Rossi (Fidaf), Ogm per miglioramento produttività. Non possiamo ignorarli

Intervista esclusiva di Agricultura.it a Luigi Rossi, presidente della Federazione italiana dottori in Scienze agrarie e Scienze forestali (Fidaf), in occasione del convegno organizzato dal CRA CER a Foggia dedicato ad una grande figura del mondo della ricerca scientifica  in cerealicoltura, Natale di Fonzo.

Professor Rossi, in cerealicoltura una nuova sfida da affrontare è il rapporto fra produttività e sostenibilità ambientale. Come si raggiunge un punto di equilibrio?

Si tratta proprio di una sfida: dobbiamo comprendere anche la sostenibilità economica, perché se non si garantisce una reddito agli agricoltori è difficile farli rimanere sul territorio e quindi pensare alla sostenibilità ambientale; senza dimenticare una sostenibilità anche sociale. Ecco, è necessario considerare tutti questi aspetti.

Per quanto concerne la produttività: che cosa hanno fatto e cosa possono ancora fare ricerca e innovazione?

Sono fondamentali per  migliorare la produttività, come la storia del grano duro dimostra. Se oggi il grano duro e la pasta italiana hanno tanto successo, lo si deve alla ricerca, che ha trasformato una coltura povera come il grano duro in una coltura ricca. Questa innovazione non ha aiutato solo i produttori agricoli, ma anche l’industria molitoria e l’industria pastaria, rendendo grande la pasta nel mondo. Mentre una volta si pensava che la ricerca dovesse produrre tecnologia, e quindi si pensava all’intensificazione tecnologica come quella che doveva risolvere tutti i problemi. L’intensificazione tecnologia è stata tanta, forse anche troppa; io parlerei oggi di intensificazione delle conoscenze. Insieme alle tecnologie dobbiamo oggi favorire anche lo sviluppo delle conoscenze in modo da assicurare maggiore produttività, ma anche sostenibilità economica, ambientale e sociale.

Si può parlare di miglioramento genetico senza “spaventare” il consumatore, come spesso accade quando si parla di Ogm?

Direi proprio di si. Il miglioramento genetico è fondamentale, lo è per quanto riguarda l’uso delle tecniche più tradizionali, e quindi parliamo degli incroci, incroci interspecifici e intergenerici, parliamo di mutagenesi ma è importante anche con le nuove tecnologie dell’ingegneria genetica. Non possiamo chiuderci di fronte a quello che sta succedendo nel mondo: 160milioni di ettari oggi sono coltivati a Ogm, mentre tutta la superficie agricola europea è complessivamente 170milioni di ettari. Cioè gli Ogm sono diffusi nel mondo in una superficie uguale alla superficie europea. Ma non solo: la maggior parte dei nostri prodotti tipici, che siano formaggi o prosciutti, sono prodotti con latte o altro, di animali che mangiano Ogm, perché tutta la soia o tutto il mais che noi importiamo è Ogm. Allora, in realtà tenendo bloccata la ricerca Ogm, non dando la possibilità ai nostri maiscoltori di coltivare mais Ogm, noi penalizziamo l’agricoltura italiana; tanto è vero che mentre 15 anni fa l’Italia importava solo il 2% di mais necessario, oggi importiamo il 36% del nostro fabbisogno. Questo perché chi coltiva mais nella Pianura Padana deve coltivare mais vecchio, ovvero mais che non sono gli ultimi ibridi realizzati, ma ibridi perlomeno vecchi di 15-20 anni.

Lorenzo Benocci 

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