Olio d’oliva. Serpillo (UCI): Servono tracciabilità e controlli reali per non perdere credibilità su qualità nostro olio

ROMA – “Abbiamo più olio e prezzi più alti, ma i produttori guadagnano meno: è il paradosso di un sistema che ancora oggi non tutela la tracciabilità e il valore del lavoro agricolo.”

Mario SerpilloCosì Mario Serpillo, presidente dell’Unione Coltivatori Italiani (UCI), analizza i primi dati della campagna olivicola 2025, che mostrano un aumento della produzione nazionale di circa il +30% rispetto al 2024, con un raccolto stimato intorno alle 300.000 tonnellate di olio d’oliva.

“La ripresa produttiva è un segnale incoraggiante, ma non basta a compensare le difficoltà del settore”, continua Serpillo. “Oggi il vero problema non è solo quanto produciamo, ma quanto di quello che arriva sul mercato resta realmente italiano. Le giacenze di extravergine nazionale sono diminuite del 33% rispetto allo scorso anno, mentre quelle di olio di origine estera, soprattutto comunitaria, sono quasi raddoppiate. Questo significa che parte dell’olio venduto come ‘italiano’ potrebbe non esserlo affatto, con un danno enorme per i nostri produttori e per la credibilità del Made in Italy.”

L’UCI accoglie con grande favore la misura che impone la registrazione obbligatoria entro sei ore dei movimenti delle olive, ma il presidente Serpillo invita a non fermarsi alla norma: “È un passo avanti, ma servono controlli reali, sistemi digitali di tracciamento e procedure semplici che permettano anche ai piccoli produttori di certificare con trasparenza la propria
produzione. La tracciabilità non è un peso burocratico, è una garanzia per il consumatore e un’arma di difesa per chi produce onestamente”, precisa Serpillo.

Sul fronte economico, l’aumento dei prezzi non ha portato benefici proporzionali al settore. Il prezzo medio all’origine dell’extravergine in Italia si attesta oggi intorno ai 9,30 euro al chilo, con un leggero incremento rispetto al 2024, ma le cause sono principalmente esterne.

“L’aumento dei prezzi – spiega il presidente Serpillo – non deriva da un miglior riconoscimento del nostro prodotto, ma da un calo produttivo in Spagna e Grecia, dalla riduzione delle scorte mondiali e dai rincari energetici e logistici. È un equilibrio precario, che rischia di crollare appena cambieranno le condizioni di mercato”.

Per il presidente dell’UCI, la chiave è costruire una visione strategica e duratura per la filiera olivicola italiana. “Serve un piano nazionale che unisca qualità, sostenibilità e redditività. Dobbiamo difendere il valore reale dell’olio italiano, sostenere i produttori e investire in innovazione, formazione e comunicazione. Non possiamo permettere che il nostro olio venga confuso con prodotti d’importazione. Se non tuteliamo la tracciabilità e la trasparenza, rischiamo di perdere ciò che ci rende unici.”

Il presidente dell’Unione Coltivatori Italiani (UCI) Mario Serpillo, conclude con un appello: “L’Italia deve restare un punto di riferimento per la qualità e la cultura dell’olio, non un semplice Paese imbottigliatore. Difendere il nostro olio significa difendere il territorio, la storia e l’identità agricola nazionale.”

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