Pastorizia, Serpillo (UCI): Un mestiere moderno e strategico per l’Italia. Dalle Alpi alla Sicilia, presidio di biodiversità e futuro per i giovani

ROMA – “La pastorizia non è un mestiere del passato, ma una professione moderna, strategica e redditizia” afferma Mario Serpillo, presidente dell’Unione Coltivatori Italiani (UCI), ricordando come il comparto ovicaprino sia oggi un pilastro economico e sociale per l’Italia.

In Italia sono presenti oltre 7 milioni di ovini e 900 mila caprini, distribuiti lungo la dorsale appenninica, nelle Alpi e nelle isole. La Sardegna resta il cuore pulsante della pastorizia, con più di 3 milioni di ovini (32% del patrimonio nazionale) e il 50% della produzione di latte ovino, ma il fenomeno riguarda tutto il territorio nazionale: l’Abruzzo con la transumanza UNESCO, la Toscana con il Pecorino delle Crete, la Sicilia con la razza Comisana e il Ragusano DOP, le Alpi con i grandi formaggi d’alpeggio.

Il valore complessivo della filiera ovicaprina italiana supera 1 miliardo di euro lanno, con oltre 60 mila aziende attive. Solo il Pecorino Romano DOP, prodotto per il 95% in Sardegna, vale circa 350 milioni di euro. Secondo il CREA, ogni anno nel nostro Paese si producono oltre 600 mila tonnellate di latte ovino, destinate in gran parte a formaggi DOP riconosciuti a livello internazionale.

Ma la pastorizia non è soltanto economia. Secondo ISPRA, oltre il 40% delle superfici pascolive italiane ricade in aree Natura 2000: i greggi contribuiscono a prevenire incendi, contrastare il dissesto idrogeologico e mantenere paesaggi aperti e ricchi di biodiversità. «I pastori sono le vere sentinelle del territorio — sottolinea Serpillo — e senza di loro intere aree interne sarebbero condannate all’abbandono».

Negli ultimi anni si è assistito a un forte rinnovamento: le aziende multifunzionali sono aumentate del 25%, con pastori che aprono minicaseifici, agriturismi, attività didattiche e progetti legati alla lana, un tempo scarto e oggi materia prima per moda e industria tessile.

Non mancano però le criticità. Le crisi di mercato e le emergenze sanitarie — come la dermatite nodulare contagiosa, che in Sardegna ha comportato la vaccinazione di oltre 300.000 capi e un blocco della movimentazione per 26 mesi — mostrano la fragilità del sistema. «È inaccettabile lasciare soli gli allevatori — ammonisce Serpillo. Serve una vera sovranità sanitaria veterinaria europea, con scorte di vaccini pronte, controlli uniformi e servizi territoriali rafforzati».

Concludendo, il Presidente dell’Unione Coltivatori Italiani (UCI) esprime profondo interesse per l’evento internazionale, organizzato da Slow Food, Cheese 2025 che si svolgerà dal 19 al 22 settembre a Bra: <<L’evento offrirà un importante momento di confronto pubblico sul valore del latte crudo, dei formaggi artigianali e delle razze locali. Si tratta di un’occasione significativa per ribadire che la pastorizia in Italia non è soltanto un’attività economica, ma un presidio di cultura, biodiversità e comunità rurali che il nostro Paese deve saper difendere e valorizzare».

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