Nuova legge regionale per gli agriturismi dell’Emilia-Romagna

“Si tratta di un testo che rappresenta un importante punto di equilibrio tra le diverse esigenze ed in linea con le nostre richieste”. E’ il commento della Cia dell’Emilia-Romagna sul nuovo progetto di legge per la disciplina degli agriturismi  – e approvato dalla Giunta regionale – espresso nel corso dell’udienza conoscitiva della Commissione Politiche economiche dell’Assemblea legislativa. A fronte della forte  opposizione delle organizzazioni del commercio la Cia dell’Emilia Romagna ha inoltre evidenziato come questa posizione “sia smentita dai dati: la media delle aziende agrituristiche esercita attività di ristorazione con 11 pasti al giorno e la percentuale delle presenze di turisti corrisponde all’ 0,68% dell’intera ospitalità turistica regionale”.

La normativa – In sintesi la nuova normativa prevede opportunità di crescita e qualificazione delle imprese agricole  multifunzionali ed agrituristiche con vincoli per garantire la qualità, controlli e sanzioni, incentivi per aumentare la ricettività delle strutture e promuovere la produzione agroalimentare regionale tipica. Per la Confederazione emiliano romagnola il progetto di legge valorizza quindi l’agriturismo come elemento necessario per lo sviluppo del territorio, definendo condizioni anche impegnative per le imprese che devono svolgere questa attività con caratteristiche di qualità e tipicità.
“La proposta di legge attua a nostro giudizio il principio della valorizzazione dell’attività agricola attraverso la multifunzionalità aziendale – prosegue la Cia – e le diverse combinazioni di attività creano quel valore aggiunto di tipicità, legame col territorio e con le produzioni agricole aziendali che le stesse organizzazioni del commercio auspicano”.

Maggiori obblighi – La legge impone quindi agli agriturismi obblighi superiori a quelli cui sono soggetti il comparto ricettivo e della ristorazione, con oneri effettivi ad essi corrispondenti. “La nuova configurazione dell’ospitalità degli agriturismi, così come prevista, tiene conto delle peculiarità degli immobili in cui si svolge l’attività nel pieno rispetto delle norme igienico sanitarie delle altre attività recettive (ristoranti ed alberghi) – conclude la Cia –  in particolare  il legame con il lavoro agricolo, l’obbligo di utilizzo di prodotto proprio, a denominazione protetta e delle aziende agricole del territorio è tale da evitare qualsiasi abbassamento di rapporto tra agriturismo e ambiente circostante”.

 

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