Cenone in Polonia, nel segno del 12 e della tradizione

Un Natale particolare nel profondo Nord Est della Polonia, a pochi chilometri dal confine con la Lituania. Ci troviamo a Suwałki, cittadina di medie dimensioni attraversata dal fiume Czarna Hańcza, fino al 1999 capitale del Voivodato di Suwałki, poi con la riorganizzazione dei voivodati della Polonia, viene inglobato in quello di Podlachia. Il Natale è un giorno particolare, intenso, dove il sacro lascia ben poco spazio al profano. Le tradizioni non sono ancora così contaminate dal consumismo più sfrenato. Ed anche a tavola, nel cenone della vigilia, vince la tradizione. Per fortuna.

Dodici piatti da gustare – Dodici portate in ricordo dei dodici apostoli, ed a tavola un posto in più rispetto al numero dei commensali, un coperto vuoto, simbolico, in segno di ospitalità verso un possibile bisognoso che potrebbe bussare alla porta di casa. Questa una delle tante usanze tipiche della cena della vigilia natalizia in Polonia. Una tradizione, quella polacca, che va avanti da secoli e che da secoli non prevede il consumo di carni e grassi poiché il “mangiar magro” era un tempo obbligatorio nei giorni dell’Avvento. I commensali iniziano con un tradizionale scambio di piccoli pezzi di pane azzimo, un modo per farsi gli auguri ed auspicarsi l’un l’altro tutto il bene possibile. Segue poi una preghiera, recitata spesso dal capo famiglia, e nelle case più religiose e tradizionaliste si è soliti leggere anche un brano del Vangelo prima di iniziare il pasto vero e proprio. L’ordine delle dodici portate non è eccessivamente ordinato; si inizia con una zuppa, per poi mangiare tutto il resto, nell’ordine che ognuno preferisce, essendo tutto disposto in tavola come in un grande buffet. Tipica della vigilia è la barszcz (barshcy), una zuppa di barbabietole, di un colore rosso intenso nella quale si trovano affogati dei piccoli ravioli da gustare insieme alla zuppa stessa; e i łazanki (uazanchi), una sorta di maltagliati, fatti di farina e uova, conditi con un sugo molto particolare a base di fiori di papavero, uvetta, noci e miele. Non possono poi mancare i pierogi (pieroghi), piatto tipico di tutto il nord-est europeo: ravioli ripieni di tutto ciò che si vuole, ma che, nel periodo natalizio, sono generalmente riempiti con funghi, poiché, oltre ad essere eccezionali in questa versione, la raccolta dei funghi è uno dei passatempi preferiti da quei polacchi che hanno la fortuna di non aver ancora perso il contatto diretto con la natura e la campagna. La carpa e l’aringa sono poi le regine della tavola natalizia: due tipologie di pesce che in verità vengono largamente consumate durante tutto l’anno, e che per questo non possono certo mancare durante il cenone della vigilia. Cavoli, verze e crauti sono le verdure che accompagnano i piatti sopra descritti, anche se i crauti generalmente vengono consumati con delle salsicce cotte al fuoco, e quindi, per poterli gustare in questo buonissimo abbinamento, i polacchi preferiscono mangiarli nel giorno di Natale, quando la fine dell’Avvento permette loro il consumo di carne. Ed ancora nel rispetto dell’Avvento, niente dolci, birra ed alcolici vari: soltanto acqua e un particolare succo di frutta ricavato da frutta secca, quali mele, pere e prugne. Il pasto termina con dei canti della tradizione natalizia e lo scambio dei regali. Una cosa curiosa da ricordare è che i bambini polacchi hanno la fortuna di ricevere doni natalizi in due occasioni: durante la notte del ventiquattro dicembre, o la mattina del venticinque, da parte di Babbo Natale come in tutto il mondo, ma anche il sei dicembre per la festa di San Nicola, quando i genitori fanno trovare loro regalini sotto il cuscino o vicino alle pantofole.

Duccio Rossi

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