Ungulati in Toscana: proposta una legge obiettivo per contenerli

Una legge obiettivo specifica sulla gestione degli ungulati selvatici, per contenere la proliferazione di cinghiali e caprioli in Toscana. A proporla è stato l’assessore all’Agricoltura Marco Remaschi, il quale questa mattina ha effettuato in Consiglio regionale una comunicazione sull’argomento.

Remaschi ha ricordato che il problema del sovrappopolamento di ungulati in Toscana è molto sentito e rilevante: sono stimati, su tutto il territorio regionale, circa 200mila caprioli, 200mila cinghiali, 8 mila daini e 4 mila cervi. Praticamente siamo la regione europea con la massima presenza di questa specie, anche perché il nostro territorio è coperto al 60% da boschi e foreste. “Numeri così elevati costituiscono un serio rischio per il mantenimento dell’equilibrio naturale”, ha detto l’assessore. Senza contare le questioni, gravosissime, dei danni all’agricoltura (in particolare a settori vitali per la Toscana come la viticoltura) e degli incidenti stradali. Come ha spiegato ancora Remaschi, i danni all’agricoltura sono in aumento negli ultimi anni e “i danni da ungulati rappresentano ben l’88% di quelli liquidati”. Non solo gli indennizzi stanno diventando insostenibili per le casse regionali, ma per gli agricoltori il danno rimane. “In molti casi la perdita di prodotto – ha proseguito Remaschi – causa anche una perdita di mercato, data la minore produzione ottenuta, non solo in quell’annata ma anche nelle successive”. E sono sempre più frequenti gli incidenti sulle strade, gravi e mortali, dovuti all’attraversamento di ungulati. Almeno duecento l’anno scorso.

Per questo la Regione propone una legge obiettivo, della durata di tre anni, che dovrà prevedere parametri misurabili, effettuare monitoraggi, predisporre un piano di interventi che, ha spiegato l’assessore, “stabilirà dove concentrare gli interventi di riduzione delle presenze, comprendendo quanto meno i vigneti, gli oliveti e i seminativi dove si registrano i danni”. Gli obiettivi sono attuare una riforma urgente della normativa regionale e la gestione diretta da parte della Regione, con la revisione delle aree vocate e non vocate alla presenza del cinghiale, la previsione di ulteriori modalità di prelievo per le zone problematiche, il controllo della fauna anche in assenza di danno conclamato, quando ci sia rischio per le coltivazioni. Per mitigare il problema del sovraffollamento anche in zone di divieto di caccia ”sarà prevista una metodologia di contenimento che dovrà essere gestita in maniera complessiva, senza lasciare zone dove le specie possano proliferare indisturbate”. Ultima questione, la gestione delle carni degli ungulati abbattuti. Remaschi propone la creazione di una filiera per la commercializzazione delle carni, molto richieste dal mercato.

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