Crisi climatica: Italia è in emergenza continua. ANBI: Dobbiamo assumere consapevolezza collettiva

ROMA – “La forte localizzazione di violenti eventi atmosferici tende a non farci percepire il quadro complessivo: in questo passaggio di stagione la nostra Penisola è in costante emergenza meteo, dalla siccità alle alluvioni” evidenzia Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).

Se, infatti, il mar Mediterraneo sta registrando anomalie termiche, anche superiori di 2 gradi alla norma, è tra le coste della Sardegna ed il Sud della Francia che tale gap raggiunge i 3°C (fonti: Copernicus; Ceam), creando i presupposti, affinché lo scontro con le fredde correnti atlantiche generi quegli eventi meteo estremi, che in 3 giorni hanno interessato una novantina di località italiane (Fonte: ESWD), provocando danni, allagamenti e frane.

Ad indicarlo è il settimanale bollettino dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, che evidenzia anche come le coste, principalmente quelle tirreniche, siano state battute da violente trombe marine, ma i danni maggiori siano stati causati dalle enormi quantità di pioggia, cadute soprattutto sul Nord-Ovest d’Italia e localmente anche su altre regioni distanti dalla catena alpina (isole campane e Sardegna, ad esempio).

In Lombardia i pericoli maggiori sono derivati dalla tracimazione del fiume Seveso, sul cui bacino sin sono rovesciati ben 200 millimetri di pioggia in appena 8 ore; l’esondazione del lago di Como ha allagato strade e piazze della città; nel Lodigiano i chicchi di grandine hanno raggiunto il diametro di cm. 5,5, superiore a quello di una pallina da golf.

In Piemonte, la provincia di Alessandria ha pagato il prezzo più alto per i danni provocati dal maltempo: le cumulate registrate in poche ore, così come in alcuni comuni astigiani, hanno superato quasi dappertutto i mm.100 (a Pareto, mm. 340 in 10 ore; a Ponzone, mm. 267; ad Ovada, mm. 239).

In emergenza anche la Liguria soprattutto nelle zone montane del Savonese e della provincia di Genova: i 213 millimetri di pioggia caduta in 7 ore su Cairo Montenotte sono stati la causa dello straripamento del fiume Bormida, provocando l’evacuazione di cittadini da diversi quartieri; in Valle Stura, le cumulate di pioggia hanno superato mm. 280 in 7 ore a Rossiglione. Se la sono vista brutta, però, anche sull’isola d’Ischia, che soffre di una conclamata fragilità idrogeologica e dove, in pochi minuti, oltre 60 millimetri di pioggia hanno trasformato le strade in veri e propri torrenti.

“L’Italia si conferma un hub della crisi climatica, di cui dobbiamo assumere maggiore consapevolezza, accompagnando i necessari interventi infrastrutturali con una diffusa cultura della prevenzione dal rischio” commenta Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.

Non ribolle però solamente il Mediterraneo: le temperature del mar Glaciale Artico, del mare di Barents e di ampie porzioni degli oceani superano di 2°C e, in alcuni casi anche di 3°C, quelle medie del periodo; globalmente le temperature marine continuano a registrare anomalie, che attualmente si aggirano sui +0,38°C rispetto alla media e che sono concausa degli ultimi eventi calamitosi, che hanno colpito Filippine (tifone Ragasa), Niger e Pakistan (inondazioni).

In questo quadro gli enti, che regolano i grandi laghi dell’Italia Settentrionale si trovano a gestire afflussi eccezionali come quelli del Lario, arrivati a +6% sul massimo storico; l’altezza idrometrica è cresciuta di cm. 38 in 2 giorni ed il riempimento è ora all’84,1%. Il Verbano ha registrato una crescita di 53 centimetri in 3 giorni (attualmente i volumi erogati si aggirano su mc/s 740 ed il riempimento è al 122%). Sebino e Benaco sono pieni rispettivamente al 60,7% ed al 74,3% (fonte: Enti Regolatori dei Grandi Laghi).

