Fabbisogno e produzione di materie prime per l’agroindustria nazionale

La giornata di studio su “Fabbisogno e produzione di materie prime per l’agroindustria nazionale”, che si è svolta all’Accademia dei Georgofili e alla quale hanno partecipato Marco Bindi, Vito Bianco, Tommaso Maggiore, Giuseppe Scarascia Mugnozza e Giuliano Mosca, ha cercato di puntualizzare il quadro della produzione nazionale di materie prime agricole in rapporto ai fabbisogni dell’agroindustria nazionale.

Il convegno – Purtroppo, in Italia come in tutti i paesi industrializzati, stanno progressivamente diminuendo le superfici a destinazione agricola (SAU) nonostante che, a livello mondiale, sia sempre più evidente l’importanza del settore primario per sopperire alle esigenze di cibo dell’umanità. Con una popolazione mondiale di oltre 9 miliardi, attesa per il 2050, occorrerebbe una tutela delle superfici a destinazione agricola ed una adeguata riorganizzazione delle filiere agroindustriali. Eppure in Italia si vivono dei paradossi incredibili: siamo importatori di prodotti primari, non solo alimentari, ma al tempo stesso esportiamo “Made in Italy” fatto anche con materie prime importate; la SAU si è ridotta ma ci sono più di un milione di ettari non coltivati perché i costi di produzione sono superiori al prezzo del mercato mondiale. L’agricoltura costituisce il primo gradino della filiera agroindustriale, anche se viene troppo spesso trascurata per il suo basso contributo al PIL nazionale. Da sempre le industrie sono state libere di approvvigionarsi ovunque, sulla base di criteri di convenienza, però tutti (agricoltori, industriali, distributori e consumatori) sono interessati a valorizzare i pregi dei nostri prodotti legati al territorio ed assumere una strategia condivisa che porti ad un giusto equilibrio fra i redditi di tutti coloro che operano in una stessa filiera.

Conclusioni Scaramuzzi – A conclusione della giornata di studio, il Presidente dei Georgofili ha dichiarato: “Occorre una politica nazionale ed europea mirata all’aumento della produttività ed alla conservazione della SAU, il che significa salvare i terreni coltivabili e non conservarne il paesaggio, affinché siano ridotte le importazioni e si ristabiliscano più eque distribuzioni dei redditi dei valori aggiunti della intera filiera agroindustriale. Poiché finora la politica ha dimostrato di non aver capito la necessità di operare in questo senso, è nostro compito elaborare sintesi concrete comprensibili ai media e quindi all’opinione pubblica, così da influenzare le scelte politiche”.

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