Toscana, chiude l’ARSIA. La Cia chiede alla Regione più innovazione

L’Arsia non c’è più. Dopo oltre 15 anni di attività al fianco dell’agricoltura. Il settore – sottolinea la Cia Toscana – con l’approvazione della Legge finanziaria della Regione Toscana, perde così il principale attore delle politiche di promozione dell’innovazione. Si chiude un ciclo, ma l’augurio – afferma la Cia Toscana – è che se ne apra un altro, quanto prima. “Alle imprese agricole – spiega Giordano Pascucci, presidente regionale Cia – come abbiamo chiarito nelle nostre numerose prese di posizione in merito, non interessa difendere questa o quella struttura; siamo aperti al confronto su qualsiasi proposta di riorganizzazione del sistema che parta dal riconoscimento della valenza strategica dell’innovazione in agricoltura e dalla piena valorizzazione del patrimonio di esperienze, professionalità e reti di relazioni che si sono sviluppate in Toscana in questi anni. Il sostegno all’innovazione deve restare una priorità per la Regione, è una delle principali sfide per il futuro dell’economia e dell’agricoltura toscana. Senza puntare sull’innovazione non si esce dalla crisi”.

Cia contraria alla chiusura dell’Arsia – La Cia, unica tra le organizzazioni agricole in Toscana, aveva nei mesi scorsi sottolineato la propria contrarietà alla chiusura dell’Arsia, ricordandone il ruolo svolto nei percorsi di cambiamento dell’agricoltura ed i risultati positivi raggiunti, grazie a tutti coloro che vi hanno lavorato con passione e professionalità, a partire da Maria Grazia Mammuccini, la cui competenza, capacità ed esperienza  resta una risorsa importante per l’agricoltura toscana sulla quale – auspica la Cia Toscana – poter contare anche per il futuro. Dal 1° gennaio 2011 il personale e le funzioni passano alla diretta gestione del dipartimento sviluppo economico della Regione Toscana, insieme ai servizi fitopatologici gestiti fino ad oggi dall’Arpat.

In futuro una nuova agenzia? – Per il futuro viene ipotizzata la creazione di una nuova agenzia che dovrebbe occuparsi, oltre che di promozione dell’innovazione, di tutte le attività della cosiddetta green economy: dalle aziende agricole regionali fino, secondo alcune ipotesi, alla gestione del demanio forestale. Per la Cia non c’è bisogno di aumentare la spesa, ma occorrono indirizzi chiari in tre direzioni: orientare le risorse comunitarie del Programma di sviluppo rurale verso le misure di sostegno ai processi di promozione della conoscenza e dell’innovazione; garantire da subito la piena funzionalità dei servizi e delle attività di supporto all’innovazione definendo celermente, entro i 60 giorni stabiliti dalla Legge finanziaria, il piano delle attività di promozione dell’innovazione per l’anno 2011; definire in tempi rapidi il nuovo assetto organizzativo del sistema, in modo da dare certezze a chi vi opera e chiari punti di riferimento al sistema delle imprese. “L’agricoltura toscana non ha certo bisogno di incertezze – conclude il presidente Pascucci -. La Cia è pronta come sempre a raccogliere la sfida del cambiamento, mettendo a disposizione le proprie idee; chiediamo alla Regione Toscana di avviare subito il confronto su questo tema, con l’approccio consueto di apertura e concretezza, che ha sempre portato a positivi risultati dell’azione.

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