Grano duro, la qualità del Senatore Cappelli conquista i consumatori italiani. Ma nel 1915 fu creata per ‘sfamare’ gli italiani

Il grano duro Senatore Campelli compie 100 anni: nel 1915 era stato introdotto per ‘sfamare’ gli italiani, potendo dare un apporto nutrizionale che non aveva uguali e assicurando rese produttive maggiori. Oggi, un secolo dopo, l’80 per cento delle moderne varietà di grano duro derivano proprio dal Senatore Cappelli. E uno studio genetico condotto con 90 mila geni ha evidenziato un livello di similarità genetica fra le moderne varietà moderne di grano duro e la varietà Cappelli di oltre il 70%.

farine_grano_agriculturaSi sono festeggiati a Foggia i primi cento anni della varietà Senatore Cappelli, con l’evento organizzato dal CREA, Centro di Ricerca per la Cerealicoltura, che ha celebrato uno dei più importanti risultati dell’opera di miglioramento genetico del genetista Nazareno Strampelli Il ritrovato interesse da parte dei consumatori.

E’ il grano che rappresenta la tradizione e la biodiversità italiana, anche se ha origini tunisine. Il rinnovato interesse da parte dei produttori e dei consumatori, colloca questa antica varietà nel mercato degli alimenti di alta qualità. A distanza di un secolo dalla nascita della varietà, il successo è legato essenzialmente alle peculiari caratteristiche organolettiche della pasta prodotta con questa varietà.

«La varietà – ha spiegato il direttore del CREA CER Nicola Pecchioni – è stata, infatti, rilasciata nel 1915 e prende il nome da Raffaele Cappelli, Senatore di origine abruzzese, che mise a disposizione di Strampelli la “Masseria Manfredini” a Foggia dove, nel 1919, l’Istituto Nazionale di Genetica per la Cerealicoltura costituì, formalmente, la Stazione Fitotecnica per le Puglie (oggi Centro di Ricerca per la Cerealicoltura del CREA)».

Si produce principalmente nell’Italia meridionale (Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna), ma anche nel Centro Italia. «La varietà Cappelli – ha sottolineato Pasquale De Vita, ricercatore del CREA CER – è stata selezionata a partire da una popolazione di frumento duro di origine tunisina “Jean Rhetifah”, senza il ricorso all’ibridazione controllata con genotipi a bassa taglia alla base dei successi ottenuti da Strampelli nel frumento tenero. Le piante di frumento duro della varietà Cappelli sono molto alte e la granella che ne deriva è ricca di proteine. Si è diffusa rapidamente a partire dagli anni ’20, e fino agli anni sessanta è stata la varietà di frumento duro più coltivata in Italia. Per molti anni è stata largamente utilizzata negli incroci per lo sviluppo delle nuove varietà e quindi presente nella genealogia di quasi tutte le varietà moderne»

Il mantenimento in purezza oggi è assicurato dal Centro di Ricerca per la Cerealicoltura del CREA con sede a Foggia che fornisce il seme di base per la produzione del seme certificato secondo la legislazione sementiera. La varietà di frumento duro “Cappelli”, ininterrottamente coltivata per decenni ha contribuito alla crescita della cerealicoltura e dell’industria agroalimentare Italiana, ha dato il via al miglioramento genetico moderno del grano duro ed ancora oggi alimenta una filiera dedicata allo sviluppo di prodotti sostenibili di alta qualità.

EVOLUZIONE DELLA PRODUZIONE DI GRANO TENERO – Nel Neolitico venivano seminati 500 semi per metro quadrato, con una produzione di 1-1.5 quintali per ettaro; nel periodo romano 2000 semi/mq per 4-5 quintali/ha; nel Rinascimento (Pre-Mendel) 3mila semi/mq per 6-8 qli/ha; nel post Mendel 8 mila semi/mq per 25 qli/ha; nel 1970 si piantavano 14mila semi/mq per 50 quintali/ha di ettaro; oggi abbiamo varietà con 20mila semi per metro quadro che producono 90-100 qli/ha

Il convegno si è sviluppato in tre sessioni di lavoro, si è parlato della storia della varietà e del suo contributo al miglioramento genetico del frumento duro in Italia, delle nuove sfide della ricerca applicate alla produzione di pasta e pane, oltre ai nuovi approcci per decodificare il genoma del frumento duro, che muove i suoi passi proprio dalla varietà Cappelli. Nella tavola rotonda finale spazio alle analisi delle prospettive economiche per i prodotti di nicchia all’interno del mercato agroalimentare.

 

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