Latte e zootecnia, agli allevatori italiani in crisi servono misure concrete

Nonostante le attenzioni per il settore agroalimentare contenute nella legge di Stabilità, la situazione della zootecnia sta diventando sempre più insostenibile e gli agricoltori, nonostante i loro sacrifici, non riescono a lasciarsi alle spalle gli effetti della crisi. Da un lato il comparto della carne, che deve fare i conti con la sempre più pressante volatilità dei costi delle materie prime, con la forte dipendenza dall’estero dei ristalli e con i prezzi fermi da troppo tempo a livelli non remunerativi; dall’altro lato il settore lattiero-caseario, con quotazioni all’origine in caduta libera negli ultimi mesi e con accordi sul prezzo alla stalla che non si chiudono. Lo afferma il coordinatore nazionale di Agrinsieme Dino Scanavino.
Fase cruciale – Siamo in una fase cruciale e gli allevatori necessitano di misure concrete di sostegno e prezzi delle materie prime equi. Parliamo di un comparto che, dopo trent’anni di sistema delle quote, necessita di certezze per il futuro e le cui prospettive reddituali sono, ad oggi, un’incognita -evidenzia il responsabile del coordinamento tra Cia, Confagricoltura, Copagri e Aci agroalimentare-.

Gli allevatori italiani – sottolinea Agrinsieme-chiedono un progetto lungimirante per il futuro delle loro attività, che trovi risposte normative adeguate e ottimizzi gli strumenti finanziari che già ci sono. E’ importante non disperdere le risorse, utilizzandole per una unica grande campagna di promozione del consumo dei prodotti del latte e derivati. Una campagna di questo tipo rafforzerebbe le iniziative ministeriali in essere dal 2016 come Latte nelle scuole e il marchio 100% latte italiano.
Scoppia in Italia la guerra del latte con migliaia di allevatori della Coldiretti provenienti dalle diverse regioni, che con trattori e mucche al seguito, lasciano le campagne per difendere il lavoro, gli animali, le stalle, i prati ed i pascoli custoditi da generazioni. Nell’ultimo anno si è verificata una vera strage delle stalle con l’Italia che rischia di perdere per sempre la propria produzione di latte che agli allevatori viene sottopagata al di sotto dei costi di produzione, su valori che non consentono neanche di dare da mangiare agli animali e costringono alla chiusura, con effetti irreversibili sull’occupazione, sull’economia, sull’ambiente e sulla qualità dei prodotti. Ad avvantaggiarsene sono le importazioni di bassa qualità che vengono spacciate come Made in Italy per la mancanza di un sistema trasparente di etichettatura. La vita o la morte delle stalle italiane dipende da pochi centesimi al litro di latte prodotto. Gli allevatori italiani si ribellano e prendono d’assedio con un vero blitz obiettivi sensibili e significativi.

‘Guerra’ Coldiretti – E sabato 7 novembre 2015, dalle prime ore del giorno migliaia di allevatori della Coldiretti provenienti da diverse regioni cingeranno d’assedio il centro di distribuzione dei prodotti della multinazionale del latte francese Lactalis, che dopo aver conquistato i grandi marchi nazionali Parmalat, Galbani, Invernizzi e Locatelli è diventata il primo gruppo del settore.  L’appuntamento è in via Guglielmo Marconi 10 a Ospedaletto Lodigiano (Lodi) a meno di un chilometro dall’uscita “Casalpusterlengo” dell’autostrada A1, proseguendo sulla ex strada statale 234 Mantovana. Gli allevatori italiani chiedono il rispetto della legge 91 del luglio 2015 che, in esecuzione dei principi comunitari, impone che il prezzo del latte alla stalla debba commisurarsi ai costi medi di produzione come emerge dal Dossier “L’attacco al latte italiano, fatti e misfatti” che sarà presentato nell’occasione alle ore 9,30.
 

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