasformazioni molto importanti.

Gli allevatori sardi si trovano ad affrontare difficoltà economiche a causa dei bassi prezzi di vendita del latte ovino, che spesso non coprono i costi di produzione. Spesso gli allevatori si trovano a negoziare in una condizione di debolezza rispetto ai grandi gruppi industriali o della distribuzione organizzata.

A ciò si aggiunga che negli ultimi decenni, c’è stato un significativo declino nel numero di aziende, principalmente a causa dell’abbandono delle attività agricole tradizionali da parte delle giovani generazioni. E’ statisticamente dimostrato che i giovani possono apportare un grande contributo sia in termini manageriali, sia per facilitare l’adozione delle innovazioni tecnologiche e gestionali imprescindibili per competere sui mercati. Per questo motivo abbiamo concentrato una fetta importante delle risorse europee a favore del ricambio generazionale.

Anche problemi sanitari come la blue tongue continuano a rappresentare una minaccia per il settore del latte ovino, richiedendo costose misure di prevenzione e controllo.

In particolare, il comparto suinicolo merita un’attenzione speciale, dopo anni di restrizioni legate alla peste suina africana e alle limitazioni nell’esportazione dei prodotti a base di carne suina sarda. È necessario concentrare sforzi per rilanciare l’intera filiera, che possiede un grande potenziale e ha radici profonde nella tradizione sarda.

Viceversa, gli ultimi anni hanno mostrato segnali molto positivi in settori come quello vitivinicolo e olivicolo, senz’altro per i grandi meriti degli operatori, ma anche grazie a politiche di sostegno mirate ed efficaci, di cui la gran parte delle aziende del settore hanno beneficiato negli ultimi cinque anni.

L’obiettivo permane quello di modernizzare e sostenere tutte le filiere regionali, garantendo una giusta remunerazione per tutti i partecipanti della catena del valore e promuovendo il trasferimento delle conoscenze scientifiche e tecnologiche.

Le potenzialità dell’agricoltura sarda e delle produzioni Made in Sardegna quali sono?

La qualità delle nostre produzioni agroalimentari racconta, più di qualsivoglia iniziativa di comunicazione, la Sardegna e facilita un processo di marketing territoriale che partendo dall’agroalimentare valorizza la storia, la cultura, la bellezza e la capacità di innovazione di della nostra Isola.

Le potenzialità dell’agricoltura sarda e delle produzioni Made in Sardegna risiedono non solo nella maggiore diffusione delle produzioni a marchio di origine, ma anche nel valorizzare le caratteristiche identitarie delle produzioni regionali. Attualmente, i consumatori mostrano un interesse crescente verso prodotti locali, ottenuti attraverso tecniche di produzione tradizionali, e cercano sempre più prodotti rispettosi dell’ambiente e del benessere animale. Questo richiede un potenziamento e un incentivo delle filiere che producono in questo modo.

L’organizzazione delle filiere agroalimentari dovrebbe mirare a redistribuire in modo più equo il valore aggiunto tra i diversi attori, garantendo un giusto compenso al produttore primario.

Allevamenti: un comparto fondamentale per la Sardegna. Cosa è stato fatto?

Con la legge di stabilità 2023 è stato disposto, su mio impulso, uno stanziamento, pari a 23 milioni per ognuno degli anni 2023, 2024 e 2025, ad integrazione della dotazione del Complemento Regionale di Sviluppo 2023-2027 destinata al benessere animale, all’indennità compensativa ed agli investimenti.

In tal modo sarà possibile assicurare, anche nella nuova programmazione, i pagamenti per l’indennità compensativa agli stessi livelli della programmazione 2014-2022, assicurare l’erogazione dei premi per l’Intervento SRA30 “Benessere animale” per 5 annualità ed incrementare la dotazione finanziaria per gli investimenti nelle aziende agricole. Infatti l’attuale dotazione finanziaria assegnata agli interventi SRB01 e SRB02 nel CSR Sardegna consente il pagamento dei premi dell’indennità compensativa ridotti del 30% rispetto alla programmazione 2014-2022 e i pagamenti per il benessere animale per 4 annualità.

Con tali risorse si sta procedendo, inoltre, ad adeguare il premio ad UBA per diverse specie di animali allevate incrementandolo di 20 euro.

Nel mese di novembre dello scorso anno la Direzione generale dell’Assessorato (che è anche Autorità di gestione dei fondi comunitari dedicati allo sviluppo rurale) ha provveduto a comunicare al MASAF, l’integrazione alla dotazione finanziaria del PSP/CSR 2023-2027 con i fondi regionali integrativi. Le modifiche proposte sono attualmente al vaglio cella Commissione europea, ma siamo fiduciosi in un loro positivo accoglimento.