In Valle d’Aosta i flussi della Dora Baltea si sono accresciuti rispetto alla scorsa settimana del 574% mentre quelli del torrente Lys di oltre 10 volte. A Donnas-Clapey, nel Sud Est della regione, le precipitazioni cumulate in 24 ore hanno superato i 130 millimetri.

Le portate del fiume Po risultano superiori alla media lungo tutta l’asta e nella stazione alessandrina di Isola S. Antonio, la più interessata dai nubifragi, il flusso medio ha raggiunto mc/s 1043, cioè +216% rispetto alla settimana scorsa (fonte: ARPA Piemonte).
In forte crescita sono tutti i fiumi piemontesi: la Toce ha registrato un incremento di quasi mc/s 200 in un solo giorno.

In Lombardia i dati sulla riserva idrica permangono superiori di oltre il 17% alla media.
Sorprendentemente diversa è la situazione a Nord Est, dove i fiumi, fatta eccezione per il Muson dei Sassi, sono tutti in calo: la riduzione di portata dell’ Adige si attesta intorno al 27%, quella della Livenza a -24%.

Tra i fiumi appenninici dell’Emilia-Romagna risultano ancora deficitarie le portate di Nure, Enza, Secchia, Reno e Savio.

Crescono invece ovunque i livelli dei fiumi in Liguria: la Bormida di Spigno alimentata dalla piena del torrente Valla, la cui tracimazione nel Monferrato è costata la vita ad una turista, a Piana Crixia ha registrato una crescita di m. 6,40 in circa 7 ore!

Forti piogge hanno interessato anche la Toscana, incrementando, le portate fluviali, che sono ora perlopiù sovrabbondanti: dopo mesi, quella dell’Ombrone ha superato il Deflusso Minimo Vitale, attestandosi a Sasso d’Ombrone su mc/s 18,40, cioè +320% rispetto alla media mensile dello scorso ventennio.

Scendendo lungo la Penisola varia molto l’entità e la diffusione delle precipitazioni: restano in molti casi a secco e soffocati ancora da temperature torride proprio quei territori, che maggiormente necessiterebbero di consistenti apporti pluviali per ridare vita alle esangui riserve idriche.

Nelle Marche restano sostanzialmente invariate le altezze idrometriche dei fiumi, mentre i bacini conservano ancora un patrimonio idrico di oltre 40 milioni di metri cubi.
In Umbria il livello del lago Trasimeno, scendendo di 4 centimetri in una settimana, ha raggiunto la quota idrometrica di m. -1,56, mentre si registrano incrementi di portata per i fiumi Topino e Paglia.

Nonostante le piogge, che hanno bagnato Roma ed il suo hinterland, i livelli del bacino vulcanico di Albano hanno continuano a ridursi a dimostrazione che il suo incessante declino, così come quello del lago di Nemi, non è legato alla sola scarsità di precipitazioni, ma anche a fattori antropici, cui bisogna porre urgente rimedio per salvaguardare un tesoro paesaggistico italiano; in riduzione sono anche le portate dei fiumi Tevere a Roma e Velino in Sabina.

Resta grave la situazione idrica nel Sud Italia. I volumi invasati nei bacini di Basilicata continuano quotidianamente a ridursi di oltre 1 milione di metri cubi: in soli 8 giorni, infatti, le riserve stoccate sono diminuite di ben mln. mc. 9,68. Il depauperamento continuo delle risorse idriche lucane è acclarato dal confronto con il 2024, quando, nonostante una crisi idrica drammatica che aveva pregiudicato l’economia agricola ed anche le forniture civili, le riserve erano superiori ad ora di quasi 30 milioni di metri cubi.

Ingannevole è infine il surplus idrico, registrato nell’assetata Capitanata di Puglia rispetto all’anno scorso (+mln. mc.13,33), perché questo è il frutto della drammatica decisione di sacrificare l’agricoltura irrigua delle campagne (già arcinote proprio per un’agricoltura redditizia e di qualità), destinando le acque residue nel grande bacino di Occhito al solo consumo potabile in una delle estati più calde mai registrate: rimangono mln.mc. 50,77, di cui mln. mc. 40 sono però “volume morto”.

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