ROMA – Le sfide legate alla transizione energetica non sono più una opzione ma una necessità urgente.
Lo dimostrano ogni giorno sia il livello dei costi che i cittadini devono sostenere per il consumo di energia, sia il cambiamento climatico. L’Italia ha costi energetici superiori del 75% rispetto alla Francia e del 50% rispetto alla Germania, con una dipendenza energetica dall’estero del 75% contro il 57% della media europea.
Per affrontare queste sfide, il ruolo del settore dei produttori industriali di energia da biomasse solide è cruciale. Ma è fondamentale che istituzioni, associazioni di settore, enti di certificazione siano coordinati, in particolare nel percorso verso la certificazione di sostenibilità che gli operatori dovranno ottenere entro il 30 giugno 2026 come indicato nel decreto Milleproroghe approvato nel 2024.
Sono queste le principali evidenze emerse nel convegno tenutosi a Roma a Palazzo Montecitorio “Una transizione che non può attendere: il ruolo dell’energia da biomasse solide”, organizzato dall’Associazione EBS (Energia da biomasse solide) che raggruppa i principali produttori di energia elettrica rinnovabile con impianti di potenza superiore a 5 MWe in tutta Italia. Una filiera che conta oltre 5 mila lavoratori e opera secondo il modello dell’economia circolare, utilizzando come risorsa i residui forestali, agricoli e agroindustriali non più utilizzabili in alcun modo, in base al principio dell’uso a cascata.
Il convegno è stato moderato da Francesco Napoli, vicepresidente nazionale di Confapi. Il saluto introduttivo è stato portato dall’on. Simona Loizzo che ha sottolineato il contributo strategico delle biomasse solide nel contesto economico ed energetico italiano e il loro potenziale.
Il presidente di EBS, Andrea Bigai ha affermato che “L’introduzione dell’obbligo della certificazione di sostenibilità nel 2024 ha reso necessario un confronto serrato e concreto tra le varie realtà coinvolte. EBS ha ritenuto necessario richiedere l’apertura di un tavolo tecnico interministeriale per la gestione di questo importante processo con l’obiettivo di razionalizzare e rendere attuabili i provvedimenti, semplificare gli adempimenti e garantire l’accesso agli strumenti di supporto alla produzione.
È nato così un tavolo di coordinamento con Masaf, Mase, Gse, Accredia e altri portatori d’interesse pubblici e privati. Abbiamo decisamente apprezzato il notevole passo in avanti in termini di cooperazione e di lavoro condiviso da parte delle istituzioni con risultati pragmatici. Ora dobbiamo far tesoro di questo nuovo approccio e ricordare l’esperienza complessa della RED2 per serrare le fila e impiegarlo anche nell’attuale dibattito sulla RED3”. Bigai ha sottolineato infine il valore dell’esperienza di anni di esercizio virtuoso che il settore delle biomasse solide ha maturato, anche in modo sinergico con i diversi soggetti della filiera – dagli operatori forestali alle imprese agricole – con cui esiste un rapporto di assoluta sintonia e interdipendenza.
Il Presidente del Gse, Paolo Arrigoni, ha posto in evidenza come il tema della sostenibilità sia collegato all’erogazione di forme di sostegno per la produzione di energia da fonti rinnovabili. La centralità delle biomasse solide è testimoniata anche – ha ricordato Arrigoni – all’interno del documentario “La transizione possibile” dedicato proprio alle varie fonti rinnovabili che il Gse ha annunciato e distribuito ieri. “Le biomasse sono una risorsa carbon neutral, riducono la dipendenza dai combustibili fossili e anche la dipendenza energetica del nostro Paese. Inoltre sono importanti anche per la sicurezza del sistema energetico nazionale” – ha poi aggiunto il presidente del GSE.
