Rabboni (E. Romagna): «Puntiamo sui giovani per aumentare la redditività del settore»

L’anno che sta per concludersi porta con sé luci e ombre sull’agricoltura italiana pronta, però, alle sfide che l’attendono nel 2013: la nuova Pac e le elezioni politiche per la formazione di un nuovo Governo. agricultura.it ha chiesto all’assessore all’agricoltura della Regione Emilia Romagna Tiberio Rabboni un bilancio sull’agricoltura nella sua regione e gli auspici  per l’anno che verrà.

1. Assessore Rabboni che anno è stato il 2012 per l’agricoltura della sua regione, tracci un breve bilancio

L’annata è  stata segnata da tre eventi drammatici, uno più grave dell’altro: il nevone di febbraio in Romagna, la prolungata siccità in gran parte della regione e il terremoto del 20 e 29 maggio in Emilia. I danni alle strutture, alle macchine e alle scorte sono stati ingentissimi, così pure i danni ad una parte delle produzioni. Ciononostante il valore della produzione agricola 2012 pare allineato con quello dello scorso anno. Un dato che si spiega con l’aumento di prezzi agricoli all’origine conseguente ad un generale calo delle rese produttive. Gli aumenti di Plv più significativi si sono verificati nel vitivinicolo, nei cereali, con l’eccezione particolarmente negativa del mais, nelle colture arboree e negli allevamenti.

2.  Quali saranno le iniziative ed azioni previste per il 2013 per il rilancio (o conferme) dell’agricoltura regionale?
Tre, in particolare oltre, naturalmente, alla ricostruzione post terremoto e allo sviluppo della rete irrigua per prevenire gli impatti del cambiamento climatico. La prima è un deciso impulso al decollo di quella che chiamiamo agricoltura contrattualizzata. Nell’ultimo anno in Regione sono nati tre Organismi interprofessionali per programmare la produzione e condividere le regole di governo dell’offerta tra agricoltori, trasformatori e distribuzione nei comparti del pomodoro da industria, delle pere e della suinicoltura. Si sta inoltre lavorando per dare vita all’interprofessione nella pataticoltura. La seconda è un contributo concreto al taglio di una parte di oneri burocratici per le imprese. Sono in corso di attuazione tre innovazioni anti burocratiche: registro unico dei controlli agricoli, silenzio-assenso per le schede viticole, gestione online con firma digitale di tutte le pratiche agricole direttamente da parte dell’agricoltore. La terza sono vari incentivi all’aggregazione delle imprese agricole e a partnership di filiera con l’industria alimentare. Esemplare è da questo punto di vista l’Accordo con Barilla per la fornitura di Grano duro Alta qualità e i 67 progetti di filiera sostenuti dal PSR per un investimento complessivo di 280 milioni di euro e oltre 8000 imprese coinvolte.

3.  In vista delle prossime Politiche, cosa auspica dal nuovo Governo nazionale e cosa chiede per l’agricoltura?

Che prenda di petto la questione della redditività dell’attività agricola. Quella italiana è tra le più basse d’Europa per ragioni esclusivamente italiane e soltanto un’iniziativa convinta ed innovativa della politica nazionale può favorirne la rimozione. Tre sono le concause della bassa redditività italiana rispetto all’Europa: i maggiori costi italiani riguardanti l’energia, i carburanti, il prelievo fiscale, gli oneri burocratici; il diseguale rapporto negoziale con i soggetti non agricoli della filiera e con i fornitori di servizi e mezzi tecnici; l’incapacità infine, del settore primario di governare in modo coordinato ed efficace, salvo lodevoli eccezioni, l’offerta rispetto alla domanda; una domanda che per la maggior parte è concentrata in pochi gruppi d’acquisti alla scala nazionale ed internazionale.   La mancanza di una analoga dimensione dell’offerta, di sedi di contrattazione commerciale uniche, di organismi interprofessionali effettivamente operativi, di Accordi e Contratti di produzione nazionali o interregionali, di obblighi alla contrattazione tra le parti,  di aggregazioni di produttori per la commercializzazione in esclusiva, abbassano notevolmente le capacità negoziali della parte agricola frammentata, nonché la quota di valore finale del prodotto ad essi spettante.

4. Il 2013 sarà l’anno che porterà l’agricoltura nella nuova Pac: qual è il ruolo che a suo avviso dovrebbero avere le Regioni e quali interventi e modiche finali auspica sul documento attuale?

Le Regioni devono giocare in squadra con lo Stato e con le rappresentanze agricole nazionali, nonché con il Comitato europeo delle Regioni e con i parlamentari europei. Le modifiche per le quali ci battiamo sono sostanziali: riduzione degli oneri burocratici, parametri di riparto del budget finalizzati a valorizzare la qualità delle produzioni, riduzione degli input energetici, chimici e in genere degli impatti ambientali negativi ma non della superficie coltivata, strumenti e risorse adeguate per stabilizzare i redditi e contrastare la volatilità dei prezzi internazionali, sostegno anche finanziario all’agricoltura contrattualizzata come modello generale e allo sviluppo dell’autogoverno dell’offerta sui mercati, riequilibrio dei rapporti di forza con GDO e grande industria alimentare.

5. In conclusione: per il 2013 quali sono i buoni propositi e gli aspetti da migliorare per la “sua” agricoltura?

La cartina di tornasole dello stato di salute del settore è la sua capacità di attrazione nei confronti dei giovani. I Giovani che fanno agricoltura sono decisamente pochi ma ci sono. Le loro aziende sono normalmente più grandi della media, sono inserite in reti d’impresa, fanno  produzioni specializzate ad alto valore aggiunto, spesso portano sul mercato prodotti lavorati e confezionati o addirittura trasformati. Dunque ci sono se c’è  redditività. Il che significa che le due questioni sono tra loro intimamente connesse. Il nostro buono proposito e’ esattamente questo: migliorare ed estendere la connessione. Auguri a tutti di buon 2013!

Susanna Danisi

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