Sulla PAC nelle scorse settimane lei ha scritto al Ministero dell’agricoltura: quali i motivi e che cosa chiede?

Ho rinnovato, con forza, la richiesta che gli allevamenti ovini e caprini vengano inseriti nelle tipologie zootecniche del livello 2 dell’eco-schema 1 e che venga apportata una integrazione nazionale alla dotazione finanziaria assegnata alla Sardegna nell’ambito del Piano Strategico PAC. Tale inserimento potrebbe ovviare, in parte, alle perdite subite dalla Sardegna nell’attuale programmazione, complessivamente quantificate in oltre 300 milioni di euro.

Ricordo che la Sardegna, con un PIL pro capite inferiore al 75% della media UE, nel periodo 2021-2027 rientra tra le regioni meno sviluppate dell’UE. Le disparità determinate dalle scelte operate in sede nazionale appaiono, quindi, tanto più incoerenti nell’attuale periodo di programmazione rispetto alla finalità, sancita dall’articolo 174 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, di ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni dell’UE.

In considerazione della situazione di estrema penalizzazione in cui si trova a operare il nostro sistema agricolo, la Legge regionale di stabilità 2023 (LR 21 febbraio 2023, n.1) ha autorizzato per ciascuno degli anni 2023, 2024 e 2025, la spesa di euro 23.000.000 quale fondo integrativo regionale al CSR Sardegna 2023-2027, che, però, rappresenta solo un parziale reintegro della minore dotazione finanziaria assegnata alla Sardegna.

L’inserimento degli ovicaprini nel livello 2 dell’eco-schema 1, associato all’attuazione dell’intervento sul Benessere animale, se da un lato valorizza le funzioni “ambientali” del nostro sistema agro-pastorale, dall’altro, in perfetta coerenza con gli obiettivi della PAC, supplisce alla condizione di svantaggio dell’economia agricola sarda, più volte rappresentata e che le scelte fatte in passato per l’attuale PSP non hanno tenuto in debito conto, a discapito delle aspettative dei nostri allevatori.

Infine, il bilancio della sua attività di assessore all’agricoltura:

Sicuramente il poco tempo a disposizione non mi ha consentito di raggiungere tutti gli obiettivi che mi ero prefissata.

Ritengo, però, che pur col poco tempo a disposizione, siano emersi, in maniera chiara:

  1. l’accelerazione impressa all’attività dell’Assessorato con riferimento ai bandi a favore delle imprese agricole, fermi da diverso tempo (ricordo il bando della misura 4.1 del PSR 2014 – 2022, i bandi finanziati con risorse regionali, e gestititi dall’Agenzia LAORE, a favore dei vari comparti e i bandi per il ristoro dei danni provocati da calamità naturale, in alcuni casi fermi dal 2020;
  2. il grandissimo lavoro fatto a favore della promozione delle nostre produzioni agroalimentari, con la partecipazione alle più importanti manifestazioni dedicate al settore, non solo nazionali ma anche estere, consentendo anche di far conoscere la Sardegna ed il suo straordinario patrimonio identitario e ambientale nel mondo;
  3. l’attenzione nei confronti del settore agricolo e della pesca, in un momento particolarmente delicato per la nostra economia, non solo attraverso lo stanziamento di risorse per molteplici interventi a sostegno degli operatori dei due settori, ma anche attraverso l’ascolto quasi quotidiano di chi ci lavora e spesso non riesce ad avere l’attenzione che merita dalle istituzioni pubbliche;
  4. una grande attenzione nel promuovere/rafforzare il ruolo dei distretti rurali, agroalimentari di qualità e biologici, in grado sia di intercettare i finanziamenti statali e comunitari dedicati a queste forme aggregative, sia di valorizzare la partecipazione di tutti gli operatori del mondo agricolo e della pesca alla costruzione di percorsi di rafforzamento delle reti tra imprese e di crescita del capitale sociale e della cultura imprenditoriale nelle aree interne. Segnalo anche che la regione Sardegna è l’unica regione in Italia ad aver finanziato le strategie di sviluppo locale non solo con le risorse del Complemento regionale di Sviluppo 2023 – 2027, ma anche con il Fondo Sociale Europeo, creando una forte sinergia tra gli interventi di promozione dello sviluppo locale e le politiche per la formazione e lo sviluppo delle imprese nelle aree rurali

 

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