Emilio Gatto, direttore Difor Masaf, si è focalizzato sul tema della pianificazione e della gestione sostenibile delle risorse forestali: “Il settore forestale italiano presenta grandi opportunità di sviluppo: attualmente solo il 16% della superficie forestale è oggetto di un piano di gestione e le utilizzazioni forestali non raggiungono il 30% dell’incremento naturale annuo”. Gatto ha aggiunto: “Dal punto di vista tecnico il Ministero dell’Agricoltura sta dando un supporto alla formazione delle politiche per le agroenergie nel contesto della complessa negoziazione rispetto alla proposta della Commissione Europea sulla riforma della PAC (Politica Agricola Comune). Il ruolo delle energie rinnovabili come fonte di integrazione al reddito agricolo acquista ancora maggiore importanza e ancora maggiore spessore e dobbiamo lavorare per valorizzarlo come già più volte sostenuto da EBS”.
L’on. Luigi D’Eramo, Sottosegretario Masaf, ha rimarcato nel suo intervento che: “Per la prima volta è stata istituita una delega specifica per l’agricoltura di montagna e delle aree interne presso il Ministero dell’Agricoltura. Il 48-49% delle aziende agricole italiane si trova nelle aree interne e di montagna, rendendo questo tema assolutamente centrale. È stato avviato un lavoro strategico insieme a Unioncamere, associazioni di categoria, province, regioni, parchi e comunità per valorizzare le peculiarità e potenzialità di questi territori, spesso non sufficientemente sfruttate”.
Infatti, aggiunge D’Eramo: “L’Italia possiede oltre 11 milioni di ettari di boschi, pari a quasi il 40% del territorio nazionale, registrando la crescita maggiore sul patrimonio forestale europeo. La crescita non deriva da politiche attive di rimboschimento ma dall’abbandono delle attività primarie. Il 66% dei boschi è proprietà privata. Una corretta gestione delle biomasse e soprattutto una corretta gestione dei nostri boschi è fondamentale per coniugare la tutela ambientale e lo sviluppo economico”.
Giovanni Perrella, Presidente comitato tecnico consultivo biocarburanti del Mase ha affermato: “L’obiettivo europeo prevede di raggiungere quasi il 50% di fonti rinnovabili nei consumi finali entro il 2030. Gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030, poi anche al 2040, sono talmente ambiziosi, talmente alti, che non possiamo permetterci il lusso di perdere niente”, riferendosi al potenziale e all’efficienza delle biomasse solide.
Collegandosi al tema della certificazione di sostenibilità, Filippo Trifiletti – direttore generale di Accredia – ha puntato l’attenzione sui meccanismi di certificazione, il cui ruolo è essenziale per garantire che tutti si muovano in modo corretto, evitando fughe in avanti, o scorciatoie.
L’on. Luca Squeri, responsabile Dipartimento energia di Forza Italia, ha sottolineato che l’Italia si ferma a circa il 20% nell’utilizzo degli scarti agroforestali, mentre la media europea si attesta tra il 70% e l’80%. “Se si valorizzasse al meglio l’energia da biomasse solide si potrebbero sostituire con questa 20 miliardi di metri cubi di gas”, – ha aggiunto l’on. Squeri concludendo così il suo intervento: “Bisogna intervenire nelle norme che fino a oggi hanno impedito alle biomasse e alle bioenergie di essere trattate alla pari delle altre tecnologie rinnovabili. Facendo così, a mio avviso, daremo un grosso contributo non solo a questo tipo di filiera, ma soprattutto daremo un contributo al sistema Paese per far sì che la transizione energetica diventi qualcosa di, seppur difficile e titanico, fattibile”.
Al termine dell’incontro, il Presidente di EBS Bigai ha ripreso alcuni punti chiave emersi e richiamato l’attenzione sugli aspetti distintivi del settore: l’importanza della collaborazione con enti e istituzioni nel tavolo di certificazione della sostenibilità e il “giusto metodo di lavoro” raggiunto. Ha evidenziato i punti di forza delle centrali a biomasse solide di taglia rilevante, in particolare la capacità di utilizzare matrici poverissime di scarto che taglie più piccole non sono in grado di gestire. Gli impianti di taglia rilevante hanno dotazioni tecnologiche superiori e vivono quotidianamente il principio dell’utilizzo a cascata. Sono monitorati in continuo con sistemi di controllo delle emissioni e tutti gli impianti sono dotati di sistemi di contenimento e abbattimento.