A Natale vince il menù tricolore. Ed è boom per la spesa in campagna

 Tutto pronto per le tavole di Natale. Tavole “casalinghe” e rigorosamente “made in Italy”. A vincere anche quest’anno, infatti, saranno i “banchetti” in famiglia con prodotti legati alla tradizione e al territorio. Fatte fuori le mode esotiche e ridotti all’osso viaggi e vacanze, ben 9 italiani su 10 hanno deciso di trascorrere le feste tra le mura domestiche con parenti e amici e di cancellare i menù esterofili, prediligendo portate “tricolore” nel 75 per cento dei casi. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori alla vigilia delle festività. Certo la crisi si fa sentire. Ma gli italiani -spiega la Cia- preferiscono tirare la cinghia su regali (meno 3,5 per cento) e viaggi (meno 7 per cento), piuttosto che rinunciare ai piaceri della tavola. Secondo i nostri dati, quest’anno solo il 19 per cento degli italiani spenderà meno per cibo e bevande, mentre ben l’81 per cento lascerà praticamente inalterato il budget per il cenone della vigilia e per i pranzi di Natale e Santo Stefano.

Numeri – Più in dettaglio, ogni famiglia sborserà in media 140 euro per imbandire le tavolate del prossimo week-end. Con una spesa complessiva stimata in 1,6 miliardi di euro per il solo pranzo di Natale e intorno a un miliardo per il cenone del 24 dicembre. Ma gli acquisti saranno comunque più oculati -osserva la Cia- con prodotti e specialità enogastronomiche legate al territorio e alle tipicità regionali. Niente spese folli, quindi: salmone, ostriche e frutta esotica verranno consumate con il contagocce. Mentre sarà un trionfo di ragù, bollito, tortellini in brodo, torte rustiche e dolci artigianali. Soprattutto in vista del cenone, che vedrà al centro del menù il pesce (che registra proprio in questi giorni il consumo più elevato dell’anno), le famiglie compreranno pesce azzurro e capitone invece del “modaiolo” e costosissimo caviale. E poi ancora una volta lo spumante trionferà sullo champagne, con oltre il 95 per cento dei brindisi “made in Italy”.

Spesa in campagna – A crescere sarà anche la “spesa in campagna”, con un incremento del 15 per cento rispetto al 2010 -aggiunge la Cia-. Più di 9 milioni di italiani si recheranno nelle aziende agricole che fanno vendita diretta e nei mercatini allestiti in questi giorni dagli agricoltori, soprattutto nelle zone rurali. Una scelta che premia non soltanto la qualità, la tipicità, la freschezza e la salubrità dei nostri prodotti agricoli, ma alleggerisce lo scontrino. Nelle aziende agricole, infatti, si acquista a prezzi molto più contenuti rispetto a quelli praticati da supermercati e centri commerciali, con un risparmio che può arrivare fino al 30 per cento. In particolare -conclude la Cia- la spesa alimentare delle feste natalizie sarà così ripartita: carni e salumi (18,5 per cento); pesce (11,8 per cento); pasta e pane (14,2 per cento); formaggi e uova (13,1 per cento); ortaggi, conserve, frutta fresca e secca (15,3 per cento); vini, spumanti e altre bevande (14,7 per cento); pandori, panettoni, torroni e dolci in generale (12,4 per cento).    

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