Grano, Confagricoltura Emilia-Romagna: Si rischia il 30% in meno di semine autunnali

BOLOGNA – L’apprensione è alta a una manciata di giorni dall’inizio delle semine autunnali.

«Causa scarsa marginalità, si rischia fino al 30% in meno di superfici coltivate persino nei territori vocati della nostra regione non solo in collina» osserva il presidente di Confagricoltura Emilia-Romagna, Marcello Bonvicini, che sceglie toni duri: «A chi sta veramente a cuore la difesa del grano made in Italy? Apriamo un confronto e fissiamo le priorità della filiera».

L’Emilia-Romagna contribuisce alla produzione nazionale del tenero per il 35% (900 mila tonnellate sul totale nazionale di 2,6 milioni tons) e del duro per il 12% (450 mila tonnellate sul totale di 3,8 milioni tons). Ma seminare grano non conviene più. Coloro che hanno coltivato il tenero ci hanno rimesso quest’anno 30 euro a tonnellata, con prezzi vicino ai 200 euro/t e costi di produzione nel Centro Nord che si attestano mediamente a 230 euro/t (fonte Ismea); ancora più netta la perdita per i produttori del duro, con uscite superiori ai 300 euro/t e prezzi medi sui 250 euro/t.

«Le quotazioni si sono fermate ai valori di 5 anni fa, mentre i costi di sementi, concimi, fitofarmaci, servizi agromeccanici sono quasi raddoppiati. Filiere come quella della pasta o del pane e dei prodotti da forno rischiano il collasso: bisogna ripensare i rapporti, correggere gli squilibri, ridefinire gli accordi lungo la catena del valore: i vantaggi sono minimi, i parametri e le condizioni troppo stringenti. La materia prima italiana va tutelata sempre, garantendo al cerealicoltore una giusta remunerazione, rafforzando la parte agricola» è il monito del presidente Bonvicini.

Achille Savini, responsabile sezione cereali di Confagricoltura Emilia-Romagna, chiede di ridisegnare le filiere agroindustriali del grano italiano per dare valore al prodotto e tutelare l’imprenditore agricolo che è l’anello debole del sistema (basterebbe aumentare il prezzo del grano di pochi centesimi al chilo).

Chiede inoltre di introdurre misure di sostegno nell’ambito delle politiche Pac e Ocm o tramite premi integrativi. L’obiettivo è contrastare la concorrenza estera soprattutto se sleale, intensificando i controlli merceologici, facendo valere il principio della reciprocità, bloccando l’import “selvaggio” da Canada, Usa, Kazakistan e le “triangolazioni del grano russo” dalla Turchia. Non ultimo, occorre vigilare affinché il grano 100% italiano indicato in etichetta sia davvero made in Italy.

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